lunedì 25 marzo 2013

Michele Giuttari - Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 23 giugno 1997 - Quarta parte

Segue dalla terza parte 

P.M.: Ecco, veniamo ora alla fase in cui lei si muove e apporta il suo contributo al fine di costruire meglio l'indagine che è poi oggetto del processo odierno. Teste Giuttari: Perfetto. Sì,la prima attività è stata quella di lettura, di esame, di analisi degli atti. Riferita questa attività con le mie considerazioni che, come dicevo prima, questi delitti, almeno quelli dove c'erano queste testimonianze molto importanti erano da ritenere delitti fatti da più persone, mi viene chiesto dalla Procura di formulare ipotesi investigative, che io ho formulato. Investigativamente ho ritenuto di muovermi in una duplice direzione: una prima direzione volta a ricostruire in maniera più completa i fatti che emergevano già da quelle testimonianze. Quindi, risentendo le persone e risentendo anche quelle persone che già erano indicate e non erano state sentite. Quindi orientavo l'indagine, chiedendo delega alla Procura della Repubblica ad assumere informazioni, per ricostruire in maniera più completa possibile le circostanze di fatto su questi delitti. Quindi, da un lato mi muovevo in questo senso. E dall'altro lato avviavo, richiedevo, proponevo delle richieste specifiche di intercettazione telefonica e poi di perquisizione, di assunzione di informazioni testimoniali, di sopralluoghi, cioè l'attività investigativa tipica. L' attività di intercettazione ricordo di averla chiesta il 4 dicembre del '95, cioè è stata una delle prime proposte che ho chiesto e che ho attuato, e la chiesi su Vanni e sulla Nicoletti Filippa. Perché su Vanni e sulla Nicoletti Filippa? La chiesi su Vanni perché il Vanni mi appariva un soggetto investigamente interessante, sia perché risultavano i suoi rapporti di stretta amicizia e di frequentazione con Pacciani, sia perché vi erano elementi molto significativi a carico... che potevano, lasciavano già intravedere all'epoca un possibile coinvolgimento di Vanni nel delitto dell’84. C'era la testimonianza del padre della Pia Rontini, del signor Renzo Rontini, che aveva riferito che Vanni era stato da lui notato proprio nei giorni immediatamente precedenti al delitto davanti al bar della stazione di Vicchio dove lavorava la ragazza. C'era la testimonianza anche della madre della ragazza che aveva riferito che il Vanni era stato da lei notato a San Casciano. C’era la dichiarazione testimoniale di un'altra persona, un certo Santoni Paolo, che aveva riferito che il Vanni l’aveva visto a Vicchio. Quindi, dovendo cercare, dovendo approfondire, sviluppare l’attività su uno o più complici del Pacciani, era chiaro che un soggetto da attenzionare in maniera specifica era il Vanni. La Nicoletti Filippa perché? Nicoletti Filippa il 27 novembre del ’95 era stata interrogata in Procura sulle sue conoscenze di Pacciani, del Vanni, che aveva negato, però aveva detto in quell'occasione: 'io conosco, ho frequentato, continuo a frequentare saltuariamente un amico di Vanni e Pacciani, Giancarlo Lotti. Giancarlo Lotti che, devo dirvi, è ottimo amico di Vanni, tuttora, mi risulta che vanno anche a cena insieme, a San Casciano. Giancarlo Lotti che, sapendo che io dovevo venire qui ad essere interrogata, mi ha chiesto di fargli sapere le domande che mi avreste fatto. E devo dire che ogni volta che in passato sono stata avvicinata dagli inquirenti, dagli investigatori, il Lotti mi ha sempre chiesto poi di conoscere le domande'. Quindi, per me la Nicoletti era un personaggio non da indagare, come il Vanni, ma comunque da attenzionare con una attività tecnica d'intercettazione perché da quell'ascolto avrei potuto desumere, ricavare elementi, notizie utili per le indagini. Quindi, tra le prime proposte investigative, già il 4 dicembre formulo e vengo autorizzato a effettuare questa intercettazione telefonica. Mi muovo poi, vengo delegato a assumere informazioni da testi e quindi riascolto per la ricostruzione dei fatti i testi già noti negli atti e i testi poi che risultavano essere amici, frequentatori del Pacciani, tipo il Lotti. Io andrei però a vedere prima i testi da me sentiti per ricostruire i fatti, per avere anche un ordine logico, per dare un ordine logico al mio discorso e tra questi testi la Frigo Maria Grazia e la Carmignani Sabrina. La Frigo Maria Grazia, la signora Frigo, la sento nel 26 marzo '96 e sento anche il marito e sento anche i cugini dove era stata ospite quella notte. 
Presidente: Questo è il delitto del... 
M.G.: Di Vicchio. 
Presidente: Di Vicchio. 
M.G.: Sì. Perciò, la Carmignani è dell'85 e questa è di Vicchio. Faccio il sopralluogo - sempre delegato dal P.M. - di quei luoghi indicati dalla Frigo, quindi la Frigo la sento il 26 marzo '96. Mi raccontava di aver chiamato nel '92 il P.M., di essere stata sentita, che si era molto meravigliata perché non era stata creduta, che lei era ancora ossessionata da quella vicenda, da quel fatto, che era sicura al 100% di quello che aveva riferito. E le chiedevo, per capire anche meglio il soggetto, come mai si era decisa così in ritardo a riferire agli inquirenti un fatto così importante, da lei ritenuto importante, riconducibile a quel delitto. Mi spiegò che era stata sconsigliata in famiglia, che poi c'erano stati ecco i sardi, m'ha ripetuto sostanzialmente quello che aveva detto anche nel '92. Poi mi dice: 'sa dottore come vanno queste cose, più tempo passa e meno poi è l'animo di venir fuori, di farsi avanti e di collaborare. Quando ho visto però la foto del Pacciani, siccome io sono sicura, ecco è stato più forte di me, ho parlato con l'avvocato e poi ho parlato con l'Autorità Giudiziaria e con gli investigatori'. Ho detto: 'va bene. Mi spieghi bene questo episodio che lei ha registrato quella notte, nei particolari che ricorda, capisco che è passato molto tempo, comunque, in tutti i particolari che può ricordare'. Dice: 'no, lo ricordo benissimo perché è un fatto che non ho potuto cancellare dalla mia mente, è un fatto a cui ci penso continuamente'. E mi dice: 'quella sera... Noi andavamo spesso dai miei cugini, la famiglia Bianchi, là in questa località La Rena, quasi tutte le domeniche nel periodo estivo, per far giocare la bambina con le altre bambine là dei miei cugini e per passare un po' di tempo in campagna. Quella sera, verso le 22.30-23.00 ero con mia cugina Lidia e con le bambine, nel giardino di questa casa di campagna, e ad un certo punto io ho sentito come un fragore, un boato tant'è che pensai, e dissi: ma guarda, ci sono già i cacciatori, è aperta la caccia; ma la caccia era chiusa. Mentre mia cugina Lidia, che sentì anche lei questo rumore, ebbe un'impressione diversa e pensò che fosse stato causato dallo scoppio di un pneumatico. Poi ad una certa ora andammo via da questa casa per tornare a casa nostra. Avevamo percorso circa 200 metri, eravamo su questa strada sterrata che porta alla Sagginalese, quando abbiamo visto venire dal lato opposto al nostro una macchina a forte velocità, tant'è che io preoccupata dissi a mio marito: oh, stai attento perché questo ci viene sopra e provoca un incidente. Mio marito era in quel momento impegnato a manovrare la leva che nella Citroen consente agli ammortizzatori di sollevarsi, questo proprio perché è una strada piena di buche, dissestata e questo camminava a fortissima velocità. Mio marito dice: no, ma stai tranquilla - mi rassicurò - stai tranquilla perché vedrai che se non vuole investire questo si ferma prima. Perché la strada non consentiva il passaggio contestuale di due autovetture. Io però ero sempre preoccupata e prestai attenzione a questa scena. Ad un certo punto prima di una curva, leggera curva a sinistra, mentre noi ci avvicinavamo a questa curva, vedo che questa macchina ci taglia la strada, proprio di traverso, va verso uno spiazzo, si orienta verso uno spiazzo e fa una brusca frenata. Quindi io guardai bene questa persona e la riconobbi nel Pacciani. Guardai anche la targa della macchina, che non aveva le lettere, che memorizzai ma poi adesso non la ricordo più. Guardai bene l'autista, il soggetto, perché era mia intenzione incontrandolo fargli notare che non era quello il modo di guidare. Era una macchina decente, di media cilindrata, una Ford di colore bianco. Procedendo su questa strada, prima di arrivare al bivio che porta alla Sagginalese, a distanza di qualche centinaio di metri, di 2-300 metri da questo primo incontro, vedo che un'altra macchina, che procedeva sempre in direzione opposta alla nostra, quindi che da sotto veniva verso di noi, si immette in una strada, in uno stradello - che adesso non c'è più, che è prato, ma all'epoca era percorribile - e vidi che alla guida di questa persona... alla guida di questa macchina vi era una persona di corporatura robusta, massiccia, più giovane del Pacciani. Era una macchina rossa'. Ecco perché lei nella prima telefonata al dottor Canessa aveva parlato di macchina rossa. Io feci notare alla signora ma adesso... parlava prima... rossa nella telefonata, poi ha parlato alla P.G., una macchina di colore che non sa dire forse scuro, oggi bianca la prima, dice: 'si dottore, però non mi è stato… non sono stata sentita proprio nei dettagli, ho avuto la convinzione che non ero creduta'. Quindi vede questa seconda macchina che taglia sempre loro, prima che loro arrivino a questa deviazione, taglia la strada e si immette in questo percorso. Dice: 'era una macchina rossa con la coda tronca'. Si dichiara disponibile a fare un sopralluogo, cosa che farò poi il 29 marzo. Prima del sopralluogo però sento il marito Bertaccini Giampaolo che non era stato sentito. Bertaccini Giampaolo. Bertaccini conferma interamente il racconto della moglie. Dice: 'io non ho visto l'uomo in viso, quindi non l'ho riconosciuto, perché ero impegnato nella guida. Prima ero impegnato nella manovra là per sollevare la macchina, poi ero impegnato nella guida e stavo attento alla guida, però mia moglie lo vide bene, tant'è che me lo disse, ne parlammo e poi mi disse che l'ha riconosciuto per il Pacciani'. Quindi il Bertaccini sostanzialmente conferma il racconto della donna, della moglie che erano stati dai cugini quella sera, erano stati lì. Conferma anche che la moglie gli aveva riferito che stando nel giardino aveva sentito questo fragore, questo boato, e anche la cugina Lidia. Però sul soggetto, sull'autista di questa macchina non è in grado di dire nulla. Fa solo una riflessione dice: 'da come procedeva, per la velocità che teneva, per il modo di guida in quella strada pericolosa sicuramente doveva essere una persona che conosceva bene quei posti, pratico di quella zona'. Lui ha fatto questa riflessione. Ho sentito poi i coniugi Bianchi, cioè i cugini di questa famiglia, proprietari della casa colonica, che avevano ospitato... 
Presidente: Queste due macchine furono incrociate tutte e due, no? 
M.G.: Prego? 
Presidente: Queste due macchine di cui parla la Frigo. 
M.G.: Sì. 
P.M.: Furono incrociate, passarono oltre poi? 
M.G.: No. Questa macchina, la prima macchina con Pacciani evita l'urto perché si...
Presidente: Si ferma alla piazzola. 
M.G.: No. Taglia la strada e si ferma su uno spiazzo. Dice, pianta una frenata fortissima, poi in sede di sopralluogo vedrà la signora che sotto c'era un vuoto quindi si doveva per questo fermare. Loro procedono... 
Presidente: Loro procedono. 
M.G.: Loro procedono. 
Presidente: L'altra rossa? 
M.G.: Poi l'altra rossa, prima che loro arrivano a quella deviazione, vedono che si inserisce in questa, si avvia in questa strada, e loro procedono, loro poi vanno via, vanno a casa. Quindi non si sono fermati sul posto. 
Presidente: Bene. 
M.G.: Sento i coniugi Bianchi, cioè i titolari della casa di campagna che avevano ospitato i coniugi Frigo-Bertaccini. E questi coniugi confermavano, dicevano di non essere stati mai sentiti prima se non mentre era in corso il processo Pacciani o comunque quando era indagato Pacciani avevano ricevuto una telefonata con cui era stato loro chiesto se la signora Frigo era stata ospite da loro il 29 luglio '84, e loro avevano risposto che non potevano ricordarsi quella circostanza essendo passato molto tempo. Quindi dicevano: 'no, io non sono stato sentito, solo questa telefonata'. 
P.M.: Dottore scusi, chi la faceva questa telefonata? Lo dica. 
M.G.: La telefonata no. 
P.M.: L'organo di Polizia. 
M.G.: L'organo di Polizia, sì. L'organo di Polizia. 
P.M.: Bene, grazie. 
M.G.: Dice: 'volevano sapere se mia cugina era stata qui da noi ma io non ricordavo la circostanza. Dice la signora, la moglie del Bianchi, la signora Lidia Falchetti: 'io, quando ricevetti questa telefonata chiamai mia cugina e dissi a mia cugina che avevo ricevuto questa telefonata con cui mi avevano chiesto notizie di lei, se lei era stata la notte del 29 luglio, la sera del 29 luglio '84 nella nostra casa di campagna. In quell’occasione mia cugina mi disse che si riferiva, quest'accertamento, al fatto che lei aveva raccontato agli investigatori di un incontro fatto quella notte, quando erano andati via, di queste due macchine e quindi della macchina poi guidata dal Pacciani'. Quindi, la signora Lidia Bianchi, l'episodio dell'incontro della cugina lo viene a sapere successivamente, quindi a distanza di anni, in occasione di questa telefonata che fa alla cugina in cui dice che era stata chiamata dalla. Polizia per avere conferma se fosse stata presente quella sera nella casa di campagna, oppure no. Quindi la signora Lidia che sento, ed anche il marito che sul fatto non potevano ricordare esattamente se quella sera erano stati là o meno i cugini. Però dice: ' i miei cugini all'epoca venivano quasi ogni domenica e poi se mia cugina dice così è così, perché è una persona seria, non ha motivo di non dire la verità. Mio cugino, il Bertaccini, anche lui è una persona seria'. Il 29 marzo…

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