lunedì 21 maggio 2012

Maria Grazia Cucurnia - Deposizione del 28 aprile 1994 - Terza parte

Segue dalla seconda parte.

Il testo che segue contiene dettagli espliciti e raccapriccianti. Se ne sconsiglia la lettura a persone sensibili ed impressionabili.
A.B.: E' possibile che si sia trattato di due armi diverse che hanno colpito e il ragazzo e la ragazza. Se lo ricorda questo? Armi bianche, parlo di armi bianche.  
P.M.: Scusi, non ho capito io, in quale...  
A.B.: Questo ultimo, questo.  
P.M.: Questo caso di cui si è occupata direttamente la Dottoressa.  
A.B.: Le posso fare anche dopo.
 P.M.: No, no, benissimo.  
A.B.: No, anzi, le faccio dopo, perché vorrei sentire quello che dice la parte civile.  
P.M.: Non solo, poi per ora abbiamo... capito? Abbiamo solo guardato il ragazzo.  
A.B.: Dopo, dopo.  
P.M.: Come possiamo ora chiedere alla Dottoressa di fare un raffronto se ancora della ragazza non abbiamo parlato? Bene?  
A.B.: D'accordo.  
P.M.: Meno male, grazie.  
A.B.: Su qualcosa.  
Presidente: Bene, proseguiamo. Avvocato Saldarelli?  
A.S.: Sì. Dottoressa, guardando le ferite inferte al ragazzo - ovviamente quelle che la Dottoressa ha potuto esaminare per aver fatto l'esame autoptico - lei ha detto di averle esaminate in maniera approfondita e di avere anche stabilito, più o meno, la profondità alla quale queste ferite giungevano.  
M.G.C.: Sì, perché c'erano delle ferite che interessavano anche il polmone. Arrivavano fino al polmone. Ora non mi ricordo quale delle tre, o se tutte e tre - questo bisognerebbe che lo rivedessi – però mi ricordo che c'era interessamento anche viscerale, sì.
A.S.: Ecco, io le chiedo questo: avendo stabilito la profondità delle ferite, avendo stabilito anche visivamente l'ampiezza superficiale delle ferite, relativamente a quella alternativa che lei ha fatto sull'ampiezza superficiale delle ferite, è in condizioni di dire se colui che ha inferto quelle ferite ha esercitato quel movimento verso il basso, ampliando così il foro di entrata della lama, oppure si è trattato di un colpo, per così dire, perpendicolare che quindi non ha allargato, nel momento in cui usciva il coltello, il tramite di entrata?  
M.G.C.: No, guardi, questo non si può dire. Il colpo è perpendicolare, pressoché perpendicolare, però se al momento dell'uscita ha allargato inclinando la lama, questo qui effettivamente non lo si può dire.  
A.S.: Ecco, però mi consenta, avendo stabilito la profondità, l'andamento del colpo - e quindi anche la larghezza intermedia della ferita - secondo un'approssimazione direi doverosa, ma con sufficiente certezza, ecco, io le faccio questa domanda: quel movimento al quale lei ha fatto riferimento, vale a dire della mano che tende in qualche occasione a spostare il coltello, è compatibile, oppure la larghezza intermedia della ferita fa desumere un colpo proprio perpendicolare, per dire secco?  
M.G.C.: Per quello è compatibile. Non le posso dire se è stato fatto o non è stato fatto, ma è compatibile. Perché a livello di strutture muscolari, tenga presente che non si ha un'esatta riproduzione della forma della lama. Anche per quanto riguarda il discorso che faceva lei sulla profondità, noi arrivammo a dire che doveva essere una lama di almeno di un 5, 7, 8 centimetri - ora non mi ricordo esattamente questo - ma tenga presente che viene esercitata una pressione. La gabbia toracica viene compressa, quindi si tratta di valori approssimativi che le dicono la compatibilità con un certo tipo di arma, ma non le identificano decisamente le dimensioni dell'arma.  
A.S.: Ecco, però valutando tutto, mi sembra di aver compreso che lei ritenga, o esprima un giudizio di perpendicolarità del colpo e di secchezza del colpo: cioè un colpo inferto in maniera precisa, netta, senza spostamenti rilevanti nella traiettoria o nell'asse di entrata e di uscita.  
M.G.C.: Sì, questo direi di sì.  
A.S.: Ecco. Una seconda domanda. Relativamente a quella foto che le è stata mostrata - ma in ordine alla quale lei non ha effettuato accertamenti - si notano una serie di ferite che l'avvocato Bevacqua ha definito "diverse", morfologicamente parlando. Mi sembra di avere individuato che le ferite cosiddette rotondeggianti, sono prevalentemente collocate in parti del corpo che io definirei molli, vale a dire l'addome, il seno.  
M.G.C.: Si.  
A.S.: Ecco, la domanda è questa: la tenuta del tessuto, può incidere sulla morfologia della ferita? Cioè, quella che lei ha detto essere compatibile con un'arma da punta superficialmente poggiata sulla superficie della cute, ha poi rilevanza la solidità o la tenuta del tessuto? Cioè, rispetto, per esempio, ad una coscia che è un tessuto muscolare, il tessuto addominale o un seno, possono determinare anche una variazione?
M.G.C.: Sì, sì, ma questo infatti prima glielo avevo detto. Dipende anche dall'elasticità delle linee della cute, per cui si possono avere delle morfologie diverse. Però, quando l'arma, poi, da taglio penetra veramente e recide i tessuti, allora supera certe forze; per questo parlavo di una azione superficiale, eventualmente, dell'arma da punto e taglio.  
A.S.: Ecco, sempre da quella foto, io non vorrei sbagliarmi, ma quelle che sembrano essere delle ferite rotondeggianti, quasi dei sigilli, mi sembrava che si riferissero più alla traccia ematica che non al taglio vero e proprio. In conclusione, con riferimento a quel tipo di ferite, vi è compatibilità tra l'uso di un'arma da punta, con quelle tracce rilasciate, purché quell'arma, ovviamente, non abbia interessato in profondità la cute o il corpo della vittima. Questo può essere affermato?  
M.G.C.: Sì, non ho capito le tracce ematiche, scusi.  
A.S.: E' un concetto assolutamente, direi, non tecnico. A me sembrava addirittura di individuare, nell'ambito di quel sigillo, addirittura il segno, la scalfittura lasciata dalla lama. Potrebbe essere un'impressione, certamente non tecnica. A me interessava il suo giudizio finale, vale a dire se lo può confermare che quel tipo di ferita è comunque compatibile con l'uso di un'arma da punta e da taglio, purché utilizzata...  
M.G.C.: Molto superficialmente.  
A.S.: ... molto superficialmente e su tessuti non particolarmente...  
M.G.C.: Molto elastici.  
A.S.: Molto elastici. Grazie.  
A.B.: Posso fare una domanda ancora?  
P.M.: Se rimaniamo sugli accertamenti, sull'uomo.  
Presidente: Allora, avvocato Bevacqua?  
P.M.: Ricordiamoci che poi dobbiamo fare quelli della donna. Le comparazioni le facciamo dopo. Almeno io le devo ancora fare, eh.  
A.B.: Certo, certo.  
Presidente: Prego.  
P.M.: E le volevo fare per primo.
A.B.: Scusi Dottoressa, lei ha visto le fotografie - l'ha viste, l'ha riviste - le fotografie di quel povero ragazzo con quei tagli ben precisi, piuttosto ampi e, sembrerebbe, piuttosto profondi di quel tramite, piuttosto profondi.  
M.G.C.: Sì, quello al collo è tangenziale, quindi non si può...  
A.B.: Ecco, ma ce n'è una, mi pare, sono tre qua dietro...  
M.G.C.: Sì, sì.  
A.B.: Si possono vedere? Si può vedere?  
M.G.C.: No, no, va bene.  
A.B.: Se le ricorda.  
M.G.C.: Sì, si.  
A.B.: Voi avete fatto, credo, anche un'analisi della lunghezza, della profondità. 
M.G.C.: Sì, sì.  
A.B.: Oh, e quant'era? 5, 6 centimetri?  
M.G.C.: Si era calcolato da un 5 a 7 centimetri, mi sembra.  
A.B.: Quindi, sicuramente la lama, per quel che ricordo - nozioni di medicina legale – dovrebbe essere molto più lunga; perché, se la lama ha una parte che poi ferma il manico e viene appoggiata sul corpo, lascia un'impronta.  
M.G.C.: Sì, che non c'era.  
A.B.: Che non c'era. Quindi questo coltello era molto lungo.  
M.G.C.: Sì, quindi sembrerebbe entrata solo una parte della lama, perché altrimenti, se ci fosse stata la compressione - ho capito quello che voleva dire lei - ci sarebbero stati dei segni, sì.  
A.B.: Ecco. Sicuramente era molto più lungo di, cioè la lama... ecco.  
M.G.C.: Infatti, come le ho detto prima, si parla di compatibilità con un'arma di una certa lunghezza, senza poter dire che era di quella lunghezza.  
A.B.: Cioè, sicuramente...  
M.G.C.: Non poteva essere, ecco, sicuramente almeno 5-7 centimetri doveva essere.  
A.B.: Ecco. E la larghezza l'avete potuta stabilire?  
M.G.C.: No, direi che la larghezza, effettivamente in questi casi qui... diciamo che, in base alle ferite, doveva essere una lama almeno, diciamo, di un paio di centimetri, almeno. Ammettendo poi che ci fosse stata una certa, un certo gioco nella estrazione.  
A.B.: Perché la larghezza...  
M.G.C.: Ma la larghezza viene molto alterata in queste manovre, con queste manovre, capito?  
A.B.: Perché mi pare che la larghezza di uno di questi tre segni, cioè di queste ferite, fosse intorno ai 4 centimetri.  
M.G.C.: Sì, sì, può darsi benissimo.  
A.B.: E quindi 4 centimetri, non entrata tutta quanta la lama, quindi soltanto la parte – probabilmente - soltanto la parte iniziale, poteva essere un grosso coltello.  
M.G.C.: Ho detto, almeno - almeno - di 2 centimetri. Poi potevano benissimo essere 3, o addirittura anche 3 e mezzo, ecco.  
A.B.: SI, va bene. Grazie, solo questo volevo chiedere.  
Presidente: Bene, signor Pubblico Ministero. Avv Fioravanti: L'avvocato Fioravanti, se permette signor Presidente, l'avvocato Fioravanti vorrebbe fare una semplice domanda.  
Presidente: Prego. AW. Fioravanti: Brevissima. Dottoressa, alla pagina 16 della relazione che avete firmato voi tre medici legali, è scritto che sotto un'unghia...  
M.G.C.: Sì, il pollice destro. Avv Fioravanti: ... del ragazzo, vennero trovati due capelli e altri fili piccoli, corti.  
M.G.C.: Sì, sì, furono esaminati questi, sì, sì.
A.F.: Furono esaminati, ecco.  
M.G.C.: E due, i due capelli furono identificati come due capelli umani e fu fatto la comparazione con quelli della ragazza, e quindi furono attribuiti alla ragazza. I due peli erano invece di lana di...  
A.F.: Della maglia.
M.G.C.: Della maglia.
A.F.: Ecco, ma c'era anche un grumo piccolissimo di sangue sotto quell'unghia.  
M.G.C.: Non me lo ricordo.  
A.F.: Fu esaminato anche quel sangue?
M.G.C.: Guardi, non me lo ricordo.  
A.F.: Ecco. Comunque... 
M.G.C.: No, dicevo, c'era il grumo di sangue?  
A.F.: No, guardi, io - se il Tribunale permette – io rileggo: "un'unghia del primo dito" - si parla del ragazzo - "della mano destra, presenta una piccola soluzione di continuo pressoché quadrangolare di pochi millimetri di dimensioni che interessa il lato ulnare dell'unghia con infiltrazione ematica sottostante. Dal di sotto dell'unghia vengono asportati due capelli di colore castano, lunghi, ed alcuni piccoli e sottili peluzzi verosimilmente appartenenti a indumenti di maglia". Ecco, io chiedevo...  
M.G.C.: No, Avvocato, Non fu... ora ho capito. L'infiltrazione ematica era legata al fatto che lì c'era la ferita, quindi era del ragazzo, l'infiltrazione ematica: della ferita del dito.  
A.F.: Della ferita del ragazzo.
M.G.C.: Sì, sì, non è che fosse...  
A.F.: I capelli della ragazza erano castani?  
M.G.C.: Mi sembra. Non me lo ricordo. Bisognerebbe che riguardassi. Cioè, so che c'è una parte qui fatta sulle formazioni pilifere.  
P.M.: In cui spiegate di chi sono, insomma.  
A.F.: Io non lo so di chi sono i capelli.  
P.M.: Lo dicono loro.  
M.G.C.: Non ho capito, scusi.  
P.M.: No, no, io niente.  
M.G.C.: Ah, pensavo che mi avesse fatto una domanda.  
P.M.: Ha altre domande?  
A.F.: No, no.  
P.M.: Ha finito?  
Presidente: Può proseguire il Pubblico Ministero, allora.  
P.M.: Ecco Dottoressa, vorrei passare ora alla descrizione, prima di andare alle foto, delle ferite di arma da fuoco della ragazza e delle ferite di arma da taglio, con la stessa progressione. Quindi, il tipo di domanda che le farò, glielo posso riassumere all'inizio, così lei poi sa come andare avanti. Il numero, provenienza e eventuale successione: quali quelle mortali, per quanto riguarda quelle da fuoco. Stesso discorso per quelle da arma da taglio, con la particolarità che ci descriverà poi quella escissione.  
M.G.C.: Si.  
P.M.: Grazie.  
M.G.C.: Allora, partiamo, diciamo: arto superiore destro. Facciamo così. Arto superiore destro: c'era una ferita...  
P.M.: Scusi, ci può dire innanzitutto, complessivamente, i colpi di arma da fuoco?  
M.G.C.: Sì, diciamo, parliamo di 6 ferite di arma da fuoco.  
P.M.: 6 ferite...  
M.G.C.: 6 colpi di arma da fuoco.  
P.M.: 6 colpi di arma da fuoco.  
M.G.C.: Poi vedremo che forse non erano 6 proiettili, comunque, va bene. 6 colpi di arma da fuoco, va bene?  
P.M.: E al di là della escissione, colpi di arma da taglio?  
M.G.C.: 2.  
P.M.: Dunque, 6 da fuoco, 2 da taglio, più l’escissione.  
M.G.C.: Sì.  
P.M.: Questo è il dato complessivo. Bene, grazie.  
M.G.C.: Sì. Allora, all'arto superiore destro, al braccio, foro di entrata e foro di uscita. Al terzo medio circa, con una direzione leggermente obliqua, dall'alto in basso e leggermente verso davanti. Poi, primo dito della mano destra.  
P.M.: Siamo, scusi, in tutti, a quanti, ora, con questo qui al dito?  
M.G.C.: Questo è il secondo.  
P.M.: Al secondo, bene.  
M.G.C.: Primo dito della mano destra; anche qui foro d'ingresso e foro di uscita. Foro d'ingresso sul lato ulnare, foro d'uscita sul lato radiale del primo dito, alla falange distale.
 P.M.: Questi due non mortali?  
M.G.C.: Non mortali, chiaramente.  
P.M.: Su sei, due non mortali. Andiamo avanti.  
M.G.C.: Poi direi subito, facciamo il terzo all'arto superiore sinistro. Al braccio sinistro, ingresso al terzo medio e non c'era uscita, il proiettile era ritenuto subito al di sopra del gomito. Poi passiamo al...  
P.M.: Tre, non mortali.  
M.G.C.: Tre non mortali. Passiamo al torace. Allora, foro d'ingresso, emitorace destro posteriormente, con proiettile ritenuto in regione sottoascellare sinistra.  
P.M.: Bene. Mortale?  
M.G.C.: Mortale.  
P.M.: Sicuramente mortale.  
M.G.C.: Sicuramente mortale perché questo interessò addirittura l'aorta, mi sembra.  
P.M.: Bene.  
M.G.C.: Siamo al quarto colpo. Poi, quinto colpo. Emitorace destro, foro d'ingresso, emitorace destro, ritenuto all'interno del pericardio. Mortale anche questo perché interessò il cuore.  
P.M.: Bene.
M.G.C.: Poi, altro, e siamo al sesto, la base dell'emitorace destro, ritenuto al livello del sesto spazio intercostale, non mortale.  
P.M.: Quindi di sei, sicuramente due mortali, gli altri alcuni...  
M.G.C.: Non mortali.  
P.M.: Bene. Andiamo alle ferite di arma bianca, diverse dalle ferite che hanno causato l'escissione.
 M.G.C.: Due ferite: una in regione sottomammaria sinistra e l'altra in regione...  
P.M.: Sottomammaria sinistra? Cioè il coltello a sinistra, poi la vediamo. Bene.  
M.G.C.: E scapolare destra. Posteriore, dorso-posteriore. Non mortali e non vitali.  
P.M.: Bene. Circa la provenienza di questi colpi, che ci consentano di dire qualcosa sulla posizione della ragazza quando fu attinta da questi?  
M.G.C.: Sì, quelli, diciamo, agli arti superiori avevano fatto ipotizzare un'azione, un movimento quasi di difesa della ragazza; che, quindi, fosse stata colpita, diciamo, nell'atto di sollevare l'arto superiore destro. E di questi era stato ipotizzato anche che gli stessi proiettili entrati e usciti dal braccio alla mano, fossero quelli che poi dopo hanno interessato il torace. Per il primo di questi, quello al braccio, c'era un elemento che faceva poi escludere piuttosto quest'ipotesi: perché c'era un alone di affumicatura sugli abiti di entrambi. E quindi fa pensare che fossero due colpi distinti. Comunque erano tutti colpi sparati dal lato destro.  
P.M.: Ecco, sparati da destra. Circa la distanza? Questo discorso che ci ha fatto sull'alone?  
M.G.C.: Questi due, gli aloni di affumicatura, quello al braccio e uno di quelli al torace, che presentavano l'alone di affumicatura, fanno pensare ad una distanza inferiore rispetto a quella del Baldi.  
P.M.: Quindi più vicino allo sparatore.  
M.G.C.: Più vicino allo sparatore, e quindi, diciamo, non superiore ai quaranta centimetri, ma inferiore, va bene? Anche se non a contatto; non c'era ustione, non c'era tatuaggio.  
P.M.: Quindi, presumibilmente, vicino a quel finestrino?  
M.G.C.: Vicino al finestrino. Gli altri invece potevano essere... c'era solo l'orletto escoriato, quindi anche per questi una distanza superiore ai quaranta centimetri, anche se non molto, effettivamente, perché sono sempre colpi piuttosto ravvicinati.  
P.M.: Ho capito. I colpi di arma bianca, rispetto alla morte, si può dire qualcosa?  
M.G.C.: Furono inferti dopo la morte, sì.  
P.M.: Vorrei che ce lo dicesse, e se ci può spiegare.  
M.G.C.: Sì, sì, perché sono ferite analoghe a quelle trovate sul colpo di Baldi; cioè ferite che non presentano infiltrazioni ematiche.  
P.M.: Sono sicuramente, per questo motivo, posteriori alla morte.  
M.G.C.: Posteriori alla morte, sì.  
P.M.: Ci può dire qualcosa, prima di vedere le foto, sull'escissione? Qualche caratteristica dal punto di vista della dinamica?  
M.G.C.: Diciamo, questa era rappresentata dall'asportazione di un'ampia zona di cute, sottocute e muscolo, della regione pubica e un po' anche sopra pubica, profonda, tant'è vero che c'era esposizione della matassa intestinale; diciamo piuttosto regolare nella sua parte pubica, che poi diventava più irregolare nella parte, diciamo, fra le due cosce, nella parte posteriore, era escissa anche una parte del tessuto perianale con esposizione del....  
P.M.: Quindi molto profonda come escissione?  
M.G.C.: Si. Molto profonda.  
P.M.: La caratteristica che... Lei ha visto le altre escissioni, ad esempio, sia pure in foto, quella del '74? Quella, scusi, quell'altra.  
M.G.C.: No, quella dopo.  
P.M.: Quella dopo. Si, scusi, ho sbagliato io.  
M.G.C.: Senta, ora non ce l'ho presente; l'ho vista, ma ora in questo, momento, visivamente, non ce l'ho presente.  
P.M.: Nel senso se questo tipo di escissioni, se lei ha, così, ha in mente delle...  
M.G.C.: Cioè, cosi come regione...  
P.M.: Questa è più profonda.  
M.G.C.: Come regione e come zona...  
P.M.: E' quella.  
M.G.C.: Mi sembrava che nell'altra non ci fosse l'esposizione così marcata di visceri. Però mi sembra, eh!
P.M.: Sì, sembra anche a noi.

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