martedì 27 novembre 2012

Francesco Bruno - Udienza del 15 luglio 1994 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.  

A.B.: Presidente, mi scusi. Allora, professor Bruno, secondo lei quindi la... Lei ha visitato Pacciani?  
F.B.: Ho parlato con Pacciani, non l'ho...  
A.B.: Ecco, secondo lei, da quello che lei, cosi, dalla sua analisi, dalla sua indagine, dalla sua attività di ricerca della personalità, di esame della personalità, questa personalità dell'attuale imputato è compatibile con quella, con il profilo che i Professori, Luberto, i Professori, i periti di ufficio hanno fatto del cosiddetto "mostro"? 
Avvocato: C'è opposizione su questa domanda, Presidente.  
A.B.: Perché? 
Avvocato: Perché è una domanda che tende a introdurre come valutazione personologica una violazione dell'articolo 220, II comma del Codice penale.  
A.B.: 220, II comma, parla soltanto di che cosa? 
Avvocato: Di perizie criminologiche.  
A.B.: Perizie criminologiche: ma difatti questa è una perizia criminologica che ha fatto...  
P.M.: No, no. 
Avvocato: No, non sull'imputato però.  
A.B.: La personalità dell'imputato, la persona dell'imputato secondo lei è compatibile con la idea che si sono fatti, che ci hanno reso i signori consulenti di ufficio, i periti d'ufficio?  
F.B.: Guardi, da quello che io conosco...  
P.M.: C'è opposizione, Presidente.  
Presidente: L'opposizione non la ammetto.  
P.M.: Bene. Grazie  
Presidente: Perché chiaramente in violazione del 220, II comma.  
A.B.: Benissimo. 
Avvocato: Non ammette la domanda?  
Presidente: ... ci dica.  
A.B.: Come spiega lei, Professore, se lo spiega, se riesce a spiegarlo scientificamente, il fatto... Veda, Presidente, però si poteva anche non ammettere... Mi scusi, Presidente. Siamo d'accordo. Ma veda, si poteva anche non ammettere, per carità! Lei lo ha fatto, io mi volevo togliere la toga. Si poteva anche non...  
Presidente: Noo, Avvocato, per l'amor di Dio.  
A.B.: No, Presidente, si poteva anche non ammettere per esempio che le ragazze, le figlie ci venissero a dire tutto quello che hanno detto del padre.  
P.M.: Quelle sono...  
A.B.: Si è fatto un altro processo!  
Presidente: Quelle sono circostanze di fatto.  
A.B.: Va bene, lasciamo stare.  
P.M.: ... sull'imputato, poi.  
A.B.: Lasciamo stare.  
P.M.: Sull'imputato!  
Presidente: Sono circostanze di fatto.  
A.B.: Sull'imputato.  
P.M.: Ah no, non hanno parlato...  
Presidente: Che hanno evidentemente attinenza all'oggetto del processo.  
P.M.: Oh, meno male!  
A.B.: Perché questo non ha attinenza, Presidente?  
Presidente: C'è il 220, II comma.  
A.B.: Sì, certo.  
P.M.: Ma non lo conosce.  
A.B.: Ma anche l'altro.  
P.M.: Non lo conosce l'imputato.  
Presidente: Non l'ho fatto io il 220 II comma.  
A.B.: No, no. Ma, Presidente, si fanno quando... va bene.  
Presidente: Non mi farete carico, io lo spero, di avere applicato con rigore la procedura in questo processo. Ho cercato sempre di lasciarvi un pochino la briglia sciolta. Però oltre certi limiti non si può andare; se poi c'è un'opposizione formale, figuriamoci.  
A.B.: Va bene. Come spiega scientificamente il fatto che il mostro non colpisca... La posso fare questa domanda o no?  
Presidente: Via, Avvocato, su!  
P.M.: Vedremo se può farla.  
A.B.: La posso fare? Non colpisca più dal 1985? Se lei lo spiega, Professore. Tanto a questo punto non spiega più nulla.  
Presidente: Va bene, è una domanda pertinente.  
P.M.: ... siamo contenti che risponda, chiunque sa dire qualcosa.  
A.B.: Ecco.  
A.F.: Meno male!  
F.B.: Benissimo. Anche perché quello che io ho detto l'ho detto già nel 1985, l'ho anche mandato a dire alla Questura di Firenze, perché l'ho detto nell'ambito di un'attività istituzionale da me svolta. E quindi dovrebbe esserci prova, da qualche parte, di quello che ho detto.  
P.M.: Sarà negli atti.  
F.B.: Perché ho detto nel 1985 che quello sarebbe stato l'ultimo delitto. E l'ho detto sulla base di un'analisi precisa che è stata compiuta su tutti i delitti. In quanto, se uno chiede, se uno fa un piccolo sforzo mentale e si chiede il perché di questi delitti e non se lo chiede soltanto perché sono elucubrazioni mentali di uno psichiatra, ma perché sono gli strumenti moderni con cui si fanno le indagini. Che, tra l'altro, il dottor Perugini conosce benissimo, anche se applica male probabilmente.  
Presidente: Quindi perché, Professore? Lei l'aveva già detto allora, perché?  
F.B.: Ecco, esatto, questo perché? Perché è possibile prevedere il comportamento di una persona - e questo lo sanno tutti coloro che si occupano di psicologia applicata alle esigenze dell'investigazione criminale o alle esigenze della Polizia. Quindi è possibile prevedere. E la mia previsione fu assolutamente negativa in questo senso per il semplice motivo che gli 8 delitti rappresentano un ciclo con delle motivazioni psicologiche precise. Che probabilmente non sono quelle che io immagino che siano, ma che però probabilmente sono molto vicine, visto che comunque questa previsione è risultata azzeccata. Dico anche che, qualora l'attuale imputato di questo processo venisse condannato, probabilmente questo potrebbe essere un elemento utile perché l'assassino, l'omicida...  
P.M.: No, scusi, questa è una valutazione.  
A.B.: Questa è una valutazione...  
P.M.: Per carità, per carità!  
A.B.: È una valutazione? Non è una valutazione.  
P.M.: Per carità!  
A.B.: Non è nulla. Valutazione. È il mio consulente tecnico.  
Presidente: Sentiamola fino in fondo.  
P.M.: Deve dare una valutazione sui fatti.  
A.B.: E certo!  
Presidente: Sentiamola fino in fondo.  
P.M.: Per carità.  
A.B.: Tanto una cosa l'ha azzeccata.  
P.M.: È una prognosi di innocenza.  
Presidente: Ma non avrete mica paura di...  
A.B.: Una cosa l'ha azzeccata.  
P.M.: Per carità!  
Presidente: E allora, lasciamo...  
P.M.: Siamo qui...  
A.B.: Che ha paura di questo?  
P.M.: ... leggere il messaggio che legge sulla consulenza...  
Presidente: Fate silenzio! Fate silenzio tutti e due. Professore, vuole continuare? Prego. 
P.M. fuori micrifono: …  
Presidente: Vi tolgo la parola a tutti e due in questo momento, eh? Vuole, vuole...  
F.B.: No, io dicevo come atto di previsione che se il... È ovvio che io ritenga Pacciani innocente, altrimenti non starei qui. Ma in ogni caso, qualora questo attuale imputato venisse condannato, probabilmente questo sarebbe un motivo sufficiente a dare a quello che io ritengo essere l'omicida, e che ovviamente non conosco, uno stimolo psicologico a sentirsi in qualche modo defraudato di una posizione. E per cui è possibile che questo stimolo prevalga su altre considerazioni e lo riporti...  
Presidente: E che ritorni a farsi vivo.  
F.B.: Lo riporti a farsi vivo. Non è che si debba far vivo necessariamente con omicidi, né con omicidi simili a quelli finora compiuti.  
Presidente: Bene, va bene. Questa è una sua previsione, una sua valutazione.  
A.B.: Senta, mi scusi, un'altra domanda. Credo sia pertinente.  
Presidente: Certo.  
A.B.: In questo processo si è parlato molto del seno sinistro perché in realtà, purtroppo, i seni sinistri di alcune ragazze sono stati asportati. E vi è stata anche una teoria, si è innestata una teoria del seno sinistro. Ecco, lei ci può dire qualcosa su questo seno sinistro? Della Miranda, seno sinistro di Miranda; seno sinistro di queste ragazze, eccetera.  
F.B.: Vede...  
A.B.: Le sue deduzioni scientifiche in merito, se ce le dice, se lei crede di dircele.  
F.B.: Si pensa, sentivo prima oggi anche i Professori - per cui ho la massima stima, soprattutto del professor De Fazio che considero un caposcuola in questa disciplina - quasi offendersi al nome di "identikit". L'identikit psicologico è una realtà, una realtà che si fa, si compie e che viene fatta appunto dalle migliori polizie del mondo. Quando si fa un identikit però bisogna seguire delle regole molto precise, perché altrimenti naturalmente si dicono fischi per fiaschi, e così si prendono, si fanno degli errori grossolani. E una delle regole fondamentali è quella di non fare elucubrazioni, di non fare interpretazioni laddove esiste un motivo pratico, un motivo obiettivo e un motivo semplice per spiegare il comportamento di una persona. Quindi noi possiamo fare delle interpretazioni laddove troviamo dei fatti che sono inspiegabili, che possiamo spiegarci solo attraverso delle interpretazioni. Mentre non possiamo fare interpretazioni quando ci sono delle situazioni obiettive che sono alla portata di tutti. Nel caso specifico, tutti sanno che la maggior parte delle persone, e quindi anche delle donne, è destrimane. E per questo motivo il seno che più facilmente si scopre nell'operazione dell'allattamento materno è innanzitutto il seno sinistro, poi verrà quello destro, poi nuovamente quello sinistro, secondo l'alternanza. Non perché ci sia una scelta, cosi, razionale, sotto, ma perché viene più comodo. È un fatto banale. Così come è evidente che c'è un altro fatto banale, che è quello che una persona destrimane che deve operare togliendo, tagliando un seno – che non è un'operazione molto semplice - cerchi di posizionarsi nel modo più semplice: il modo più semplice consiste nell'operare il seno sinistro perché è quello che viene più facilmente a mano. Detto questo, non c'è nessun'altra interpretazione.  
A.B.: Un'altra domanda, scusi. Qua si è parlato di voyeurismo: cioè secondo lei il voyeurismo, il guardone è compatibile anche con l'omicida?  
F.B.: Se noi per voyeurismo intendiamo la perversione sessuale, voyeurismo vero e proprio, dobbiamo dire che è una delle perversioni sessuali meno associate ad atti di criminalità. Quindi è molto difficile pensare che un voyeurista sia anche un criminale di questa fatta, perché di solito il voyeurista ha tale paura della coppia, degli altri, da addirittura neanche avvicinarsi ma guardare, cercare di guardare da lontano. Sostituendo l'atto del guardare all'atro fisiologico del rapporto eterosessuale.  
A.B.: Senta...  
F.B.: Quindi, no, volevo dire che però in questa vicenda del "mostro di Firenze" si è molto equivocato sul voyeurismo, perché naturalmente il fatto di colpire delle coppiette ha subito fatto pensare che l'autore potesse essere un voyeurista. Io escludo che sia tale. Ritengo, viceversa, che il soggetto che ha deciso di uccidere delle coppie in atteggiamento amoroso sia costretto per forza a essere anche voyeurista, cioè a guardare, a vedere. Anche perché tutti coloro che si sono occupati di questo hanno visto e hanno constatato che lui non uccide a caso, sia uccide prima che questi possano avere il rapporto sessuale, come ad impedire loro di averlo. Quindi deve per forza "osservare", ma questa osservazione ancora una volta non dobbiamo interpretarla come una perversione sessuale, ma come un fatto facilitante quello che poi sarà l'azione omicidiaria successiva.  
A.B.: Senta, nel 1974 vi è stato l'omicidio Stefania Pettini. Questa povera ragazza fu trovata, oltre che uccisa, con un tralcio di vite lei sa dove. Ci può spiegare? E c'è stata la prima escissione pubica di questa... in questo cadavere. P.M.: No no.  
A.B.: No?  
Presidente: No, Avvocato.  
A.B.: No, ah no, no.  
A.F.: Il disegno.  
A.B.: Il tralc… È stato disegnato, chiedo scusa.  
Presidente: Aveva preso...  
A.B.: Però è disegnato. C'è stato un tralcio di vite.  
F.B.: Mah, dunque, io, tra le altre cose, non ho ancora capito, quindi non ho una risposta, del perché l'omicida porti via, cominci a portar via il pube e poi il seno. In quanto mi sarei aspettato psicologicamente un comportamento diverso. E anche sotto il profilo chirurgico un'escalation dalla cosa più facile, cioè portar via il seno, alla cosa un po' più difficile, portar via un qualche cosa che è più difficile sicuramente, sotto questo profilo. Ma, per quanto riguarda la domanda specifica, direi che il tralcio di vite ha avuto un duplice significato: da una parte il significato della utilizzazione di uno strumento atto a esplorare una parte del corpo che, evidentemente, il "mostro" non conosce, o conosce molto poco. Tant'è che fra l'altro si limiterà a una introduzione abbastanza poco approfondita, tant'è che produce delle lievi ecchimosi e certamente non raggiunge il fondo...  
A.B.: Uterino.  
F.B.: Il collo dell'utero. Quindi questo è un primo significato. Rimane da capire perché il "mostro", avendo a disposizione il coltello, abbia invece deciso di utilizzare uno strumento abbastanza improprio come un tralcio di vite. Tra l'altro dovendo prenderlo, strapparlo, perdendo del tempo, eccetera. La mia spiegazione è che il tralcio di vite ha un significato simbolico, di natura religiosa. Il soggetto getta questo tralcio di vite a significare e ricordando una parabola contenuta nel Vangelo secondo San Giovanni, che dice esattamente: Io sono il Signore, rivolto ai suoi allievi, dice, io sono la vigna e coloro che resteranno attaccati a me saranno premiati e daranno frutti. Coloro che invece si allontaneranno da me saranno dei tralci cattivi che l'agricoltore, cioè il Padre mio, strapperà via e getterà nel fuoco e nella perdizione. Ed è per questo che ritengo che, se il significato della uccisione di queste coppie è un significato paranoicale-religioso, probabilmente il tralcio di vita è un preannuncio di quello che avverrà dopo. Ed è proprio analizzando in questa chiave i delitti che sono arrivato a comprenderne che il numero massimo sarebbe stato di 8, 7 diciamo a partire da quello.  
A.B.: Altre due domande e poi dovrei chetarmi. Senta, qua vi è stata una intuizione indagativa -non del Pubblico Ministero, ma credo della Polizia - nell'accostare la figura della Venere del Botticelli e quella della povera Carmela Di Nuccio. Lei ha visto queste fotografie: sono state accostate; addirittura il capo della SAM ha fatto un riferimento ben preciso, tant'è che è illustrato anche un suo libro. Va bene. Ecco, che cosa ne pensa lei? Aveva una collana in bocca, eccetera.  
F.B.: Eh, questo apre il grosso problema, cioè il grosso problema dell'analisi psicodinamica o psicologica dei quadri. I quadri non possono essere sottoposti ad analisi psicologica atta a valutare le, diciamo, le caratteristiche dell'autore che li ha fatti, perché nei quadri prevale spesso un aspetto razionale, cognitivo, per cui l'autore vuol dare un significato preciso a quello che sta facendo. E questo qualunque autore. Tanto più i grandi autori. Naturalmente ciò non toglie che, se si hanno notizie particolareggiate sulla persona dell'autore, si possa anche esprimere qualche elemento sul perché una determinata situazione sia stata simbolizzata in un modo piuttosto che in un altro. Per quanto riguarda in particolare, noi parliamo della Venere del Botticelli, cioè de "La Primavera" del Botticelli...  
A.B.: Sandro Filipeti si chiamava.  
F.B.: Ecco, che è una delle opere più alte dell'umanità e che è stata mal interpretata da chi l'ha guardata, perché chi l'ha guardata probabilmente ha proiettato un suo bisogno interiore che non corrisponde minimamente al quadro. Il quadro rappresenta, come tutti sanno, l'affermazione del regno di Venere sulla terra che è in linea con quella che era la filosofia dell'epoca, in particolare la filosofia del Poliziano. D'altro canto siamo qui a Firenze e credo che il signor Presidente conosce meglio di me questa parte. In ogni caso una filosofia che...  
A.B.: Tutta la Corte.  
F.B.: Che riguardava, diciamo, la bellezza, il mito della bellezza, il mito dell'amore e della capacità di godere di questi sentimenti nella naturalità, ecco, a contatto con la natura, nel gioco della natura. Questo in particolare nella scena che si vede, non è quella una scena di violenza, ma è una scena d'amore di grande rilievo. D'altro canto basta guardare l'espressione dei due innamorati che sono: uno è il vento, Zephiro, e l'altra la ninfa Flora che proprio dall'amore, dal contatto erotico con il vento Zephiro, diventerà primavera e come tale farà diventare fiori tutto ciò che tocca e entrerà nel regno di Venere. Ma se le cose stanno così e coloro che tutti i grandi, diciamo, studiosi della storia dell'arte concordano con questa interpretazione, è evidente che questo è esattamente l'opposto del "mostro". Il "mostro" è contro questo tipo di realtà e uccide delle giovani vite, delle giovani coppie per impedire loro di avere dei contatti d'amore. Quindi siamo esattamente al contrario. D'altro canto mi pare, sempre per la solita regola che dicevo prima, la collana fra le labbra della povera vittima non rappresenta altro che il naturale risultato di un'azione di trascinamento a cui il cadavere è stato sottoposto.  
A.B.: L'ultima domanda, ed è questa. Lei ha tracciato un identikit, se cosi si può... - posso parlare? no, vedo che sorride - del "mostro", del presumibile assassino. Ecco, questo tipo di persona è compatibile con una persona che piange, si dispera, si incavola al dibattimento, eccetera, tipo il Pacciani?  
F.B.: Assolutamente no. Assolutamente no, perché da quello che noi abbiamo e che ritengo sia condivisibile da tutti coloro che hanno studiato questi omicidi, se c'è una cosa che distingue il mostro è la sua freddezza e la sua capacità notevolissima di reagire, di controllare e di dominare tutti gli imprevisti che gli succedono. Anche quelli gravi, quelli gravissimi, come una macchina che si mette in moto e se ne va, o un giovane di 20 anni che gli scappa dalle mani. Ecco, lui riesce tutte le volte a controllare il suo comportamento e a portare a fine l'atto. Quindi è un tipo di carattere, un tipo di personalità che non ha assolutamente nulla a che vedere con quella che conosciamo.  
A.B.: Grazie, Professore. Io non ho domande, per ora
P.M.: Presidente, se mi consente, ho una domanda sola.  
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.  
P.M.: Poi magari una al professor De Fazio. Ma al consulente professor Bruno una sola, perché effettivamente io, da quando ha cominciato a parlare di parabola religiosa...  
Presidente: Devo fare una domanda, scusate, io...  
P.M.: Una sola.  
Presidente: ... la volevo fare prima, ai periti. La faccio in fondo.  
P.M.: Dopo si, anch'io, grazie.  
Presidente: Quando voi avrete terminato tutto l'esame,.  
P.M.: No, da quando... dicevo questo, è una domanda sola. Perché da quando il professor Bruno ha cominciato a parlare di parabola religiosa e da cui 7 si fermano, io effettivamente ho perso la capacità di capirlo. Quindi è un mio limite, non ho consulente e mi fermo. Volevo solo capire questo. Nel suo elaborato....  
A.F.: Queste sono considerazioni.  
P.M.: ... il professor Bruno dà una spiegazione al messaggio alla dottoressa Silvia Della Monica, e dice testualmente: "Silvia Della Monica. Traduzione: luogo clinico della monica o delle suore o della santa suora". Poi aggiunge: "In effetti a Bagno a Ripoli esistono ben due cliniche di estremo interesse, una intitolata a Santa Monica e l'altra a Santa Teresa". Volevo capire: cioè la busta alla dottoressa Della Monica ha a che vedere con una clinica di Bagno a Ripoli? Io sinceramente, avendo i limiti che ho detto nella capacità di capire questo tipo di consulenze, e soprattutto il professor Bruno, chiedo ausilio a lui perché sennò veramente io non ci riesco. Perché la dottoressa Della Monica: clinica Santa Monica, Bagno a a Ripoli; scusate, ma io proprio ho bisogno di... 
Presidente: I passaggi saranno spiegati lì.  
P.M.: No, proprio perché non sono spiegati, Presidente.  
F.B.: No, no, sono spiegati, i passaggi sono spiegati.  
P.M.: Non sono spiegati per me.  
A.B.: Li spiega… 
F.B.: Lì sono...  
P.M.: C'è scritto "decrittazione dei messaggi".  
F.B.: Lei lì sta facendo riferimento...  
P.M.: Scusi, eh! Allora gliele faccio insieme, l'altro è questo. Dice: "Proiettile sotto la casella uguale deporre le armi; pezzetto di seno, sacrificio alla madre; mancanza di una 'B' nel messaggio, località o nome con iniziale 'B', Bagno a Ripoli". Io effettivamente, cioè...  
F.B.: Ecco, glielo spiego subito.  
P.M.: In Procura della Repubblica manca una "B" perché la località è Bagno a Ripoli? O nell'elaborato si spiega oppure ce lo spiega il professor Bruno perché, effettivamente, come è difficile a me sarà difficile, penso, poi alla Corte. Non vorrei poi la Corte si trovasse in difficoltà. Potrei continuare, perché ce ne sono talmente tante che io sono veramente...  
Presidente: Pubblico Ministero...  
P.M.: "Dito di guanto di proiettile".  
Presidente: Lei perché pensa che la Corte si trovi in difficoltà?  
P.M.: No, io dico per me. No, no, eh, certo.  
Presidente: Lei parli per sé.  
P.M.: Posso? La Corte  
Presidente: Lei faccia, lei ha fatto questa domanda.  
P.M.: Sì, aggiungo l'ultima. "Dito di guanto con proiettile, deporre le armi, castrazione". La Corte capirà. Io non capisco, chiedo che me lo spieghi a me. 
Presidente: La Corte leggerà l'intero elaborato del professore.  
P.M.: Bene. No, ma è una pagina intera.  
A.B.: Se lo spiega è meglio, Presidente, lo capisco anch'io.  
P.M.: Eh, certo. È la mia domanda.  
Presidente: No, no, niente. Andiamo avanti, facciamo domande più concludenti.  
F.B.: Ecco, se mi autorizza a rispondere...  
Presidente: No, no, non l'autorizzo, Professore. 

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