mercoledì 29 febbraio 2012

Parere informale sul quadro 'Sogno di fatascienza'

L'allora Direttore dell'istituto di medicina legale dell'Università di Modena, Francesco De Fazio, il 21 gennaio 1991, inviò al dottor Ruggero Perugini della Questura di Firenze, le considerazioni che seguono in merito al quadro "Sogno di fatascienza", prelevato, in sede di perquisizione, dall'abitazione di Pietro Pacciani sita in Mercatale in Via Sonnino 30.

"Il quadro è stato esaminato con l'assistenza tecnica del Prof. Vittorino Andreoli, Primario, Psichiatra, il quale da molti anni si interessa, con riconosciuta qualificazione culturale e competenza del significato del linguaggio grafico e dell'espressività pittorica dei malati di mente. Occorre premettere i limiti di una indagine condotta in tempi molto brevi, al di fuori di una conoscenza diretta del soggetto e limitata alla osservazione di una sola opera, posto che un giudizio “diagnostico” può fondarsi soltanto sulla considerazione di una produzione estesa nel tempo. Solo uno studio orizzontale della attività grafica può evidenziare infatti le fasi di un processo psichico, permettendo di ricollegare ad una “storia” che la giustifichi un elemento di realtà continuativamente iterato; esso permette di recuperare un elemento del tutto irreale, da insignificante a significante e di trovare delle connessioni che contribuiscono ad integrare una visione che all'apparenza risulta disintegrata. La chiave per una possibile interpretazione della singola opera, discende in tal modo da una analisi ad un tempo sincronica e diacronica (cfr. Andreoli, Il linguaggio grafico della follia, Masson, 1982).
Fatte queste indispensabili premesse, che danno alle successive osservazioni il significato di ipotesi, ovviamente tutte da verificare, si sottolinea, conformemente al parere che mi è stato illustrato dal Prof. Andreoli, come nel quadro l'elemento che colpisce con maggior forza sia quello della violenza, espressa sia dai temi (il toro, il cappello nazista, le armi, la morte, ecc.) sia dal colore in prevalenza di giallo e rosso, il primo simbolico di violenza, il secondo di violenza agita o esperita. Questa violenza “inaudita” sembra trovare espressione soprattutto nella sessualità: si rinvengono infatti rappresentazioni falliche molto realistiche (la mano nel quadrante sup. dx) che danno la possibilità di interpretare in tal senso anche quelle simboliche (le corna, la freccia, l'arma, la sega, il serpente). Il serpente, come simbolo maschile, la cui lingua si scatena su una sessualità ermafrodita, il toro con sesso femminile, e poi direttamente ricollegato alla morte (il teschio con la mandibola): sta cioè ad indicare una sessualità che uccide, sadica e violenta. Quanto alla aggressività, si tratta di una aggressività sessuale agita, e non solo pensata: lo si vede nella tratteggiatura/scia, a partenza dalla spada e poi dalla mano, indicativa di movimento. L'interazione di questo doppio tratteggio/scia potrebbe avere il significato di una identità sul piano simbolico: per la figura maschile sadico-aggressiva (“il militare”); infilzare colla spada o compiere l'atto sessuale assume identico significato; si tratta cioè di una rappresentazione fallica interata che produce effetti di morte, confermando la presenza di una sessualità che uccide (commistione tra sessualità e violenza, il piacere agito attraverso la violenza). Un altro tema caratteristico e ricorrente del quadro è quello della morte: simbolizzata dalle mummie, ma anche da altri disegni, quali le stelle e le croci: la stella richiama infatti, sul piano simbolico, la svastica, ed ha lo stesso significato della croce; ha anche uno dei buchi di fuga ha la forma di una croce. La morte sembra essere così la conclusione di una sessualità violenta, distruttiva ed elimina l'attrice (cfr. il gabinetto). Il quadro propone inoltre altri elementi di indubbio interesse, ma che appare difficile analizzare ad una lettura superficiale.
1 -L’aspetto confusi vo fra la sessualità maschile e femminile.
2 -Le scarpe con i lacci enormi e lo stivale con lo sperone, elementi tutti che rimandano alla letteratura sadomasochista ed in parte a quella feticistica (cfr.le scarpe)
3 -I buchi che potrebbero rimandare anche ad aspetti voyeristici
4 -L’aspetto contaminato della figura centrale - ad un tempo maschio, femmina ed animale - che potrebbe rimandare a pratiche perverse su animali
5 -Infine l'elemento interattivo (sei petali, sei stelle) che introduce un elemento di sacralità rituale (sacrificale?)
Quanto alle ipotesi diagnostiche, il quadro potrebbe suggerire la presenza di una paranoia. Si tratta di una patologia mentale, caratterizzata da un delirio alla lenta evoluzione, credente e fanatico, che si sviluppa su una personalità ego centrica, diffidente, permalosa, scarsamente socievole; l'intelligenza non è messa in gioco, ma viene anzi utilizzata al servizio del delirio, ed eventualmente alla sua dissimulazione e alla difesa. Ciò che fa pensare alla paranoia è la prospettiva rigorosamente centrica, l'utilizzazione di un simbolismo conscio e coerente, una scelta motivata degli elementi vi, dei segni e finanche del colore, tutti strumentalizzati in funzione di un messaggio e della propria visione del mondo. Ai fini di un ulteriore approfondimento del caso potrebbe essere opportuno, ove ne sussista l'interesse, reperire eventuale precedente o successiva, rispetto al quadro esaminato, produzione grafica o pittorica dell'autore del quadro. Si potrebbe anche cercare di stimolare il soggetto senza che assuma consapevolezza ai fini di una produzione grafica e pittorica, mettendogli a disposizione nell'ambiente in cui vive (carcere) i mezzi per dipingere, ovvero favorendo nell'ambiente le occasioni per tale produzione, ad es. suggerendo e promuovendo la produzione pittorica del detenuto a fine di “mostre” all'interno dell'istituto penitenziario. In assenza dell'agibilità dello strumento peritale, il soggetto potrebbe essere sottoposto ad osservazione (ed a test psicodiagnostici) da parte degli esperti ex art 81 della legge di riforma penitenziaria, e se del caso, sottoposto ad osservazione dal consulente psichiatrico dell'istituto. In rapporto a queste ultime ipotesi, che si articolerebbero in attività istituzionalmente lecite, dirette all'osservazione della personalità, e del tutto svincolate dal riferimento alla produzione pittorica, resto a disposizione per una eventuale messa a punto degli interventi."
Rif.1 - Diario di una difesa ovvero l'innocenza del mostro

1 commenti:

AVANGUARDIA ha detto...

poi, il quadro non era stato fatto da Pacciani. La Psicoanalisi applicata alle scienze grafologiche e criminologiche è fallace. Meglio sarebbe allora, affidarsi ad una veggente.