venerdì 4 maggio 2012

Ignazio Spampinato - Deposizione del 27 aprile 1994


 
Il Generale Ignazio Spampinato fu ascoltato il 27 ed il 28 aprile 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni del 27 aprile.

Presidente: Un altro testimone.
A.B.: Ci possiamo licenziare anche noi?  
Presidente: No, c'è un altro testimone.  
A.B.: Chi? 
Presidente: Così mi ha detto il Pubblico Ministero.  
P.M.: Sì.  
A.B.: Ma bisogna vedere quanto è lungo.  
Presidente: Può andare, Dottore. Mah, questo è stato breve.  
A.B.: Ci prende per stanchezza il Pubblico Ministero.  
Presidente: No, assolutamente. Non siamo assolutamente stanchi.  
P.M.: Non prendo per stanchezza, dico anzi...  
Presidente: Se poi l'esame si deve interrompere, lo interromperemo. Ma per ora andiamo avanti, prego.
P.M.: No, no, è velocissimo. E' il generale Spampinato.  
Presidente: Questo non diciamolo troppo presto. Prego.
P.M.: Ah, chiedo scusa.  
Presidente: Generale Spampinato. Si accomodi, Generale. Prego, lì, stia attento a non inciampare nel filo. Buongiorno, Generale. Stia attento al filo. Si accomodi, prego, guardi, legga per cortesia quella formula che ha lì vicino, grazie.  
I.S.: Generale Spampinato. Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Vuol dare le generalità al segretario, per cortesia?  
I.S.: Ignazio Spampinato, nato a Xxxxxxxa, XX/XX/XX, residente a Firenze, via Xxxxxxxxx, X. 
Presidente: Vuol rispondere alle domande del Pubblico Ministero, prego? 
P.M.: Una domanda molto in breve. Lei ricorda di essersi interessato del caso Foggi-Di Nuccio, 6 giugno '81? E quale fu l'incarico che ebbe?  
I.S.: Sì.  
P.M.: Innanzitutto, se per caso andò sul posto, fu incaricato di andare sul posto dell'omicidio, o no? 
I.S.: No, non ho fatto il sopralluogo. E sono stato nominato perito balistico insieme al dottor Nunzio Castiglione e all'ormai defunto generale Zuntini.  
P.M.: Ricorda, Generale, quindi, se il caso fu esaminato dopo con calma - quindi lei non andò sul posto - sulla base dei bossoli, dei reperti, dei proiettili che avevate, e di quello che sapevate dalla Polizia e dalla Medicina Legale? E' cosi? 
I.S.: Sì. Sulla scorta dei rilievi tecnici di Polizia Giudiziaria e dei reperti.  
P.M.: Lei ricorda il caso dal punto di vista balistico perché ha riletto la relazione, lo ricorda di suo, o non lo ricorda?  
I.S.: No, ho provveduto a rileggerla.  
P.M.: Molto bene, molto bene, grazie. Ricorda, dal punto di vista balistico della ricostruzione e della dinamica di questo episodio, se e quanti colpi - cioè non se, ovviamente - quanti colpi furono sparati, in che modo, e se i reperti dei colpi corrispondevano a quello che fu trovato sul posto? Quanti colpi?  
I.S.: Furono trovati sette bossoli. Quindi furono esplose sette cartucce, suppongo.  
P.M.: Ecco, bene. Benissimo. E proiettili? 
I.S.: E sei proiettili.  
P.M.: Quindi uno non si trovò?  
I.S.: "Il mancante proiettile - scrissi, scrivemmo - essendo probabilmente quello che, alla fine della sua traiettoria dovrebbe aver attraversato la coppa sinistra del reggiseno della De Nuccio per procurarle infine la superficiale lesione alla mammella, potrebbe essersi perso durante il successivo spostamento del corpo della vittima operato dall'omicida".  
P.M.: Senta una cosa, Generale, quindi noi, voi avete avuto reperti per sette colpi. Fu identificata in quel momento l'arma o il tipo di arma, o tipi di modelli, che avevano sparato?
I.S.: Sì!  
P.M.: Ci può dire qualcosa? Voi allegaste addirittura un prospetto. Io volevo, se ci può dare qualche delucidazione sul tipo di arma identificata, o il tipo di armi possibili, e il numero dei colpi che fu sparato. Sette, com'è conciliabile in altri omicidi, sono più colpi diversi. Cioè come è conciliabile il numero dei colpi con le potenzialità dell'arma, identificata da voi o identificata anche successivamente.  
I.S.: Non solo identificammo l'arma.  
P.M.: 0 il tipo di armi, i modelli.  
I.S.: No, no, dicemmo che era una Beretta calibro 22 "Long Rifle", della serie del Modello 70. E questo lo dicemmo subito, anche se qualcuno poi non ne era perfettamente certo. Ma non uno dei periti, eh.  
P.M.: No, no, allora rimaniamo su voi tre. Io dicevo, com'è compatibile l'arma identificata con il numero di proiettili? Soprattutto - di bossoli, chiedo scusa - con altri omicidi che oggi sono contestati. Come mai... L'arma che voi identificaste ha potenzialità maggiori di sette, o no? 
I.S.: Ah, vuol sapere se nel caricatore dell'arma si possono introdurre sette o più colpi?  
P.M.: Esatto. Sull'arma da voi identificata.  
I.S.: Nell'arma ci sono, nell'arma di cui ho detto prima, il caricatore è capace di otto cartucce, una nona può essere introdotta in canna.  
P.M.: Ci sono dei modelli di quell'arma, come voi avete scritto, che addirittura c'è qualche possibilità superiore? O no, il massimo sono nove?  
I.S.: Senta, io dico, a me non risulta.  
P.M.: No, no, glielo chiedo. 
I.S.: A me non risulta. Peraltro devo dire che nel precedente omicidio di Borgo San Lorenzo, il perito d'ufficio ipotizza 10-11 colpi.  
P.M.: Addirittura 11!  
I.S.: E in una ricostruzione che noi avemmo a fare più avanti, io feci uno schema. E misi un asterisco vicino a questi 10-11 colpi, perché non mi tornava tanto.  
P.M.: Oggi ha possibilità di... 
 I.S.: Cioè io mi espressi dicendo: "10-11 colpi, per quanto detto dal perito d'ufficio". E mi fermai lì.  
P.M.: Ecco. Oggi ci può dire qualcosa di più, o rimangono sempre tutti questi suoi dubbi, che più di nove non ci si riesce?
I.S.: No, no, io non posso dire nulla di più; salvo a rivedere integralmente quella che è la perizia e tutto l'incartamento sul quale ebbe ad operare il perito d'ufficio.  
P.M.: Bene, io non ho altre domande, grazie.  
Presidente: Prego, avvocato Bevacqua.  
A.B.: Senta, Generale, lei ha fatto questa perizia e poi ne ha fatte, credo, altre, no? 
I.S.: Sì, ne ho fatte diverse altre, fra cui... Mi scusi, eh… quella riferita all'omicidio di Stefano Baldi e Susanna Cambi; quella riferita all'omicidio di Migliorini e Mainardi, più altre due che si riferiscono e attengono a questo processo sugli elementi repertati presso il domicilio dell'imputato.  
A.B.: Senta, la domanda che le faccio sulla base, così, della sua esperienza direi abbastanza riconosciuta un po' da tutti noi, della sua conoscenza diretta di questi problemi, per potere ritenere che un'arma, cioè che un proiettile sia stato sparato da una stessa arma, cioè più proiettili siano stati sparati da una stessa arma, non so se sia vero - mi dica se è vero o non è vero - che il dato più significativo, più importante, direi decisivo, sia quello della percussione del bossolo. O no? 
I.S.: Allorché la cartuccia viene fatta esplodere, ci sono alcuni elementi che si ripetono. In questo meccanismo che è, meccanismo che è operante, come dire? sotto una, ad una temperatura elevatissima. Alcuni permangono sul bossolo: la percussione, l'estrazione e, se c'è, se non è un revolver, l'espulsione.
A.B.: Non ho capito. L'espulsione?  
I.S.: L'espulsione. Ripeto: la percussione sulla parte...  
A.B.: Della culatta, diciamo così. 
I.S.: Del fondello.  
A.B.: Fondello, sì. 
I.S.: L'ultima parte, diciamo la base inferiore del fondello. L'espulsione, sulla base anch'esso posteriore del fondello; l'estrazione, sulla superficie laterale del bossolo stesso. E poi ve ne sono altri che sono quelli dovuti al trafilamento del proiettile attraverso la rigatura di canna, se c'è. Sono segni che si ripetono; in alcuni casi ci permettono soltanto di individuare il tipo di arma; in altri casi il confronto fra due reperti ci permette di dire se si tratta o meno della stessa arma.  
A.B.: Ecco, senta Generale, siccome qua mi pare che di proiettili, cioè di bossoli, ne abbiamo tantissimi, per i vari omicidi che si sono verificati in questo lasso di tempo piuttosto ampio, ma insomma si sono verificati, volevo domandarle, se lei ce lo può dire: questi bossoli, i bossoli - perché noi abbiamo dei bossoli, poi vedremo se ci sarà anche qualche altra cosa - su questi bossoli non sono state sempre ritrovate, reperite, riscontrate le stesse, gli stessi segni, gli stessi segnali. Cioè su sette bossoli, due hanno certi segni, quattro non ce l'hanno. Come mai?
 I.S.: Diciamo che i segni li devono avere tutti. Si tratta di individuare quali hanno una certa, tra quali ci sia una certa identità, e quelli sui quali l'impronta è così labile, o è trascinata, o è coperta da altri segni parassiti, per cui a tentare un giudizio di identità non è corretto.  
A.B.: Oh, quindi il segno fondamentale, quello che sicuramente, indistinguibile, o distinguibile - a seconda da quale punto di vista si vuole guardare questo tipo di materia - è quello della percussione?  
I.S.: Non è solo quello della percussione. Oserei dire che nella fattispecie - io ormai questo bossolo me lo ricordo a memoria, questi bossoli - sulla percussione c'è un segno particolarissimo: una piccola escrescenza in basso a sinistra, che addirittura va guardata con un fortissimo ingrandimento. Poi c'è un segno dell'espulsione: è caratteristico.  
Presidente: Di espulsione.
I.S.: Di espulsione. E' un segno fatto da tre segni ripetuti dallo stesso espulsore, quasi ad indicare, anzi ad indicare che la molla dell'asta guidamolla è svergolata. Cioè a dire subisce nel distendersi tre tempi di arresto, che obbligano l'espulsore a praticare tre diversi segni. Assomigliano... sono tre cerchietti, uno intersecantesi con l'altro, quasi a formare - consentitemi l'immaginifico - un grappolo d'uva.  
A.B.: Mmh, e questo c'è in tutti quelli...
 I.S.: In moltissimi di quelli sparati.  
A.B.: In moltissimi, non in tutti.  
I.S.: Non in tutti, perché in alcuni, ripeto, o i segni sono stati coperti da altri segni parassiti, quali potrebbero essere l'urto contro lo stesso terreno, o roba del genere; oppure non sono... sono deboli, e quindi non sono certi.  
A.B.: Senta, e questo tipo di segnali, così come quello della percussione, si possono ripetere anche in altre armi, identici, oppure no? Cioè sono, le armi che sono state da voi visionate - che credo siano tantissime, mi pare qualche centinaio - alcune avevano delle caratteristiche pressoché identiche. Se lo ricorda? 
I.S.: Noi abbiamo fatto una perizia in tre tempi, su delle armi dello stesso tipo e dello stesso calibro, raccolte nell'interland fiorentino. Credo si sia trattato di 600 o 700 pistole, e tutte queste pistole hanno sparato quattro o cinque bossoli. E' stato fatto uno screening e ne sono stati messi da parte, per riverificarli, esclusi quelli che certamente non potevano essere stati esplosi da quell'arma - intendo quella incriminata - ne sono stati messi da parte credo 30, più o meno. Qualcuno portava questa traccia, ma non portava quella di percussione e quella di espulsione. Qualcuno portava quella di espulsione, ma non portava quella di percussione. Cioè a dire, noi abbiamo dato un'identità non solo sulle identità delle impronte di percussione, di espulsione e di estrazione, ma anche sul loro reciproco orientamento.  
A.B.: Ecco, mi scusi. Lei ha detto che qualcuno portava identità di percussione, altri identità di qrappolo d'uva, mi scusi, va bene?
I.S.: Di espulsione.
A.B.: Come dice lei, onomatopeico. Quindi cerchiamo... di qrappolo d'uva, altri non avevano l'uno e l'altro.
I.S.: Certo.  
A.B.: Per cui la percussione diventava un elemento fondamentale.  
I.S.: No, non direi che è un elemento fondamentale, perché...  
A.B.: Allora non lo capisco, scusi. 
 I.S.: Perché...  
A.B.: Cioè uno di questi elementi era fondamentale? 
I.S.: Ma non ci si può basare su un solo elemento.  
A.B.: Oh. 
I.S.: Perché se poi si va a guardare a fondo, quello che noi chiamiamo il fondo del cratere, poi le differenze emergono. Cioè a dire, la percussione da sola non è un dato certamente indicativo, salvo che non si facciano delle osservazioni ad altissimo ingrandimento, e non si sia fortunati. Perché, intendiamoci, questi segni, che sono peculiari di quell'arma, potrebbero non esserci. Faccio un esempio. Se si comprano due revolver, due pistole perfettamente nuove, tutte e due lasciano dei segni che sono identici. Ma identici perché sono stati costruiti con lo stesso attrezzo. Quello che dà l'identità non sono i segni di classe o di tipo, sono i segni dovuti all'usura dell'arma, che introduce nuovi elementi.  
A.B.: E' quello che le volevo domandare. Mi scusi, Colonnello. Colonnello o Professore. La domanda è questa: se è vero come è vero che, allorché vi siano tre segni in un bossolo e tre segni identici nell'altro bossolo, si ha la certezza che questi due bossoli sono stati sparati dalla stessa arma, giusto? 
I.S.: Certo.  
A.B.: Se invece ci sono tre segni da una parte e due segni dall'altra che coincidono, questo bossolo non si sa se è stato sparato dalla stessa arma?  
I.S.: Beh, a questo punto oserei dire, su tre segni due sono identici, c'è da porsi il problema: il terzo ne differisce? Perché se ne differisce ovviamente non sono identici, ma se non lo possiamo leggere o non sono in grado di esaminarlo il discorso muta.  
A.B.: Muta in che senso? 
I.S.: Muta nel senso che si deve dare quanto meno un'altissima probabilità che si tratti della stessa arma.
A.B.: Ah, be'. Ma una certezza non si può dare.  
I.S.: Una certezza no.  
A.B.: Perché se quel segno fosse diverso, il terzo segno, è chiaro che siano diversi. 
I.S.: C'è una...  
A.B.: C'è un cinquanta per cento di probabilità? 
I.S.: No, direi che c'è un'elevata probabilità. Io adesso non saprei valutarla, perché, e non credo che esistano i termini per valutarla; ma c'è una grossa probabilità che essendo leggibili soltanto due segni, se c'è l'identità in questi due segni e non c'è nel terzo la probabilità è quanto meno molto elevata.  
A.B.: Ecco, ma se c'è il terzo che è diverso, esclude completamente.  
I.S.: No, se c'è il terzo che è diverso non c'è problema: è diverso.  
A.B.: Quindi è il cinquanta per cento?  
I.S.: No, no, se c'è il terzo che è diverso, è tutto diverso.  
A.B.: Quindi siamo al cinquanta per cento.  
I.S.: Mah, io non lo saprei valutare, onestamente.  
A.B.: No, perché se c'è è quello, se non c'è non è quello.  
P.M.: Presidente, scusate la mia scarsa capacità di capire a quest'ora, ma di cosa e su quale omicidio, e su quale pistola e su quale caso stiamo intrattenendo il teste?  
A.B.: No, no, ci siamo capiti.  
Presidente: Si discetta in generale.  
P.M.: Si discetta in generale, grazie. Basta così. 
 Presidente: Ma direi che ci sono le perizie.  
P.M.: Mi bastava questo.  
A.B.: In generale si discetta in generale.  
P.M.: Bene, io non ho domande, grazie.  
A.B.: Grazie, Generale.  
Presidente: Può andare, Generale, buonasera.  
I.S.: Buonasera.  
Presidente: Non abbiamo altri testi? 
P.M.: No.  
Presidente: Bene. Allora ci aggiorniamo a domani mattina alle ore 9.00, disponendo traduzione dell'imputato. Buonasera.
Ignazio Spampinato - Deposizione del 28 aprile 1984

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