giovedì 27 giugno 2013

Filippa Nicoletti - Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 03 luglio 1997 - Sesta parte

Segue dalla quinta parte.

P.M.: Senta, io le mostrerei un disegno fatto da una persona, uno schizzo fatto male della casa di via Faltignano. Lei mi vuol vedere se la riconosce? È un disegno fatto dal Galli, per l'esattezza.
F.N.: Sì, sì.
P.M.: Possiamo mostrare quel disegno?
(voce fuori microfono)
P.M.: No, forse è meglio lì, così indica... Grazie.
(voce fuori microfono)
P.M.: È effettivamente uno schizzo di difficile comprensione, però lei riesce a capire se era la casa... Cioè, ci può descrivere la casa? Come si entrava.
F.N.: Qui c'era la scala, si saliva; lì c'era la cucina, poi c'era la camera da letto...
P.M.: La cucina era subito entrando dalla scala.
F.N.: Sì.
P.M.: Di fronte, sulla destra, c'era la cucina, c'era un lavello, c'era qualcosa?
F.N.: No, in fondo c'era...
P.M.: È quello indicato in alto a destra?
F.N.: Sì, lì c'era il lavandino.
P.M.: Bene.
F.N.: E poi c'era un gabinetto.
P.M.: Bene. La camera dov'era, rispetto alla porta d'ingresso?
F.N.: Sulla sinistra.
P.M.: È quella che è indicata....
F.N.: Sì.
P.M.: E il letto dov'era? Ecco, dov'è...
F.N.: Il letto, quando sono andata via io, era messo di qua. Poi, dopo che sono andata via io, l'hanno messo di quest'altra parte, lì:
P.M.: Ecco. E la porta? Era accanto al letto, praticamente.
F.N.: Sì.
P.M.: Senta, e oltre questa camera c'era un'altra stanza?
F.N.: C'era un'altra stanza, che era in fondo.
P.M.: E' quella lì?
F.N.: C'era un lettino, c'era un armadio vecchio, c'era di tutto; c'erano damigiane di vino...
P.M.: Lo scrittoio, qualcosa, un tavolino?
F.N.: No, non ce l'ho visto.
P.M.: Non ce l'ha visto.
F.N.: Finché c'ero io no.
P.M.: Senta, quando lei ha frequentato quella casa - sia perché ci abitava, sia perché è andata dopo a trovare Indovino - ha mai trovato, in casa, segni di attività di magie, candele, cose di questo genere?
F.N.: Ma io, candele non ho visto niente.
P.M.: No. Cose simili?
F.N.: No, roba di magia non ho visto.
P.M.: Cartelli con numeri e lettere, quelli che si usano per fare questo tipo di attività? Su una parte solo lettere dell'alfabeto, su un'altra parte numeri, al centro scritte "Sì" o "No". Cose di questo genere le ha mai viste?
F.N.: Magari che le ho viste, ma non mi ricordo proprio.
P.M.: Forse stava dicendo che l'ha viste.
F.N.: No, no. Io non c'ho niente da nascondere.
P.M.: Ecco, lei dice, le pare, ma...
F.N.: Ma quel fatto che scriveva l'alfabetico ce l'aveva anche quand'era in carcere che mi aveva fatto uno schizzo anche a me, 'Nicoletti Filippa', poi ci aveva messo tante parole, non so che...
P.M.: Ecco, volevo arrivare proprio a quello.
F.N.: Eh.
P.M.: Lei ricorda che dal carcere le scrisse una cosa in particolare di questo tipo?
F.N.: Sì, che diceva... Ma ora non me lo ricordo, comunque con la "N" ci faceva un articolo con la "Fi"...
P.M.: Le posso leggere...
F.N.: Affettuosa, una cosa del genere.
P.M.: Le posso leggere cosa ha detto?
F.N.: Sì, sì.
P.M.: Forse era più dettagliato.
F.N.: Sì.
P.M.: Lei dice, a proposito di Manuelito: "L'ho conosciuto, era uno che stava dalle parti di piazza San Marco, faceva il mago. Sono stata una volta a casa sua, mi ci ha portato Salvatore".
F.N.: Sì.
P.M.: E' così?
F.N.: Sì.
P.M.: Dice: "Dall'84 non l'ho più rivisto. Salvatore l'aveva conosciuto nel carcere di Firenze nell'81. Ricordo, inoltre, che quando era in carcere Salvatore ini scriveva dicendo che si era messo a studiare psicologia e che era in grado di fare una specie di scheda con le iniziali dei nomi delle persone", è così? "Me l'ha fatto anche a me ed è riportato in una delle lettere che mi sono state sequestrate. Diceva che con questo metodo ricavava il carattere delle persone e mi invitava a mandargli i nomi delle persone da me conosciute", è così?
F.N.: Sì.
P.M.: "Non so se, essendo in carcere insieme, queste cose le avesse imparate da Manuelito". È così.
F.N.: Sì.
P.M.: Quindi lei ricorda un cartello di questo tipo, con le lettere, che può servire a questo, o sono due cose diverse?
F.N.: Io non mi ricordo.
P.M.: Non si ricorda. Sa se in via di Faltignano, prima o dopo, a qualcuna di queste ragazze che venivano faceva le carte, faceva i tarocchi, queste cose qua?
F.N.: Non lo so.
P.M.: C'erano mazzi di carte in casa di via Faltignano?
F.N.: Sì, per giocare, sì; parecchi. Ci giocava questo Luciano, con questa Grazia, giocavano sempre. Quando arrivavo lì, magari ce li trovavo, avevano fatto una spaghettata, poi si mettevano a giocare. Giocavano a Scala 40. Le carte c'erano, sì.
P.M.: Ma con queste carte ha visto se questa Grazia, come ha riferito qualcuno, faceva le carte, non intese come carte da gioco, a qualcuno?
F.N.: Non lo so.
P.M.: Prediceva il futuro, non so che si fa con...
F.N.: No, no.
P.M.: Non lo sa.
F.N.: Non lo so.
P.M.: Il Pucci Fernando lo conosce?
F.N.: L'ho visto una volta col Lotti, che è venuto a casa mia.
P.M.: Cosa sono venuti a fare?
F.N.: Ah, non lo so. Era un pomeriggio, loro han detto che si trovavano a passare.
P.M.: Son venuti a trovarla?
F.N.: Sì.
P.M.: Le hanno parlato di qualcosa?
F.N.: No.
P.M.: Sicura?
F.N.: Sicurissima. Ci avevo anche un amico a casa, che ora è morto. Li ho mandati a comprare della roba, hanno mangiato, hanno bevuto e poi sono andati via.
P.M.: Ha mai parlato con il Lotti, per telefono, del fatto che lui potesse essere coinvolto in qualche modo nei fatti poi addebitati...
F.N.: Ultimamente, è stato anche l'anno scorso, sì nel '96, che mi ha telefonato dicendo che l'avevano interrogato e mi diceva: io, la mia risposta era quella di dire la verità, se lui sapeva poteva, doveva parlare, doveva dire la verità.
P.M.: Lui le ha fatto capire che sapeva qualcosa?
F.N.: No, se avessi saputo io, mi avesse fatto capire che sapevo qualcosa, ero la prima a andare alla Questura a denunciare anche a lui.
P.M.: Lui le ha mai parlato del fatto che lui era, la sera dell'omicidio di Scopeti, con la sua macchina lì?
F.N.: No.
P.M.: Per telefono, successivamente, ne avete parlato?
F.N.: No, non me ne ha parlato mai.
P.M.: Lei ha avuto questo sospetto?
F.N.: Io?
P.M.: Sì.
F.N.: No, non mi è passato; però vedevo il Lotti in cinque, sei mesi, dal '95 - sì è stato nel ' 95 l'ultima volta che è venuto a casa mia - lo vedevo un po' più strano. Non guardava in faccia come parlava una volta; prima ti parlava in faccia. A parte che io, il Lotti, non lo capisco tanto bene nel parlare, perché lui parla fiorentino fiorentino, io... E quel poco che intendevo glielo facevo ripetere più di una volta.
P.M.: Ha sospettato qualcosa, lei, Filippa?
F.N.: Ma che lo vedevo un po ' strano, lo vedevo un po' più cupo, non lo vedevo più...
P.M.: Rispetto al passato.
F.N.: Rispetto di prima.
P.M.: Questo quando la Polizia lo stava interrogando?
F.N.: Sì.
P.M.: Ecco, e lei di queste cose ha parlato per caso, e ha manifestato i suoi sospetti, con la Ghiribelli?
F.N.: Qualche volta, sì.
P.M.: E avete detto insieme che avevate capito che il Lotti era lì quella sera, o qualcuno aveva detto qualcosa del genere?
F.N.: No, questo no.
P.M.: Ma lei, dal tono di alcune telefonate sembrerebbe così.
F.N.: Con le telefonate? Infatti le è stato contestato e lei ha detto, dice, dunque: "Può essere che commentando con la Gabriella al telefono, io le abbia detto che la Polizia sospettava del Lotti, o meglio che sappia qualcosa il Lotti e che non voglia parlare. Mi è venuta questa idea, perché si sentono tante cose." "Fattole presente che alla Gabriella sarebbe stato detto che la Polizia sospettava del Lotti perché era la sua macchina, perché la sua macchina era stata vista agli Scopeti, dice": "Con chi era lì il Lotti, era con me?" Ricorda di aver fatto questo tipo di discorso?
F.N.: Sì.
P.M.: Chiestole dal P.M. come mai, commentando con la Gabriella, ha fatto riferimento ai sospetti della Polizia, anche dal fatto che la macchina del Lotti sarebbe stata vista agli Scopeti, dice: "È una cosa che ho pensato io".
F.N.: Ho pensato io, sì.
P.M.: Come mai ha pensato questo fatto del Lotti?
F.N.: Ma pensavo, pensavo... dicevano che avevo sentito per telefono, per il televisore...
P.M.: No. Questo è dopo, signora. Lei fa le telefonate prima.
F.N.: Sì.
P.M.: Come mai a lei viene questa sensazione? Perché vede il Lotti cupo, perché le ha fatto qualche discorso in proposito il Lotti?
F.N.: Perché aveva fatto questo discorso che era stato interrogato più di Una volta.
P.M.: Quindi lei dice: successivamente, questo.
F.N.: Sì.
P.M.: Ho capito. Con il Lotti, di fatti specifici di questo tipo non ne ha mai parlato direttamente.
F.N.: No.
P.M.: Però gli ha detto: se sai, parla. Avete fatto questo tipo di discorso e le è sembrato, lei dice, più cupo.
F.N.: Sì.
P.M.: "Più cupo” cosa intende dire: più chiuso?
F.N.: Più chiuso, sì.
P.M.: Aveva paura?
F.N.: Aveva paura, sì.
P.M.: Lei dice, però, a un certo punto le viene contestato questo fatto, ed è esattamente questa la contestazione, le viene detto che varie persone dicono che il Lotti era, quella sera dell'omicidio, in via Scopeti, le viene detto. E che lei, Nicoletti, ha detto che parlando al telefono con la Gabriella, le disse che la Polizia poteva sospettare del Lotti - siamo tutto a livello di sospetti, eh - e che il Lotti sapesse qualche cosa, perché quella sera era passato dagli Scopeti. Le viene chiesto di dire la verità, e lei dice: "Può essere che questo fatto degli Scopeti me l'abbia detto lo stesso Lotti, ma non sono sicura al cento per cento". Io le richiedo: in questo atteggiamento cupo del Lotti, per caso qualche mezza ammissione...
F.N.: No, non l'ha fatta.
P.M.: E allora come mai dice: "Può essere che me l'abbia detto lo stesso Lotti, ma non ne sono sicura al cento per cento"?
F.N.: Può darsi che me l'abbia detto, ma non sono sicura al cento per cento.
P.M.: Benissimo. Questo volevo sapere. Quindi può essere che gliel'abbia detto. Io, allo stato, non ho altre domande, Presidente.

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