mercoledì 9 giugno 2010

Dichiarazioni di Francesca Spagnoli - Seconda parte

"Le battute fra virgolette sono autentiche, si riferiscono a episodi privati realmente accaduti, così come mi sono stati raccontati da Francesca Spagnoli (vedova Narducci n.d.r.)." Diego Cugia nella postfazione a Un amore all'inferno.

Segue dalla prima parte.
"Ci rifacevamo a un modello di coppia ideale sedimentato nel tempo, a partire dai nostri genitori e ancora più indietro, ai padri dei padri, e lo riproducevamo all'infinito. Celebravamo un rito a un altarino interiore. Era come se, dietro le nostre palpebre, avessero risposto "Sì'' sull'altare decine di coppie d'antenati dell'uno e dell'altro, complementari nei
modi, nell'educazione ricevuta, in tutti quei comportamenti pubblici e privati che parenti e amici si attendevano da noi: Francesco e io da noi stessi. Era un amore e un rito collettivo. Vivevamo costellati da limiti e speranze altrui - del nostro stesso sangue, certo - ma fino a che punto coincidenti con le nostre reali personalità? Eravamo una coppia copiata, non saprei come meglio definirci, sì, una coppia copiata. Avrei potuto paragonarmi a una bambolina russa, una matrioska. Le grandi erano la bisnonna, la nonna, mia madre, da loro mi sentivo contenuta, infatti vestivo in modo inadeguato alla mia età, da signora cinquantenne con figli già grandi, ero costruita da capo a piedi, senza un colpo d'ala colorato, un segno. I pomeriggi giocavo a canasta, sfornavo una torta o lavoravo a maglia, e prima che mio marito tornasse dall'ospedale, replicando l'insegnamento materno, mi chiudevo in bagno a rifarmi il trucco."

"Lo raggiunsi a Filadelfia per concludere quel soggiorno con una settimana di vacanza. Non vedevo l'ora di fare l'amore e non avrei mai sospettato che le mestruazioni lo avrebbero disgustato. Quando se ne accorse, infatti raggiunse immediatamente l'orgasmo e si ritrasse, nonostante gli avessi chiesto di rimanere ancora un poco dentro di me."

"Andava spesso negli Stati Uniti. Prima di morire, trascorse altri dieci giorni in America per un congresso di gastroenterologia. Gli inquirenti hanno indagato anche su questo viaggio. Il collega che divideva la stanza con lui ricorda che Francesco era molto agitato e non riusciva ad addormentarsi."

"Era mio marito non un omosessuale. Abbiamo dormito nello stesso letto per cinque anni. Almeno questo lo saprò si o no? Cristo santo!"

"Non erano sfuriate spontanee, Francesco cercava un pretesto per uscire senza fornire spiegazioni, ma questo l'ho ricostruito nel tempo. Il motivo scatenante era sempre il solito: gli obblighi familiari. Andare a pranzo a casa dei miei, comleanni, anniversari, visite dai parenti. All'ultimo minuto mi proponeva un'alternativa inaccettabile: "Andiamo al lago?''. Sapeva che avrei immancabilmente protestato: "Non puoi fare il musone''. Gli rinfacciavo il suo atteggiamento da superuomo, proseguire a sfogliare il giornale senza rispondere a mio padre, per esempio, perché Francesco non partecipava mai alle conversazioni, il suo sguardo ci filmava come una telecamera, ma la regia era lontano, daun'altra parte."

"Apriva la porta e usciva senza un commento, una minaccia 0 una bugia. Uno psicodramma clonato cento volte. Io ci cascavo puntualmente. Ritornava parecchie ore dopo, una volta, te l'ho detto, non si fece sentire per due giorni, e mi veniva sempre incontro con quel sorriso aperto, irresistibile, che gli nongli spaccava la faccia come quello del sole negli scarabocchi dei bambini. Mi coccolava, magari si presentava con un regalo o mi raccontava un episodio buffo per farmi smettere il broncio, in tutti i casi sapeva come farsi perdonare."
Segue...
Rif.1 - Un amore all'inferno

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