lunedì 14 dicembre 2009

Alessandro Traversi e Eraldo Stefani - Intervista su La Città - 27 gennaio 1984

Il 26 gennaio 1984 il giudice Mario Rotella, dispose la scarcerazione di Francesco Vinci ed emise due mandati di cattura per concorso in omicidio volontario nei confronti di Giovanni Mele e Piero Mucciarini. I due avvocati di Francesco Vinci, Alessandro Traversi e Eraldo Stefani, rilasciarono l'intervista che segue alla giornalista Franca Selvatici del quotidiano La Città.
E’ proprio vero che non ci avete creduto fin dall'inizio che Vinci fosse il "mostro"?
Beh, all’inizio i magistrati sembravano molto sicuri, dicevano che c’erano precisi riscontri alle accuse di Mele (Stefano n.d.r.), poi, via via che le carte venivano scoperte, via via che saltavano fuori questi riscontri, ci parevano veramente inconsistenti. Fino ad arrivare al famoso confronto di martedì 17, che ha fatto crollare tutto.
Già, ma questo confronto voi lo avevate chiesto molto tempo fa.
Si, ci siamo arrivati dopo moltissime insistenze. Noi a metà ottobre presentammo istanza di scarcerazione e nella memoria difensiva chiedemmo il confronto ed altri accertamenti.
Ma siete stati voi a indicare agli inquirenti la nuova pista?

Per primo fu il Vinci, in un interrogatorio. Il giudice gli diceva che un movente per l’omicidio di Lastra a Signa lui ce l'aveva. A quel punto Vinci disse chiaro e tondo: "Perchè non andate a cercare anche altre persone vicine al Mele, che lui potrebbe coprire?" Non fece nomi, chiese
solo che indagassero anche in altre direzioni. In seguito noi abbianto insistito su questo
punto col giudice, e dobbiamo dargli atto di aver fatto le indagini che gli chiedevamo.
Nel vecchio processo queste piste diverse non erano mai state prese in considerarione, vero?
No, non erano mai venute fuori. Però noi abbiamo cominciato a lavorare su certe contraddizioni del Mele. C’erano riscontri precisi sul fatto che Mele era stato sicuramente fra gli autori del delitto Ma era anche certo che su alcuni particolari mentiva. Mentiva sulla pistola: diceva di averla gettata in un canale, ma non fu mai ritrovata. Mentive sul mezzo con cui era giunto sul luogo del delitto: la lambretta del Vinci, che invece era smontata. Perchè non era veritiero su questi punti? Le spiegazioni possibili erano solo due: o era pazzo o voleva depistare le indagini. Poi al confronto c’è stato il colpo di scena.
E cioè?
E cioè Mele ha ritrattato. Ha ritrattato le accuse contro il Vinci e ha risfoderato una vecchia accusa, certamente non veritiera Ha accusato di nuovo Carmelo Cutrona, uno degli amanti della moglie, di cui era già stata dimostrata pienamente l’estraneità nel primo processo.
Il confronto è stato drammatico?
E' stato breve. Il Mele ha esitato un attimo, ma poi ha ritrattato subito. Gli è bastata un’occhiata del Vinci. Il giorno dopo, il 18 lo abbiamo denunciato per calunnia.
Ma a voi che impressione ha fatto il Mele?
Noi non lo conoscevamo. Ci avevano detto che era un alienato, un labile di mente. A noi ha fatto un impressione diversa. Gli abbiamo posto alcune domande e lui ci ha risposto con esattezza,
dimostrando di avere ricordi precisi. Questo ci ha rafforzato nel covincimento che stava coprendo qualcuno.
Le indagini sull'altra pista sono cominciate dopo il confronto?
No, un pochino prima. Dopo un interrogatorio del Vinci. In quell’interrogatorio Vinci sostenne che Mele era stato convinto, suggestionato da qualcuno perchè nascondesse qualcosa. Usò questa
espressione: "Mele è stato riempito come un sacco".
E ora che è stato scagionato che ne sarà del Vinci?
Beh ,per ora deve restare in carcere. E’ colpito da mandato di cattura per ricettazione e concorso (col nipote Antonio) in porto e detenzione di armi. Il processo è fissato per il 13 febbraio a Prato. Ed è stato condannato a 3 anni e 3 mesi per furto dal tribunale di Pisa. Per questo processo è
pendente appello. Ha avuto anche una condanna per abigeato (pendente in cassazione), ma per questo non è detenuto. Tra poco noi chiederemo la libertà provvisoria: anche perchè Vinci è in
credito con la giustizia di un anno e mezzo.
Che cosa vi ha detto durante il colloquio?
Ha detto: "Mele non lo odio ma non mi fa nemmeno compassione".
E degli uomini che sono stati arrestati?
Non vuol dire neppure una parola. Non vuol fare nessun commento. Ha detto solo: "Deciderà la giustizia".
Ma come si sente lui?
Beh. ovviamente è soddisfatto. Ma c'è anche l’amarezza che per arrivare a questo ci sia voluto un anno e mezzo. Però ha dato atto al giudice Rotella, e anche al giudice istruttore che l’aveva
preceduto. Tricomi, di essere stati molto leali, con lui, di averlo trattato da uomo a uomo.
Rif.1 - La Città 27 gennaio 1985 pag.5

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