lunedì 21 ottobre 2013

Luciano Malatesta - Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 10 luglio 1997 - Prima parte


P.M.: Buongiorno.
Presidente: Senta, vuole essere ripreso dalla telecamera o no?
L.M.: No, no sicuramente, grazie.
Presidente: No, bene. Allora, niente telecamere. Come si chiama: Malatesta Luciano?
L.M.: Sì.
Presidente: Dov'è nato?
L.M.: Xxxxxxx, il XX/XX/XX
Presidente: Residente?
L.M.: Xxxxxxxx.
(voce fuori microfono)
L.M.: Leggo?
(voce fuori microfono) Sì.
L.M.: "Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza."
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, Presidente. Signor Malatesta, che va lavoro fa lei?
L.M.: L'imbianchino.
P.M.: Senta, lei è il figlio di Malatesta Renato, quel signore che morì...
L.M.: Sì.
P.M.: ...impiccato in quella casa di Sambuca?
L.M.: Sì, sì.
P.M.: È anche figlio di Malatesta Sperduto Maria Antonietta?
L.M.: Sì.
P.M.: Lei è anche fratello di Milva Malatesta, quella ragazza...
L.M.: Sì, sì.
P.M.: ...che morì col bambino.
L.M.: Sì, e lo zio del povero bambino.
P.M.: E lei è lo zio del bambino.
L.M.: Sì.
P.M.: Presidente, fatte queste premesse, io vorrei innanzitutto che fossero acquisiti agli atti ex 238 i verbali delle dichiarazioni già rese dal signor Malatesta Luciano, nel procedimento Pacciani. Perché è mia intenzione chiedergli innanzitutto se conferma ciò che disse.
L.M.: Sì, sì, confermo tutto.
P.M.: Sono domande che furono fatte a suo tempo e relative ai rapporti che intervenivano fra la mamma e Pacciani, Vanni e altre persone. Il signor Luciano, in quel dibattimento, spiegò quello che sapeva all'epoca. Oggi vorrei fare la produzione di quegli atti, dato che il Luciano li ha già confermati, e fargli altre domande. Le altre domande sono queste: ci può un attimo dire chi erano, innanzitutto, le persone che frequentavano la casa della Sambuca, dove morì il suo papà.
L.M.: Sì.
P.M.: Lei ci ha detto che venivano spesso, ha raccontato, il Vanni...
L.M.: Sì, sì. che era postino, e poi per altri motivi che, insomma, ho già detto; faceva pressioni sulla mia mamma per avere rapporti sessuali; pressioni psicologiche, insomma e alle volte anche fisiche.
P.M.: Ci può spiegare queste pressioni fisiche?
L.M.: Eh, se qualche volta si rifiutava, insomma, l'ha minacciata, ecco. Che avrebbe detto tutto al mio babbo, avrebbe fatto un casino. A volte, anche, l'ha spintonata.
P.M.: Lei ha visto anche il Pacciani in casa di sua madre?
L.M.: No, Pacciani no; quello no.
P.M.: L'ha saputo da altri, che veniva anche Pacciani?
L.M.: Eh, nel processo, sì. Purtroppo fu... voi me lo diceste.
P.M.: L'ha saputo lì nel processo e poi le è stato detto.
L.M.: Cioè, nel primo interrogatorio, quando mi mostraste le foto delle persone che frequentavano...
P.M.: Poi l'ha detto la sua mamma, quindi non...
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Senta una cosa, io vorrei ora farle ancora una domanda. Le è stata mostrata - possiamo mostrare la foto - e le è stato chiesto se c'erano altre persone che frequentavano...
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Ci può dire chi altri?
L.M.: Sì, sì. Senta, io vidi un programma alla televisione sui compagni, insomma, di questa banda qui, non so come...
P.M.: Di queste persone.
L.M.: Sì, va bene, diciamo così.
P.M.: Un processo un po'...
L.M.: E riconobbi questa persona, questa qui che è nella foto. Era molto più giovane, aveva una macchina grossa...
P.M.: È la foto del Faggi. Lei la riconobbe, scusi, in televisione? Ci può spiegare?
L.M.: Cioè, io riconobbi questa persona che aveva deposto al processo, che aveva un'agendina sulle gambe, mi ricordo.
P.M.: Mentre deponeva.
L.M.: Mentre deponeva. Mi ricordo...
P.M.: Cioè, di sua spontanea volontà, di sua iniziativa riconobbe questa persona.
L.M.: Sì, sì. Lo riconobbi subito, riconobbi l'espressione del viso. Era più giovane, al tempo che frequentava casa nostra.
P.M.: Cioè, lei lo riconobbe, innanzitutto, come persona che frequentava casa vostra.
L.M.: Sì, sì, non mi sbaglio. Il viso lo riconosco, ricordo benissimo.
P.M.: Ci spieghi come frequentava casa vostra.
L.M.: Io l'ho visto con una macchina grossa, scura; ora il tipo non posso essere preciso perché ero piccolo, si parla del '79-80, all'incirca. Mi ricordo che era una macchina grossa, di grossa cilindrata; lui era sempre vestito bene, elegante. E passava di fronte a casa come se volesse spiare qualcosa, cioè come se fosse...
P.M.: Casa sua, scusi, non è su una strada statale, è nell'interno.
L.M.: Sì, sì. Cioè, se viene laggiù, viene obbligatoriamente per veder casa nostra.
P.M.: Ecco. Perché poi c'era il fiume.
L.M.: Sì, sì.
P.M.: C'era...
L.M.: Dopo c'era il fiume. C'era una vecchia draga, ma quella era chiusa da diversi anni. Quindi, se uno passava di lì, veniva o da noi - veniva sicuramente da noi, non c'era versi - o dai nostri vicini. Ma lui passava di fronte a casa mia - ma non una volta, perché il viso me lo ricordo bene - diverse volte, ecco. Ora, non ne sono tanto sicuro, di questo non ne sono sicuro e non ve l'ho detto, perché... però mi sembra anche che mi abbia chiesto della mia mamma, qualche volta. Però questo...
P.M.: È un ricordo.
L.M.: È un ricordo vago.
P.M.: Infatti, lei lo sta dicendo oggi per la prima volta.
L.M.: Sì, sì. È un ricordo vago, gli do il beneficio del dubbio. Mi sembra che mi abbia chiesto della mia mamma.
P.M.: Sì.
L.M.: Lo collego a una richiesta 'se c'era la mia mamma', ecco. Comunque lui è passato diverse volte con questa macchina.
P.M.: Scusi, e questo nuovo ricordo che a lei viene in mente oggi, come le è venuto? Che le è sembrato che le chiedesse...
L.M.: Perché mi sembra di ricordar la voce, anche. Mi sembra di ricordare la voce di quando l'ho sentito parlare; mi sembra anche di averlo sentito parlare. Sicché collego questa cosa al fatto che potesse avermi chiesto della mia mamma, ecco. Mi sembra una cosa del genere.
P.M.: E in che epoca siamo?
L.M.: '79-80.
P.M.: Cioè prima della morte.
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Perché poi veniste via da quella casa.
L.M.: Sì, sì. Gli ultimi tempi che si stava laggiù.
P.M.: E veniva di giorno, di sera?
L.M.: Diverse volte, il pomeriggio. La sera no, la sera io non uscivo; comunque il pomeriggio e la mattina, alle volte. In diverse volte l'ho visto, insomma.
P.M.: Lei ricorda se in queste occasione - se lo ricorda. Ovviamente - c'era anche il Vanni in casa?
L.M.: No, lui l'ho visto sempre da solo, non l'ho mai visto in compagnia. Questa macchina, mi ricordo questa macchina e questa persona vestita elegante...
P.M.: Ma era sempre la stessa macchina o cambiava?
L.M.: No, no.
P.M.: Per quel che ha ricordo lei.
L.M.: Io mi ricordo di questa macchina scura. Ecco, lo collego a questa macchina grossa, scura.
P.M.: Una macchina di grossa cilindrata?
L.M.: Sì, di grossa cilindrata e scura.
P.M.: Una familiare, una macchina normale?
L.M.: Mah...
P.M.: Questo non lo ricorda.
L.M.: Sono sedici anni.
P.M.: Con qualche altro suo familiare ne ha parlato di questa persona?
L.M.: Sì, sì, ci ho provato a chiederlo alla Laura, se si ricordava...
P.M.: A sua sorella.
L.M.: Sì, alla mia sorella Laura, se si ricordava di questa persona. Lei mi ha detto che lei in mente non ce l'aveva. Anche perché lei nell'80 entrò in collegio, quindi con noi...
P.M.: È più piccola sua sorella?
L.M.: Sì, ha cinque anni meno, anzi quattro.
P.M.: Ho capito. Quindi nel '79/'80 quanti anni aveva?
L.M.: Aveva otto o nove anni.
P.M.: Lei, invece?
L.M.: Ne avevo tredici, dodici-tredici.
P.M.: Senta una cosa, dopo la morte di suo padre, o prima, voi siete venuti via da quella casa?
L.M.: Sì, una ventina di giorni prima.
P.M.: Ricorda perché veniste via?
L.M.: Perché la nostra mamma ci portò via in tutta fretta perché era stufa dei continui litigi che accadevano in casa nostra. Va be', l'ambiente, non è che quello fu un episodio isolato, ecco; perché noi, cioè io, da quando mi ricordo qualcosa, ho sempre visto i miei litigare, litigi furibondi.
P.M.: Perché suo padre sapeva di queste frequentazioni della sua mamma?
L.M.: Sì, sì, un po' tutto. Diciamo: incompatibilità di carattere, quella proprio in prima; e poi, dopo, si accusavano reciprocamente di tradirsi, ecco. Poi dopo il mio babbo lo vedevo che tornava, cominciò a bere, sicchè quando beveva era un disastro. Succedeva il finimondo, si può immaginare. Sicché, ecco, non è che mi insospettì quella... secondo me era una cosa naturale che prima o poi doveva succedere e accadde quel giorno lì.
P.M.: Una ventina di giorni prima che morisse.
L.M.: Sì, sì. Era dicembre, era la fine di novembre primi di dicembre.
P.M.: Suo padre è morto il 23 dicembre.
L.M.: Il 23 dicembre, sì.
P.M.: Siamo nell'80, no?
L.M.: Sì.
P.M.: Senta una cosa, lei ricorda se suo padre si era accorto o aveva capito della presenza del Vanni in quella casa? O lui...
L.M.: Cioè, lui, nei litigi, mi ricordo una volta gli disse che, accusava la mia mamma di tradirlo con uno che aveva una macchina bianca.
P.M.: Sì.
L.M.: Ecco, mi ricordo questo, mi ricordo specificatamente di questa cosa. Poi, dopo, erano accuse generiche: 'tu c'hai dei ganzi', qualcosa del genere così, ecco, però erano accuse generiche che si davano a vicenda. non è che ha detto mai: te...
Presidente: Vanni o era il suo babbo che accusava di tradirlo?
L.M.: No, no, era il mio babbo che accusava la mia mamma di tradirlo con uno con una macchina bianca.
Presidente: Va bene. Ci sono, grazie.
P.M.: E questo con la macchina bianca lei non ha capito niente di più?
L.M.: No.
P.M.: Nel processo, poi, la signora ha spiegato...
L.M.: Sì.
P.M.: ... ma è un'altra cosa.
L.M.: Sì, sì. Ho capito.
P.M.: Che c'era una 500 bianca di Pacciani, ma questo è un discorso che è nelle carte. Lei, della presenza di Vanni in casa sua, o di accusa di suo padre a Vanni ne ha mai avuto...
L.M.: No, no. Sul Vanni no.
P.M.: ...conoscenza.
L.M.: No.
P.M.: Lei però l'ha visto in casa.
L.M.: Sì, sì. Diverse volte, ha voglia. L'ho spiegato anche in primo grado.
P.M.: Sì, sì.
L.M.: volte.
P.M.: Sì, sì; ce l'ha spiegato anche oggi, mi sembra. Senta ancora una cosa: poi voi andaste, dice una ventina di giorni prima della morte di suo padre, a stare...
L.M.: In Via Faltignano, a Spedaletto.
P.M.: Che è la casa dove accanto ci stava una persona che si chiama Indovino?
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Eravate proprio accanto di casa?
L.M.: Cioè, era una casa: noi eravamo dal lato opposto della casa e lui era... Cioè, c'è una strada. Ora, senza vedere le foto, è difficile spiegarlo a parole, però eravamo, non vedevamo l'entrata di casa sua, eravamo nel lato opposto.
P.M.: Però era lo stesso edificio.
L.M.: Sì, sì, era il solito edificio, però eravamo nel lato opposto; accanto all'Indovino ci stava un'altra famiglia, che erano i Daverioli, due coniugi anziani di San Casciano. Loro avevano la vista continua su quelle persone che frequentavano Indovino.
P.M.: Lei invece, in questa casa di via Faltignano, che ci va nel dicembre...
L.M.: Nell'80.
P.M.: ... '80 fino a che epoca ha abitato lì?
L.M.: Aprile '83.
P.M.: Quindi tre anni.
L.M.: Tre anni all'incirca, sì.
P.M.: E sua sorella abitava con lei, in quel periodo?
L.M.: Nel momento che ci si tornò non stava con noi, perché stava col Limongi Vincenzo.
P.M.: Quello che poi morto anchè lui.
L.M.: Sì, sì.
P.M.: C'è un sacco di morti... in carcere.
L.M.: Purtroppo. Venne a abitare con noi dopo qualche mese che noi stavamo lì. Mi sembra nei primi mesi dell '81. Insieme al Limongi. Il Limongi sapevo che era stato... era un tipo poco raccomandabile.
P.M.: Va bene, lasciamo questa...
L.M.: Va bene sì.

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