venerdì 6 febbraio 2009

Mario Rotella - Intervista su La Città - 13 settembre 1983

Mario Rotella, giudice istruttore che indagò sui delitti del mostro di Firenze. Nel settembre del 1983, rilasciò l'intervista che segue al giornalista Paolo Vagheggi.
Mario Rotella: L'ufficio istruzione non ha mai identificato il cosiddetto mostro con Francesco Vinci.
Le comunicazioni giudiziarie allora?
Per quattro delitti, Vinci è solo indiziato e non è l'unico. Nel mese di Luglio, quando sono state affidate alcune perizie, sono state inviate, oltre al Vinci, comunicazioni giudiziarie ad altre due persone. Sono ipotesi e obblighi di legge da rispettare.
Dottor Rotella, dopo l'assassinio dei due turisti tedeschi che cosa accadrà alla sua inchiesta?
Niente, perchè io non sono investito di questo ultimo duplice omicidio. Ci sono indubbiamente delle analogie. Ma ci vuole tempo per vedere se è la stessa arma. So ancora troppo poco di questo delitto per potermi pronunciare.
Ma se si trattasse della stessa arma cambierebbe qualcosa, almeno per Francesco Vinci?
Forse cambierebbe qualcosa. Vinci è però accusato solo del delitto del 1968.
Un'accusa basata sulle dichiarazioni di Stefano Mele, marito della Locci e che ha scontato per questo delitto 14 anni di reclusione. Non potrebbe trattarsi di una vendetta?
Non a caso il giudice istruttore che mi ha preceduto ha respinto un'istanza di libertà provvisoria. Non ci sono solo le dichiarazioni di Mele, ma anche altri riscontri che non posso rivelare senza violare il segreto istruttorio. Ovviamente risentirò il Mele, anche se non spero in nulla di particolare.
Ma queste perizie non potevano esser fatte prima?
Determinate scoperte e riflessioni sono avvenute con il passare del tempo. L'ipotesi di un mostro è semplice. Il punto è stabilirli, poterlo dimostrare. L'arco di tempo dei delitti è di quindici anni e questo ha nociuto non poco alle indagini. Se fosse lo stesso esecutore e nel 1968 avesse avuto 30 anni oggi ne avrebbe 45. E' sicuramente cambiato fisicamente e psichicamente.
Ma secondo lei che persona è questo assassino?
Non è un esibizionista. E' uno che ammazza e basta. Non è uno che lascia una traccia. Se è una forma di psicopatia è abbastanza rara. L'assassino non vuol dimostrare nulla, non rivendica i delitti con lettere o telefonate. E' un vero criminale, non è un pazzo che fa il criminale. E' una persona estremamente pericolosa. Non è un identikit di facile ricostruzione. La corrispondenza teorica è molto diffusa, molte persone potrebbero avere l'idoneità astratta per ricoprire questo ruolo. E' dalle modalità di esecuzione che bisogna risalire all'esecutore, altrimenti si finirebbe per criminalizzare un'intera città.
Rif.1 -La Nazione - 13 settembre 1983 pag.5

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