venerdì 14 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Quinta parte

Segue dalla quarta parte.

R.P.: Allora sarò più preciso, il Pacciani era detenuto per la violenza sulle figlie, era stato arrestato due anni e mezzo prima del momento in cui noi accertiamo, accertiamo, a noi viene detto che lui ha un fucile non ad avancarica ma a retrocarica con il quale andava a caccia; sappiamo già che lui aveva una pistola perché aveva?
P.M.: Aveva avuto.
R.P.: Aveva avuto una pistola, non essendo stata ritrovata nessuno ci vieta di pensare che lui quella pistola ce l’abbia ancora nella sua disponibilità, abbiamo un dato di una possibile imminente scarcerazione di una persona che sta in carcere perché accusato dalle figlie e da altre persone di aver usato loro violenza carnale continuata, è un personaggio che dalle testimonianze emerge come un uomo impulsivo…
P.M.: Mi scusi uno dei testimoni, che poi sentiremo, vi parla anche di pistole?
R.P.: Non in quella fase.
P.M.: Benissimo.
R.P.: Non in quella fase, successivamente.
P.M.: Bene, bene era per chiarire.
R.P.: Emerge che questo uomo impulsivo e nulla ci vieta di pensare che possa commettere uno sproposito, una volta che sia scarcerato per la cosa delle figlie…
P.M.: Prudenza di Polizia.
R.P.: Esatto.
P.M.: Successivamente per questo fucile per queste armi ci fu un processo? Ci fu un rapporto? Lo ricorda? Tanto per togliere questo dubbio.
R.P.: Ah beh si. Successivamente quindi…
P.M.: Per chiarire il dato fucile.
R.P.: Beh ma allora molto sinteticamente dirò che nel ’90 e per l’esattezza giugno, l’11 giungo del 1990, noi abbiamo acquisito dati tali da ritenere che lui abbia detenuto e detenga un fucile e abbiamo chiesto la perquisizione, gli forniamo il giorno stesso l’informazione di garanzia, perquisiamo, lo perquisiamo, perquisiamo le sue tre case, pertinenze
P.M.: Alla ricerca di…
R.P.: Alla ricerca di armi e troviamo in effetti elementi che ci fanno capire che queste armi effettivamente potrebbero esserci state, ci danno la conferma. Tant’è vero che lui poi successivamente sarà condannato, non per il fucile che noi non troveremo, anche se troveremo strozzini da cacciatore, borse da cartucce, cartucciere, ecco…
P.M.: Va be’…
R.P.: Però indubbiamente in quella circostanza noi rileviamo un dato di fatto, lui sarà successivamente condannato nel corso di un processo che si terrà nel ’92.
P.M.: Per quell’arma lì.
R.P.: Per quell’arma.
P.M.: Quindi voi in questo momento storico dell’indagine…
R.P.: No mi scusi, scusi, scusi non per quell’arma perché il fucile non l’avevamo trovato, lui fu condannato per la detenzione di un proiettile da guerra, uno dei tanti oggetti collegati allo sparo.
P.M.: Perfetto. Senta una cosa dottor Perugini, in questa fase dell’indagine che poi porterà a fatti più specifici e che magari per praticità dico subito che analizzeremo in un secondo momento col dottor Perugini, cioè l’indagine vera e propria, le perquisizioni, i sequestri, avrei intenzione di sentire come teste il dottor Perugini dopo aver escusso tutti i testi proprio perché cronologicamente è andata così, sono stati, da questo momento in poi, sono stati sentiti numerosi testi e poi fatti ulteriori atti di polizia giudiziaria, quindi io vorrei che oggi, almeno l’impostazione del P.M. è questa, dal momento che il dottor Perugini ci ha detto che la ricostruzione della vita di questa persona, che oggi è sotto processo, è stata fondata su atti verbali e su testimonianze vorrei proprio distinguere i due momenti così che nei dettagli su quella che è poi l’attività successiva della Polizia e della Questura di Firenze e dei Carabinieri ci torniamo dopo che abbiamo sentito i testi anche noi.
Presidente: Forse anche questo è più opportuno.
P.M.: Ecco, mi sembra… Dividere proprio in due, per correttezza, per linearità, perché siamo andati in senso cronologico…
Presidente: Anche per non ripetere…
P.M.: Benissimo, per dividere in due questa testimonianza del dottor Perugini. Volevo solo che il dottor Perugini precisasse ancora un attimo, sempre nella ricostruzione che voi fate in quel momento, lei ci ha parlato di ambiente familiare di questo signore e ci ha detto che c’erano le due figlie che… Ce l’ha già detto, ecco, cosa faceva, che lavoro faceva? Come lavorava? Come viveva? Questo in quel momento lo avete appurato? Che lavoro faceva? Si muoveva? Territorialmente da dove si era spostato? Se si era spostato, questi elementi qua.
R.P.: Beh da tutti gli accertamenti che abbiamo svolto, dati anche oggettivi che…
P.M.:  Si, Si, quelli intendo.
R.P.: Ma non soltanto oltretutto, voglio dire, dalle testimonianze di altre persone ma anche dalle sue stesse emergeva che lui si spostava nella provincia di Firenze, si spostava andava in giro
P.M.: Ecco prima…
R.P.: Faceva merende con gli amici, si spostava con le figlie, poi non doveva mica spiegare niente a nessuno di dove andasse…
P.M.: Ci mancherebbe. No, prima di questo era necessario vedere un attimo gli spostamenti per motivi di lavoro; noi abbiamo, in una precedente udienza, fatto vedere alla Corte come si era spostato dal Mugello a Scandicci a San Casciano e Mercatale. Ecco, volevo vedere se lei aveva fatto accertamenti sul tipo di lavoro e su come… Che attività svolgeva, come viveva, come si manteneva, come manteneva la famiglia e se questo ha in qualche modo stimolato o meno l’approfondimento dell’indagine.
R.P.: Si, beh, certamente…
P.M.: Le condizioni di vita.
R.P.: Certamente per noi i suoi spostamenti, possibilità che lui si spostasse in certe zone piuttosto che in altre per noi era un dato di grande importanza
P.M.: La domanda in senso molto pratico è che non è che aveva vissuto a Milano e a Reggio Calabria, si era spostato…
R.P.: No si era spostato sempre in quell’ambito, ecco e questo… Si ho capito la domanda del P.M., un dato importante di questa inchiesta è che uno degli elementi oggettivi nella serie omicidiaria è la territorialità e la territorialità dell’autore significa che lui in quelle zone, in quel territorio, ci si sente a suo agio, non solo ci si sente a suo agio…
P.M.: Lo conosce!
R.P.: Lo conosce ma aldilà di questo fatto, lo conosce perché ci ha vissuto, ci ha lavorato, ha amici, ha conoscenze, ha comunque, e questo è un dato di Polizia, un valido pretesto da esibire in caso venga intercettato da Carabinieri o Polizia e allora lui dice: “Sono andato…” oppure: “Vengo da…”. Questo è un dato importante per noi: la territorialità; certamente l’imputato questo tipo di territorialità di conoscenza di un certo territorio che era il territorio in cui poi saranno commessi i duplici omicidi, ce l’ha, quello è un dato oggettivo.
P.M.: Quindi il primo dato è di anagrafe.
R.P.: Ovvio. Il primo dato è di anagrafe con una bellissima ricostruzione fatta dai Carabinieri…
P.M.: Lo vuole sintetizzare se lo ricorda?
R.P.: Sssi…
P.M.: Aldilà delle date.
R.P.: Beh si, lui aveva vissuto in un certo periodo, anche dopo la scarcerazione, aveva vissuto in Mugello, sempre concentrato in una determinata area del Mugello, quella zona, poi alcune zone per noi apparivano molto interessanti perché era stato a Particchi, aveva avuto una casa a Particchi, dove…
Presidente: Ma su questo Pubblico Ministero…
P.M.: Per quanto…
R.P.: Tutti dati
Presidente: Su questo diciamo ci sono i documenti.
P.M.: Era… la domanda era sul lavoro Presidente. Che lavoro faceva in queste occasioni.
R.P.: Mah lui faceva, faceva l’agricoltore, si occupava del bestiame, tutti dati che ci provengono dalle sue dichiarazioni, ma in realtà l’imputato è un uomo che è in grado di fare molti mestieri, che ha fatto molti mestieri perché se non vado errato, anche lo racconta lui ma poi lo abbiamo accertato, che immediatamente dopo la scarcerazione nel ’64 si mise a lavorare come calzolaio presso una ditta, in carcere aveva fatto il fornaio, si intendeva di meccanica, faceva molte, molte cose, aveva molte capacità professionali, aveva fatto anche il macellaio, insomma…
P.M.: Quando era a Mercatale che lavoro faceva?
R.P.: L’agricoltore. L’agricoltore e si occupava… Perché lavorava all’epoca presso la fattoria dei fratelli Rosselli, là ci lavorerà per molti anni e sostanzialmente faceva l’agricoltore.
P.M.: La sua attività principale era quella.
R.P.: Si. Diciamo la sua attività principale.
P.M.: Presidente io riservandomi di risentire il dottor Perugini nella fase successiva all’escussione testi oggi non ho altre domande.
Presidente: Benissimo. 

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