lunedì 28 settembre 2009

Mascia Rossana

Originaria di Napoli, nei primi anni ‘90 aveva avuto una relazione con Francesco Calamandrei che si era protratta per un paio di anni. Il 19 agosto 2003 fu sentita dalla Polizia Giudiziaria. Riferì che “all’inizio della frequentazione con il Calamandrei, la mia amica, Tamara Martellini di S. Casciano, che conosceva bene la famiglia Calamandrei, mi mise in guardia sul soggetto dicendomi che era una persona pericolosa anche perché c’erano stati dei sospetti su di lui relativi alla vicenda del “mostro di Firenze”, che faceva parte della Massoneria, che maltrattava la moglie e i figli, usava psicofarmaci e aveva dei comportamenti violenti, io non diedi credito a queste che mi sembravano dicerie. Nel novembre del 1991 fu ricoverato alla clinica di Fiesole per depressione. Nel febbraio del 1992 il Calamandrei si trasferì presso la mia abitazione di via Pisignano n.XX. Sempre nello stesso mese mi aprì un conto corrente presso il Monte dei Paschi di Siena a San Casciano depositando circa 200.000.000 di lire, dicendomi che servivano per la mia sicurezza, nel senso che con quei soldi avrei potuto far fronte ai miei impegni di lavoro senza affrettarmi a vendere casa. (…)Voglio raccontare un episodio successo dopo la Pasqua del 1992. Ricordo che Francesco ricevette una telefonata in farmacia dal sig. Rontini che lui conosceva come il padre di una delle vittime del “mostro di Firenze”. Lo stesso chiedeva di incontrarlo per un colloquio. Francesco chiamò l’avvocato Corsi, suo cugino, al quale chiese consiglio se presentarsi o meno al colloquio. L’avv. Corsi gli consigliò di non presentarsi al colloquio con Rontini ma Francesco disattendendo il consiglio dell’avvocato, decise di andarci. Nell’occasione mi chiese di accompagnarlo al colloquio per apparire il più normale possibile, cosa che io facei. Ci recammo quindi a Vicchio, a casa del Rontini… Durante il colloquio ho avuto l’impressione che il Rontini lo avesse convocato per avere un confronto e una verifica sulla reazione di Francesco. Francesco rimase indifferente non affrontando più il discorso con me. Dava la colpa a sua moglie. Devo precisare che non ho assistito a tutto il colloquio. I due vollero rimanere da soli. Ebbi l’impressione che la mia presenza frenasse il Rontini nel dire tutto quello che voleva dire.(…) Francesco si mostrò alla fine quasi sollevato dagli esiti del colloquio, come se in pratica avesse scansato un pericolo. Ne trassi proprio questa netta impressione. Devo precisare che in quell’occasione Francesco mi portò con se al solo scopo di dare a Rontini l’immagine di una vita del tutto regolare che conduceva. (…) Ricordo un’altra circostanza che voglio raccontare. Francesco mi raccontò che verso la metà degli anni ’80, prese la pistola di suo padre (Gioacchino Calamandrei n.d.r.) che custodiva nella casa di San Casciano sita sopra la farmacia e si portò a Punta Ala dove prese la sua barca e in compagnia dell’Architetto Gianni Ceccatelli, marito della mia amica, Tamara Martellini, si recò al largo e buttò detta pistola in mare. Non mi ricordo l’occasione in cui Francesco mi raccontò questo episodio. Lui mi disse che buttò la pistola per non avere noie burocratiche.(…) Francesco dipingeva dei quadri che rappresentavano scene di sangue, siringhe infilate in masse di sangue; per me erano quadri ossessivi e violenti. Nei momenti di sincerità, Francesco diceva di avere il diavolo addosso di essere dominato e di aver bisogno di assumere farmaci e cocaina per combattere la sua depressione. Francesco aveva delle manifestazioni schizofreniche, sembrava dominato da qualcosa più forte di lui: in questi frangenti diventava violento tanto da spaventarmi.(…) Ricordo che circa nel 1993-1994, Francesco frequentava un mago, di cui non so il nome, ma che dall’accento mi sembrava pugliese. La loro frequentazione, in quel periodo, era continua, addirittura Francesco lo ospitava a casa; questo mago sembrava alle dipendenze di Francesco. Non credo che questo mago fosse conosciuto a San Casciano, bensì credo che fosse un’esclusiva frequentazione di Francesco. Posso descriverlo come una persona che all’epoca aveva circa 40 anni, magro, alto circa m. 1,70, capelli scuri, vestito in maniera modesta. Non posso essere più precisa su questo mago perché all’epoca non frequentavo più Francesco avendo in corso con lui una vertenza legale… Francesco era comunque molto interessato alla magia e devo dire che anche Gianni Ceccatelli era un’altra persona frequentata da Francesco che era interessato alla magia.(…) Ricordo che Francesco prestava dei soldi alla gente che si trovava in difficoltà finanziarie speculando sui loro bisogni economici; aveva un particolare atteggiamento di piacere nel rovinare la gente. Ebbi l’impressione vivendo con lui che in paese fosse noto che Francesco era disponibile a dare soldi in prestito. Anzi più che un’impressione di questo ne sono convinta per avere assistito ad alcune telefonate giunte a casa mia durante il periodo di convivenza con le quali gli interlocutori, per me rimasti sconosciuti, gli chiedevano soldi in prestito. E da quello che potevo capire Francesco glieli dava. Da qui intuii che Francesco era in grado di esercitare un certo potere dal momento che a lui si rivolgevano persone che si trovavano in stato di bisogno. Circa il potere di Francesco, mi risulta che lo stesso fosse legato alla Massoneria Fiorentina, anche se non sono in grado di essere più precisa sul punto. Di questo però ne sono sicura per avermelo confidato lo stesso Francesco durante la nostra convivenza, oltre che, come accennato, per averlo appreso dalla mia amica Tamara… nel breve periodo in cui siamo stati insieme, lui cercò di apparire normale ma non ci riuscì e si ricalò nella sua dimensione di assuntore di alcool e psicofarmaci.”
Rif.1 - Assolto perchè il fatto non sussiste pag.

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