lunedì 14 marzo 2011

Giovanni Faggi - Deposizione del 26 maggio 1994 - Prima parte

 
Giovanni Faggi fu ascoltato il 26 maggio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.

Presidente: Ci siamo tutti? L’avvocato Bevacqua? Benissimo. Bene signor Pubblico Ministero
P.M.: Grazie sentirei…
Presidente: Possiamo continuare?
P.M.: Si, si, si senz’altro, qualche difficoltà perché un teste partito non è arrivato, uno ha mandato un certificato però c’è il teste Faggi Giovanni.
Presidente: Faggi Giovanni. Signor Faggi si accomodi prego, stia attento, prego ai accomodi, si sieda pure lì
G.F.: Grazie
Presidente: Parli nel microfono per cortesia, vuole darci le sue generalità? Dov’è nato, quando…
G.F.: Dunque Faggi Giovanni nato a Calenzano il xx.xx.19xx.
Presidente: Dove risiede?
G.F.: A Calenzano.
Presidente: Vuole leggere quella formula
G.F.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e non a nascondere nulla in quanto a mia conoscenza.
Presidente: Benissimo, vuole rispondere per cortesia alle domande del signor Pubblico Ministero?
G.F.: Si è, diamine!
Presidente: Prego.
P.M.: Signor Faggi che lavoro fa lei?
G.F.: Rappresentante di commercio.
P.M.: In che settore?
G.F.: Pavimenti e rivestimenti.
P.M.: E dove ha questa sua attività?
G.F.: L’attività la svolgo in tutta la Toscana, le fabbriche sono su, nel modenese, Sassuolo, Modena.
P.M.: Di cui lei è rappresentante e lei dove ha la sede della sua attività?
G.F.: A Calenzano, la stessa sede, in casa mia.
P.M.: In casa sua. Quindi a Calenzano in via, ci ha detto?
G.F.: In Via xxx xxxx 11.
P.M.: Senta signor Faggi, lei conosce il signor Pacciani?
G.F.: Dunque io ho conosciuto, per caso in un ristorante a Scarperia, Pacciani in quanto eravamo a pescare nella Sieve, si va a pranzo e per caso mi trovo nel tavolino a fianco a lui e poi c’era altre persone, non so chi siano.
P.M.: Lei era solo?
G.F.: Io ero con un amico mio con i suoi bambini che eravamo a pescare.
P.M.: E il signor Pacciani mi ha detto era con qualche altra persona?
G.F.: Mah era insieme ad altri però non mi è dato saperlo.
P.M.: “Altri” nel senso, uno, due, dieci, cento persone?
G.F.: Dieci, non so se erano due o tre, a un tavolino non si può capire.
P.M.: Erano persone grosso modo della sua età o erano familiari, uomini, donne…
G.F.: Mah
P.M.: Erano uomini o donne?
G.F.: Erano uomini. Era uno, due o… Non me lo ricordo.
P.M.: Uno o due uomini. Era un ristorante a Scarperia?
G.F.: A Scarperia.
P.M.: Ricorda che ristorante era?
G.F.: Ohoo
P.M.: No, no, per carità! Ricorda o può ricostruire la data?
G.F.: Mah, senta a me mi sembra verso il 1980.
P.M.: Quindi 1980, Scarperia…
G.F.: Esattamente…
P.M.: …Pacciani con uno o due persone… Bene? La data…
G.F.: Si.
P.M.: Ecco, come mai faceste conoscenza? Non sempre ai ristoranti si fa conoscenza, ci fu un motivo?
G.F.: Spiego subito.
P.M.: Grazie.
G.F.: Lei capisce bene che essendo a un tavolino a ristorante capita dopo un periodo di una mezz’oretta o così di scambiare alcune parole..
P.M.: Certo.
P.M.: No?
G.F.: E Pacciani mi chiese che mestiere facevo…
P.M.: Quindi fu Pacciani che la… attaccò il discorso?
G.F.: Ora non mi ricordo se fu Pacciani, con esattezza…
P.M.: Benissimo. Le chiese che mestiere faceva…
G.F.: Si, che mestiere facevo, facevo il rappresentante di pavimenti e rivestimenti, allora lui mi ripsose: Ci ho un amico, probabilmente gli interessa questo materiale. Dico: Mah me lo può dare un mi ricordo se…
P.M.: Questo materiale quale?
G.F.: Paviementi, rivestimenti che rappresentavo io.
P.M.: In genere o qualcosa di concreto? Cioè le disse:ho un mio amico, sta facendo la casa, gli servono
G.F.: In genere così, ora… Esattamente non me lo ricordo.
P.M.: Quindi lei cosa le disse?
G.F.: Io gli dissi. Mah se è possibile si guarderà un po’, senti un po’ quanta roba gli ci vuole e poi si vedrà un po’ cosa fare.
P.M.: Quindi lei vide in questo pranzo…
G.F.: Genericamente.
P.M.: …in questo pranzo una sorta di possibilità di sviluppo di un affare?
G.F.: No sviluppo di un affare relativamente.
P.M.: Un affare.
G.F.: Relativo.
P.M.: Quindi gli lasciò il suo numero? Il suo indirizzo?
G.F.: Si. Gli diedi il numero mio, il biglietto da visita mio, ce gli ho sempre con me e mi diede poi, mi scrisse l’indirizzo suo che io ora non me lo ricordo, poi attraverso le decine di anni le cose corrono, sa com’è, e il discorso è questo.
P.M.: Ecco.
G.F.: E poi dopo un certo periodo…
P.M.: Un certo periodo…
G.F.: Determino con esattezza le cose con tutta la tranquillità possibile immaginabile…
P.M.: Meno male, meno male! Ne abbiamo bisogno.
G.F.: Dunque io, passò un mese, un mese e mezzo, così, roba di questo genere, gli dissi: ma questo tuo amico…
P.M.: “Gli disse” in che modo scusi?
G.F.:
P.M.: In che modo gli disse?
G.F.: Gli mandai una lettera.
P.M.: Ah, gli scrisse.
G.F.: Si, gli mandai una lettera, ci avevo l’indirizzo…
P.M.: Quindi allora avevo ragione io, era un affare? Lei ci aveva visto un affare? Se gli scrive…
G.F.: Un affare relativo, cosa vuole… Ci ho un amico, mi ci vuole della roba…
P.M.: Lei addirittura gli scrisse? Era un affare molto…
G.F.: No, no, no era una cosa da accontentare… Guarda se è possibile…
P.M.: Suppergiù che valore le prospetto?
G.F.: Mah, si può sapere, erano pavimenti, due pavimenti, non lo so…
P.M.: Cioè? Cioè? Che valore può essere? Può avere un pavimento?
G.F.: Mah, un pavimento bisogna vedere, a quei tempi là, nell’80 poteva valere 10.000 lire il metro quadro, roba di…
P.M.: Quindi un pavimento di una… Che dice lei che valore… Nella sua mente che valore aveva quest’affare?
G.F.: Mah, guardi…
P.M.: Suppergiù, come se lo prospettò lei.
G.F.: Ma io non è la quistione che io volessi dare per fare un interesse veramente… Mi chiese se era possibile…
P.M.: A ristorante.
G.F.: Si al ristorante.
P.M.: Che valore lei si prospettò?
G.F.: Mah io…
P.M.: Da quel che capì.
G.F.: Il valore, guardi, io non lo..
P.M.: Pavimenti.
G.F.: Il valore non gli stiedi dietro al valore…
P.M.: Qualche milione?
G.F.: Nooo, si, s’immagina?! A quei tempi là!
P.M.: Qualche centinaio di migliaia di lire?
G.F.: Potrebbe essere duecento mila lire, trecento mila lire…
P.M.: Ohooo
G.F.: Roba di questo genere…
P.M.: Queste due o trecentomila lire era il suo guadagno o il costo del pavimento?
G.F.: No era l’importo del pavimento.
(…)
P.M.: Allora lei dice: gli scrissi.
G.F.: Gli scrissi una lettera, se lo voleva o se non lo voleva questo materiale e non ebbi risposta.
P.M.: Questo suo affare di quindimila lire, lei gli scrive.
G.F.: E non ebbi risposta.
P.M.: Non gli rispose.
G.F.: Non ebbi risposta.

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