lunedì 28 dicembre 2009

Sergio Schoepflin - Intervista su La Città - 28 gennaio 1984

A seguito del mandato di cattura per concorso in omicidio volontario nei confronti di Giovanni Mele e Piero Mucciarini, emesso dal giudice istruttore Mario Rotella, il 26 gennaio 1984, il legale di Giovanni Mele, Sergio Schoepflin, rilasciò l'intervista che segue al quotidiano La Città.

Avv. Sergio Schoepflin: È una brutta faccenda, ancora tutta da vedere. Siamo solo agli inizi e agli indizi. Il giudice Rotella è un magistrato di grande equilibrio, non prenderebbe mai dei provvedimenti in maniera avventata. Tuttavia, a mio parere, ci sono diversi indizi ma nessuna prova. Ci sono ancora tante verifiche da fare. Bisogna andare con i piedi di piombo.
Ma si parla di un biglietto compromettente.
Ah, io non riesco a capire come siano trapelate certe notizie. Insisto: ci sono molte verifiche da fare. Questo processo è solo agli inizi.
Avvocato, lei parla di indizi. Questi indizi riguardano solo il primo delitto, quello del ‘68 o anche gli altri?
Ci sono delle comunicazioni giudiziarie per gli altri delitti, e questo significa che il magistrato ritiene di avere degli indizi.
La correlazione fra il primo delitto e gli altri è sempre stata la pistola, la calibro 22. E’ di questo che si tratta o c’è dellaltro?
No, della pistola non si parla affatto.
Allora si tratta di altri indizi.
Nelle contestazioni contenute nella comunicazione giudiziaria vi sono delle correlazioni. Naturalmente non posso dire quali.
È stato scritto che è Stefano Mele ad accusare il fratello Giovanni e il cognato Piero Mucciarini.
Su questo non posso rispondere. Violerei il segreto istruttorio.
Quante volte è stato interrogato Giovanni Mele?
Finora una sola volta, la notte fra martedì e mercoledì.
Com'era?
Ha mostrato una grande tranquillità. Si è dichiarato completamente estraneo.
Che tipo è?
È il ritratto dell'uomo tranquillo. È flemmatico. Un cercatore di funghi. Il tipico pensionato con i suoi hobbies.
Rif.1 - La Città 28 gennaio 1984 pag.5

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