lunedì 11 marzo 2013

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 03 giugno 1997 - Sesta parte

Segue dalla quinta parte.

Presidente: Allora, Pubblico Ministero e anche i difensori volevo dire questo. C'è l'avvocato Santoni Franchetti, al termine della seduta di stamattina, mi ha detto che lui aveva un impegno all’Università di Modena e doveva comunque andare via. Era disposto a parlare domani mattina. Io, da parte mia, nulla in contrario; se anche voi siete d'accordo, si può fare cosi. Insomma, io vi informo. Va bene? L'unica cosa che vi voglio dire - approfitto di questo - perché l'avvocato Filastò è andato via, ha lasciato un'istanza... cioè istanza: una lettera, a me, dove mi segnala alcune udienze in cui è impedito. Ora, voi siete tanti difensori; è bene che capiate, io non posso stare dietro a tutti gli impedimenti professionali dei difensori. Qui ci sono i sostituti, o ce l'uno o ce l'altro, o un altro sostituto; questo è chiaro. Sennò il processo non lo faremo mai. Quindi, è chiaro? È bene essere precisi, perché sennò dopo non voglio essere scortese con nessuno, ecco. Bene?
(voce fuori microfono)
P.M.: Non si finisce mai. L'avvocato Santoni ha tanto di sostituto, ha depositato una lista scritta, non vedo che altro diritto di parola... onestamente, ha, se non quello di indicare qualcosa a controprova. Io, per carità, non è una questione domani o domani l'altro...
Presidente: Siamo nella fase preliminare, nella fase iniziale, quindi...
P.M.: Sì, ho capito.
Presidente: ... non vorrei creare problemi a nessuno.
P.M.: No, Presidente.
Presidente: ... L'abbiamo fatto con l'avvocato Filastò, non vedo perché non si possa fare anche per l'altro.
P.M.: No, per carità.
Presidente: Però oltre quello non andrei.
P.M.: Per carità, era un discorso di tempi, Presidente.
Presidente: Esatto.
P.M.: Il P.M., in fondo, in un paio di ore se l'è cavata. Poi io mi faccio la mia replica di due giorni e lei mi sta a sentire.
Presidente: Sì, come no.
P.M.: Mi sta benissimo. Grazie.
Presidente: Allora, chi vuol parlare ora?
A.P.: Parlano le parti civili, signor Presidente.
Presidente: Sì, benissimo.
A.P.: Avvocato Pellegrini. La posizione che le parti civili hanno assunto nel processo Pacciani - mi consenta: il richiamo è quasi inevitabile - inevitabilmente, anche in questo processo, è quella di attesa; è quella di colui che si pone alla finestra per...
Presidente: Scusi, avvocato. Siamo all'inizio, volevo informare lo staff della difesa di questa situazione che si è creata. Lì c'è il processo, come sapete, delle stragi. Si sta creando una situazione di incompatibilità con questo processo per il numero degli imputati soggetti a regime del 41 bis. Bene, sapete cos'è e cosa non è. Per oggi abbiamo potuto sistemare la situazione lì. Non so domani quante persone verranno e se è possibile sistemarli. In ogni modo, è intenzione di continuare il processo il quest’aula, perché vedo che partecipazione numerosa dei fotografi, dei giornalisti, del pubblico, eccetera. Quindi l'aula Dionisi difficilmente potrebbe contenere tutti; allora, col comune si è studiata la possibilità di mettere delle gabbie suppletive lì, in aggiunta; però ci vuole il tempo materiale per farlo, quindi semmai slitterà di alcuni giorni questo processo qui.
P.M.: Questo qui?
Presidente: Per consentire la...
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: Eh?
P.M.: Il nostro?
Presidente: Il nostro. Però non so, può darsi pure che si riesce a fare, perché la settimana prossima la Corte sarà impegnata in altro processo alla Dionisi; l'altra settimana il processo viene sospeso per lo sciopero, per lo meno sapevo questo, allora in quel frattempo si tratta di pazientare per questa settimana. Bene, possiamo continuare. Grazie.
A.P.: Stavo dicendo che la nostra posizione è di attesa e di verifica delle prove che anche il questo processo - come è successo la volta scorsa nel caso Pacciani - ci verranno offerte nel corso del dibattimento. Se è vero, come è vero, che la prova si forma qua, noi non abbiamo posizioni precostituite, né tantomeno preconcette. In questo spirito e col punto fermo che a noi - ovviamente, è quasi banale quello che io sto per dire - non interessano degli imputati o peggio ancora dei condannati quali che siano. A noi interessa individuare chi ha ucciso i parenti, i figli, dei nostri assistiti. Questo è l'unico scopo. Non partiamo da nessun presupposto. Quindi siamo bene felici - io credo di poter parlare in questo momento per tutti, ma sicuramente per quanto mi riguarda e riguarda i miei assistiti - noi siamo ben felici che tutte le prove possibili e immaginabili vengano acquisite e sfogate nel corso del dibattimento. Anche quelle che si presentano al limite della ammissibilità processuale. Direi che eventuali strappi in aggiunta, non in difetto, in aggiunta di quelle che possono essere le prove canoniche, quelle tempestivamente chieste e quelle tempestivamente depositate, li favoriamo in partenza; perché siamo qua per tentare, una volta per tutte di arrivare alla verità. Quindi, anche il desiderio, la volontà, la richiesta del Pubblico Ministero, dei difensori, degli imputati di allargare acquisendo in pratica tutto il processo Pacciani, per noi va benissimo. Se la Corte riterrà, noi non abbiamo preclusioni di alcun tipo. Ci va bene allargare anche a atti che di per sé non fanno parte di questo processo e di questo dibattimento. Detto questo, la richiesta... Credo che non si debbano aggiungere altre cose, altre parole in questa fase da parte di coloro che hanno una posizione non marginale, non marginale. Noi siamo parti attive del processo e l'abbiamo dimostrato nel processo Pacciani. Se il processo Pacciani è ancora aperto, in un senso o nell'altro, lo sì deve alla parti civili. Rivendico a me e a tutti gli altri colleghi questo onore: di avere combattuto per l'accertamento della verità. Perché non abbiamo accettato che si chiudessero le porte in faccia a un possibile allargamento e consolidamento di quella che già allora a noi, per la verità, sembrava una prova acquisita. Si appropriavano, in quel momento, altre ulteriori e più sostanziali prove e fu chiusa la porta: la Cassazione l'ha riaperta, tecnicamente su ricorso della Procura Generale di Firenze, praticamente per la posizione di insistenza e l'attenzione che le parti civili hanno posto perché non si mettesse la parola fine a un processo nel momento in cui si scoprivano, o si riteneva di scoprire - che per il momento per noi è la stessa cosa - i complici di quello stesso individuo. Sarebbe stata un'aberrazione logica, prima che giuridica. Ci siamo opposti e abbiamo potuto ottenere quel che si è potuto ottenere e cioè che si rifarà il processo di Appello a Pacciani. In questa ottica, quindi, non di marginalità ma certamente di non coinvolgimento diretto, nella dialettica delle prove, in quanto a noi non spetta portare prove, perché noi siamo portatori di un'azione civile, la legge ci consente questo e questo vogliamo essere. Allora, ripeto, per quanto riguarda tutto il ventaglio delle prove documentali, peritali, testimoniali, che il Pubblico Ministero e la difesa hanno chiesto e chiederanno, per coloro dei difensori che ancora non hanno parlato, la parte civile che io rappresento si dichiara non solo remissiva, ma auspica che venga tutto ammesso. Da parte nostra, da parte mia chiedo l'esame degli imputati che vi consentano; il controesame di tutti i testimoni che la Corte riterrà di ammettere; e, ovviamente, dei periti o consulenti tecnici. Grazie.
Presidente: (voce fuori microfono)
A.C.: Avvocato Curandai per Maria Laura Rontini. Brevissimamente, signor Presidente e signori della Corte. Mi associo, in un certo senso, alle argomentazioni del collega Pellegrini. Noi non siamo qui per vincere la causa, ma per l'accertamento della verità. Noi confidiamo di fornire un contributo sereno ed obiettivo per la verità processuale. Processuale, perché i teoremi, i romanzi, i gialli, qui non contano: qui contano le risultanze dibattimentali. Io ho ascoltato, signor Presidente e signori della Corte, con molta attenzione; e con altrettanto interesse ho letto la memoria, l'esposizione introduttiva dell'avvocato Nino Filastò. E non posso nascondere la mia profonda delusione. Non dico questo per tatticismo, ma perché in effetti, a mio avviso, è venuta fuori una prearringa suggestiva ma estremamente fumosa, prolissa, direi quasi, sotto certi aspetti, teoretica e romanzata: troppo ipotetica. Io posso comprendere tutto, signor Presidente e signori della Corte. Posso comprendere la solitudine del difensore dell'imputato, l'angoscia. Spesso ci siamo trovati, anzi, usualmente ci troviamo noi da quella parte, anche in processi molto gravi e comprendiamo il tormento, l'impotenza, la disparità di armi che prova il difensore. Tutto possiamo comprendere, ma non le inesattezze. Le inesattezze direi, sotto certi profili, sfacciate. Io, per non tediare la Corte - il dibattimento si dovrà aprire e, come ripeto, la partita si gioca all'interno del dibattimento, la prova si forma nel dibattimento - io dirò soltanto due cose, perché non posso farne a meno, signor Presidente e signori della Corte. Due inesattezze che mi bruciano. L'avvocato - valoroso avvocato - di Vanni Mario ha detto una cosa estremamente sgarbata e scorretta, soprattutto nei confronti del signor Pubblico Ministero; che, fra l'altro, ha esposto una relazione estremamente lineare e, a mio avviso, molto più lucida di quella del difensore dell'imputato. Cioè ha detto, a un certo momento; "Il Pubblico Ministero vi offre un Lotti, io vi offro l'esame approfondito degli elementi obiettivi del processo". Questo non è vero, o è parzialmente vero; molto parzialmente. La pubblica accusa ed anche la privata accusa non offre un Lotti, offre un Lotti più tutta una serie di riscontri obiettivi di natura medico-legale, di natura testimoniale, di natura tecnica, ma qui non sto a ripetere pedissequamente la relazione del Pubblico Ministero, che faccio mia. Altra inesattezza emergenziale è costituita dal fatto, da una incompatibilità. Si dice che il Vanni "è buono e mite". Ma signor Presidente, questo bisognerebbe chiederlo alla moglie di Vanni, quando è stata gettata giù per le scale con un bambino in grembo, che poi è nato handicappato. E questo io ho il dovere di dirlo. Perché non si possono venire a raccontare qui cose romanzate, solo per fare teatro. Quindi, signor Presidente e signori della Corte, noi possiamo tollerare tutto, ma non le inesattezze. Siamo, diceva bene l'avvocato Pellegrini, per l'accertamento della verità; e quindi siamo favorevolissimi all'acquisizione di tutte le prove, di tutti i mezzi di prova richiesti dalla difesa, fra i quali siamo favorevolissimi all'acquisizione di tutti i verbali dibattimentali del processo Pacciani. Con una riserva, signor Presidente e signori della Corte: che se determinati testi, determinati consulenti, determinati periti sono già stati sentiti dettagliatamente all'interno di quel processo, se non vi sono circostanze nuove, non vedo la necessità della rinnovazione della prova in questa fase. Vi è un'ordinanza del Tribunale di Milano per una situazione processuale analoga in cui si dice: 'va be', si rinnova la prova, ma soltanto qualora la prova testimoniale richiesta abbia ad oggetto circostanze nuove'. E questo deve essere il criterio da adottare in base all'articolo 190, che lascia inalterato il potere discrezionale e sovrano del Giudice di ritenere superflua o non superflua una determinata prova. Quindi, vado verso le conclusioni. Noi, pertanto, serenamente ed obiettivamente chiediamo il controesame di tutti i testi, di tutti i consulenti e periti, coindagati o coimputati dello stesso reato in procedimento separato, che siano convitati di pietra o che siano ospiti d'onore in carne ed ossa. Comunque, chiediamo il controesame di questi signori e il controesame degli imputati. Grazie.
Presidente: Prego,
A.V.: Sono l'avvocato Voena; parlo per la signora Baldi Iolanda. La mia esposizione introduttiva sarà brevissima, perché non ritengo che questa parte civile abbia molto da aggiungere alle parole del Procuratore della Repubblica. Faccio quindi mia l'esposizione introduttiva circa i fatti da provare. Del resto l'onere di una esposizione introduttiva più analitica spetta all'accusa, cui tocca porre le premesse di questo processo e al tempo stesso faccio anche mie le richieste istruttorie dettagliate, arringhe, proposte dal Pubblico Ministero. Mi riservo, però, dopo di prendere la parola, dopo che avrò sentito la difesa dell'imputato Vanni per intero esporre la sua linea introduttiva; perché già adesso anticipo che avrò alcune cose da dire circa le richieste di prova avanzate dall'avvocato Filastò. Grazie.
Presidente: Prego. 
Avvocato Rosso: Sì, signor Presidente e signori della Corte, prendo la parola per Cambi Cinzia. Faccio mia la esposizione introduttiva del Pubblico Ministero. Già considerazioni sono state proposte in ordine allo spirito con il quale le parti civili affrontano il processo e il suo divenire, dopo che la Corte avrà ammesso le prove. Non ho richieste istruttorie specifiche da proporre e quindi mi richiamo a quanto già dedotto dall'ufficio della pubblica accusa.
Presidente: Bene. 
Avvocato Saldarelli: Avvocato Saldarelli. Confesso il mio imbarazzo alla Corte, perché il processo penale è la verifica di una proposizione formulata dall'accusa. Ed è una verifica che deve avvenire in sede dibattimentale, perché dì fronte a voi deve formarsi la prova. La proposizione dell'accusa è chiarissima, nel suo contenuto enunciativo e nel suo contenuto probatorio. Ovviamente, parte da una contestazione di singoli fatti reato e questi chiede, la pubblica accusa, di poter provare. Dinanzi a questa chiara esposizione, sia in termini di proposizione accusatoria, sia in termini di richiesta di ammissione di provata la parte civile deve per forza di cose adeguarsi, perché per il solo fatto che si è costituita parte civile ha ritenuto la fondatezza di quella proposizione accusatoria e la sostanziale correttezza delle richieste che il Pubblico Ministero ha formulato, perché dinanzi al Giudice si formi la prova sia essa positiva, sia essa negativa - in ordine a quella proposizione accusatoria. Perché ripeto a me stesso, ma non dovrebbe esservene necessità alcuna, la Corte di Assise di Firenze è chiamata a decidere in ordine alla asserita, formulata, dichiarata responsabilità degli odierni imputati con riferimento a specifici fatti reato. È pur vero che la tendenza è sempre quella della ricerca della verità, però non vorrei che, a fronte di un obbligo chiaro e definito dalla norma processuale, che è quello di acquisire la prova al fine di affermare o delegare la responsabilità per quei fatti reato oggetto di contestazione, nei confronti di quegli imputati che oggi sono chiamati a rispondere dinanzi a voi, si possa in qualche modo allargare il campo della indagine dibattimentale per seguire od inseguire altre proposizioni o altre ipotesi che di fatto conflittano con quella che oggi a voi è stata proposta correttamente dal signor Pubblico Ministero. E in ordine alla quale questa parte civile intende cimentarsi, intende svolgere la sua attività di puntuale controllo, intende pervenire ad un suo convincimento all'esito dell'acquisizione di queste prove per formulare le sue conclusioni definitive. Certo, non nasconderò l'ulteriore imbarazzo che deriva a questo difensore dal meccanismo della acquisizione tout court di atti processuali, realizzati, acquisiti o svolti dinanzi ad un Giudice diverso da voi, relativamente ad una posizione che non è quella degli odierni imputati. In parole povere è un problema che più volte ci siamo trovati ad affrontare, e con riferimento a questo specifico problema. Poiché questo difensore di parte civile non vorrà mai sentirsi dire che questo processo sia stato preconfezionato in altra sede, laddove la Corte ritenga di assumere autonomamente e genuinamente quei mezzi di prova, ancorché sfogati dinanzi ad un'altra Autorità Giudiziaria, troverà il pieno ed assoluto consenso di questa parte civile. Ma in questi limiti. Non certo - ripeto e sottolineo - per inseguire ipotesi che non fanno parte del devoluto, che non fanno parte dell'accertamento che a questa Corte viene richiesto e viene demandato dal nostro ordinamento processuale e sostanziale. Con questi limiti e con questa dichiarazione, questa parte civile non può che concordare con le richieste formulate dal signor Pubblico Ministero. Propone fin d'ora un'opposizione a quelle richieste tendenti ad estendere il campo di indagine a fatti non oggetto della attuale proposizione accusatoria, sia che esse vengano formulati dalla difesa degli imputati, nel comprensibile tentativo difensivo di estendere l'indagine ad un campo ancora più vasto, sia che essi vengano formulati da parti civili che probabilmente non credono nella proposizione accusatoria formulata dal Pubblico Ministero, ma a quella devono adeguarsi. Perché di quello oggi si discute e di quello oggi è chiamata a decidere questa Corte di Assise, costituita in nome del popolo italiano. Per questi motivi, questo difensore concorda e fa proprie le richieste di prova formulate dal signor Pubblico Ministero con opposizione a tutte quelle richieste di prove formulate sia dalle difese degli imputati, sia da difese di parte civile che non abbiano attinenza con i fatti reato e con l'oggetto dell'accertamento devoluto a questa Corte di Assise. Grazie.
Presidente: Bene. Chi altro? 
(voce fuori microfono)
Presidente: Per la parte civile c'è l'avvocato Santoni che parlerà domani mattina. Ora avvocato Zanobini, va bene?
A.Z.: Sì.
Presidente: Avvocato Zanobini.
A.Z.: Avvocato Zanobini per l'imputato avvocato Corsi. Signor Presidente e signori della Corte, questa difesa vuole provare la assoluta non responsabilità dell'avvocato Corsi, in ordine al reato a lui contestato dal Pubblico Ministero di favoreggiamento. E lo vuole provare con la assoluta mancanza di motivo alcuno, di interesse alcuno. Lo vuole provare con il tipo di conoscenze e di rapporti che il malcapitato avvocato Corsi, quale legale conosciutissimo in San Casciano, aveva con i protagonisti principali di questo processo, vale a dire con Vanni Mario e con Lotti. È per questo che questo difensore ha depositato nei termini una lista testi di tre, avrebbe potuto portare tutto il paese, ma ha inteso indicare tre testimoni, che sono suoi paesani, e sono paesani di Vanni Mario e di Lotti - quali persone nate e cresciute e sempre vissute in San Casciano; chef quindi, da lunghissimo tempo hanno avuto rapporti di conoscenza e di frequentazione sia con l'avvocato Alberto Corsi, che con Vanni Mario che possano riferire circa i rapporti fra questi ultimi. In particolare il tipo e il grado di conoscenza e di frequentazione di questi ultimi. Perché voi avete visto dagli atti, che sono già stati acquisiti, che si è detto vi sarebbe stato un rapporto di amicizia intima fra l'avvocato Corsi e il Vanni Mario. Quindi questo potrebbe essere uno dei motivi per cui il mio assistito avrebbe voluto aiutare, avrebbe voluto favorire quest'ultimo. Ecco, questo noi vogliamo provare che, in realtà, non è mai esistito. Abbiamo chiesto anche - ma credo che questo sia superato perché mi sembra che questa acquisizione sia stata ampiamente già a voi richiesta sia da parte del Pubblico Ministero che da parte del difensore di Vanni Mario - anche la acquisizione agli atti delle prove assunte nel procedimento presso la Corte di Assise di Firenze a carico di Pacciani Pietro; e per quel che riguarda la posizione del mio assistito relative, in particolare, alle dichiarazioni di Vanni Mario in quel processo e di Nesi Lorenzo in quel processo. Voi ricorderete che noi siamo solo ed esclusivamente qui per questa famigerata lettera. Ecco, le dichiarazioni di Pacciani e di Vanni e di Nesi in ordine a questa lettera, già in quella sede, credo che debbano essere prese in considerazione per tutte quelle discrepanze, contraddizioni, per quel che riguarda l'attendibilità di chi di questa lettera ha parlato in questo procedimento. Sempre allo scopo di dimostrare l'assoluta estraneità dell'avvocato Corsi, questo difensore, quindi, oltre all'ammissione della prova testi di cui alla lista e di cui vi ho ora parlato, chiede l'esame dell'imputato, avvocato Corsi; nonché di tutti gli altri imputati; nonché poi ovviamente il controesame di tutti quelli che sono i testimoni di cui altri hanno richiesto l'ammissione. E oltre naturalmente anche al controesame dei consulenti tecnici, pure, di cui è stata chiesta la ammissione. Io non ho altro da aggiungere, se non per quel che riguarda la richiesta di prova in ordine alla posizione del mio assistito formulata dal Pubblico Ministero e di cui la Corte sicuramente ricorderà a proposito delle osservazioni che il Pubblico Ministero ha fatto su questo punto nella sua relazione. Che il Pubblico Ministero ci indichi e ci indichi perché io possa essere messo in grado di contrastare con la cosiddetta prova a discarico su quali circostanze, quali nominativi e su quali circostanze i testi da lui indicati, tipo per esempio i due Ricci, la Bartalesi, il Bartalesi, eccetera, dovrebbero essere rilevanti in ordine alla posizione processuale del mio assistito. Perché io questo non l'ho capito e non riesco, anche a rileggerlo, a capirlo dalla lista testi. E quindi io gradirei che questa precisazione fosse fornita, perché così poi io posso dire e posso evidentemente replicare in ordine alla ammissibilità, in ordine alle circostanze precise e determinate sulle quali questi testi, per quel che riguarda il mio assistito, dovranno testimoniare. Non ho altro da aggiungere.

0 commenti: