lunedì 1 giugno 2009

Udienza del 17 maggio 1999 - 06

Quella che segue è la trascrizione integrale dell'udienza del 17 maggio 1999 relativa al Processo d'appello per i delitti del "mostro di Firenze" davanti alla prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Firenze.

Segue dalla parte 05.
Avv. Filastò: Il Faggi assolveva.
Relatore: Faggi. Che ho detto?
Avv. Filastò: Ha detto il Vanni.
Relatore: No, no il Vanni.
Avv. Filastò: Magari!
Relatore: Il Vanni, l'ho già detto, ho sbagliato nome, scusate. Assolveva il Faggi per non aver commesso il fatto e poi un avvocato che rimase implicato in questo processo.
Avv. Filastò: Avvocato Corsi.
Relatore: Questa volta non l'ho nominato volutamente io, perchè il fatto non sussiste.
Avv. Filastò: Ha ragione.
Relatore: E di costui non se ne parla perchè è inutile parlarne, perchè non ci sono lamentele in questo processo.
Avv. Filastò: Ho fatto una gaffe.
Relatore: Io ho cercato di... ...l'avevo fatto apposta. La Corte di Assise di Firenze, dopo aver premesso che questo processo che stiamo iniziando in sede di appello si differenziava da quello Pacciani, che era un processo indiziario, perchè questo processo invece vede l'esistenza di un ventaglio di prove, ivi compresa la confessione piena e totale di un imputato e cioè di Lotti. Aggiungeva, che spiegava, che cosa succede qua, questo lo dico per i giudici popolari in particolare che un processo si basa sulla chiamata in correità effettuata da un'altra persona, cioè vien fuori un certo signor Lotti il quale dice: "queste persone le ho uccise io ma non ero solo, ero con Pacciani e Vanni", per cui, dirà la Corte di Assise di Firenze, bisognerà dare applicazione alla normativa esistente e cioè l'articolo 192, terzo comma di procedura penale per il quale è necessario che le dichiarazioni accusatorie di un coinputato siano riscontrate. Intendendosi per riscontro l'accertamento di fatti, circostanze o anche ragionamenti logici che siano tali da dimostrare l'attendibilità di colui che ha reso le dichiarazioni; non che dimostrino che è stato davvero commesso l'omicidio da Pacciani, quello è un altro discorso, che è attendibile quello che ne ha parlato. Non dice per la verità, la Corte di Assise, ne parlerà en passant in fondo, che implicitamente e comunque per giurisprudenza consolidata, l'art 192 terzo comma vuole anche che prima ancora della ricerca di riscontro il giudice deve accertare l'intrinseca credibilità del dichiarante, cosa fondamentale che viene infatti trattata da uno dei difensori. Cosa che è fondamentale. Nella parte iniziale sempre della motivazione, la Corte di Assise scrive un capitolo che si chiama premessa. In questa premessa, che viene vivacemente contestata da taluni difensori, nel far presente che finalmente il Lotti aveva chiarito la sua posizione dichiarando che lui aveva fatto da palo in questi omicidi, si poteva stare abbastanza tranquilli, perchè il Lotti aveva chiarito che precedentemente le sue dichiarazioni erano state determinate dalla necessità di salvarsi o di salvare gli altri dalle conseguenze di questi omicidi, ma resosi conto che doveva finalmente parlare per liberarsi da questo peso, aveva deciso di raccontare il vero, la verità e pertanto egli aveva svolto la funzione di palo. Inizialmente aveva detto di essere stato un semplice, un occasionale spettatore, per gli Scopeti inizierà dicendo che si era fermato con un suo amico per fare un bisognino nella zona e che per caso aveva visto questi due, che forse conosceva e forse no, con la pistola e con il coltello, successivamente aveva detto che aveva partecipato agli assassini perchè costrettovi dalle minacce del Pacciani, ora invece in dibattimento, vi è un'udienza specifica in cui queste cose avvengono nella realtà. In dibattimento aveva detto, finalmente: "io sono andato a fare il palo". Con ciò, rinunziando secondo la Corte di Assise, ad una difesa che non avrebbe potuto stare nè in cielo nè in terra. Pertanto la Corte di Assise riassume le dichiarazioni, quelle generiche, per intanto, rese dal nostro coimputato chiamato in correità, per poi richiamare pian pianino, duplice omicidio per duplice omicidio, le cose dette dal Lotti, con riferimento ai duplici omicidi. In linea generale, siccome sono riportati abbastanza bene e non sono contestate le dichiarazioni, tra virgolette le richiamo anch'io che comunque le ho controllate. Racconta il signor Lotti che aveva partecipato personalmente, direttamente, facendo il palo agli omicidi di Baccaiano, Giogoli, Vicchio e Scopeti, che le decisioni sugli omicidi venivano sempre prese dai suoi complici, dal Pacciani e dal Vanni, che non gli anticipavano mai nulla, solo alla fine gli dicevano: "domani si va a fare questo lavoretto", salvo poi specificare tra poco cosa intendo dire. Che lui sapeva benissimo che scopo di ogni omicidio era non solo quello di uccidere ma anche e forse soprattutto, quello di tagliare e portar via parti anatomiche delle ragazze che venivano assassinate. Che il Pacciani e il Vanni erano soliti fare dei sopralluoghi, per accertarsi bene che si potessero commettere questi omicidi senza troppi pericoli. Che il suo compito era quello di fare il palo, cioè di porsi in posizione tale da dissuadere chiunque volesse recarsi in quel posto, con la sola sua presenza dal recarcisi appunto. Le persone che normalmente potevano recarsi in quei posti erano altre coppie di giovani che nel vedere una persona che non ha nulla a che fare con quelle cose, se ne sarebbe andato via. Così aveva fatto, dice lui, ogni volta, ponendosi in prossimità dei posti dove i suoi complici nel frattempo iniziavano ad uccidere o uccidevano. Raccontava che le parti anatomiche tagliate alle ragazze, lui sapeva che il Pacciani le vendeva. Le vendeva ad un dottore. Tra virgolette "dottore", spero intenda, dice medico, perchè l'altro giorno uno al bar mi ha chiesto se ero dottore, a me, gli ho detto di no, mi ha detto: "ma se l'ho conosciuta in tribunale ?!" Ecco, dottore, medico in quel senso; ieri è successo avvocato! A un dottore. Lui non ci aveva guadagnato una lira e probabilmente i soldi li guadagnava solo il Pacciani, chissà, forse dava qualcosa al Vanni. Il Vanni lo aveva invitato, prima che lui partecipasse a questi omicidi, a indicargli macchine e coppiette in posti adatti che lui avesse visto. Questo perchè lui, ma non solo lui, ma anche il suo amico Pucci, erano dei guardoni, avevano l'abitudine di andare a vedere le coppiette quando facevano l'amore. E lui infatti seguendo le istruzioni del Vanni gli aveva segnalato la coppietta di Vicchio: la Rontini e lo Stefanacci, che lui aveva già visto far l'amore o in atteggiamenti amorosi, quando ivi era andato col Pucci, ma che poi andrà a vedere assieme al Vanni, addirittura, questo lo aggiunge perchè me lo sto ricordando ora, la volta che ci va col Vanni accade che la Rontini e lo Stefanacci che stanno in macchina si accorgano di questi uomini che stanno a guardare e allora se ne vanno via e sembra che a sentire il Lotti, loro gli vanno dietro con la loro macchina e i due ragazzi si fermano all'altezza di un bar, non so se sia quello di Vicchio o un altro, un bar, la ragazza esce, entra nel bar e lui, il giovanotto se ne va via. Sembra, a sentire sempre il Lotti, che il Vanni, allora, esce dalla macchina e va dietro la ragazza in questo bar, ma ne esce arrabbiatissimo, dal che, deduce il Lotti, che evidentemente il Vanni aveva fatto delle profferte alla ragazza, alla Rontini e la Rontini lo aveva mandato a quel paese e lui, arrabbiatissimo, urlava in macchina chiamandola ninfomane. Questa cosa l'aveva raccontata in udienza tanto che il padre della Rontini, che credo sia morto, andrà in escandescenze in aula. Racconta ancora il Lotti che il Pacciani, questa è una domanda che gli vien fatta, si riforniva di proiettili da un carabiniere, da un carabiniere di nome Toscano, non toscano di origini, di nome! Che era addirittura in organico alla stazione di San Casciano Val di Pesa. Notate che su questa cosa se non ci si muoveva la Corte di Assise per fare indagini, non s'era mosso nessuno, o sbaglio? No, non sbaglio. Nessuno.
Avv. Filastò: Noi abbiamo chiesto di sentirlo ma...
Relatore:  ...su questo carabiniere che si chiama Toscano Filippo Neri. E' stata la Corte di Assise di Firenze che a un certo punto ha detto: " ma sarà mica vero che a San Casciano c'è un carabiniere che fornisce..." e ha fatto le indagini i cui risultati vi dirò tra poco. Che lui, non solo, raccontava il Lotti, aveva segnalato la coppietta di Vicchio al Vanni e quindi a Pacciani, ma anche quelli degli Scopeti, perchè aveva visto la tenda che i giovani francesi avevano messo e glielo aveva fatto sapere.
Segue...

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