giovedì 5 marzo 2015

Ruggero Perugini - Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 16 gennaio 1998 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.

Ruggero Perugini: E, non so se il professor De Fazio abbia illustrato grossomodo il dato, comunque cosa interessava sapere? Nell'individuazione, sulla base dell'esame di una scena del crimine, se l'assassino che aveva commesso quel delitto è uno psicotico, interessava sapere se quel tipo di personalità, ecco, nel suo comportamento, nella sua vita quotidiana potesse tradire, potesse avere certe costanti di comportamento. Allora, lo psicotico normalmente uccide, non sceglie la vittima, la vittima è vittima del caso: è la persona che apre la porta a quello che passa per la strada. E, in genere, vive vicino al luogo in cui commette il delitto, o lavora vicino al luogo in cui commette il delitto. È una persona che ha allucinazioni, visioni. Tanto, se vuole, ho vasta casistica di riferimento.
Avvocato Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: Lo psicopatico, invece, anche con uno psicopatico non c'è la conoscenza della vittima, però la vittima normalmente è persona che viene scelta in relazione a determinate caratteristiche che possono essere ambientali, fisiche, possono ricordare una persona conosciuta dall'assassino. In genere lo psicopatico impiega molto tempo nella scelta delle vittime, quindi viaggia, quindi avrà una macchina con elevato chilometraggio; in genere seleziona, fa i sopralluoghi, seleziona i luoghi dove scaricherà il cadavere. In genere, questo tipo di delitti, i delitti commessi dallo psicopatico, sono connotati da quello che poi in soldoni si chiama ritualità. Eh, qua dovrei fare un attimino...
Avvocato Filastò: Sì.
Ruggero Perugini: Un attimino una distinzione. Si parla spesso di modus operandi, e si sente parlare spesso anche di firma, d'autore. Nei delitti commessi da psicopatici molto spesso c'è una firma. Che cos'è il modus operandi? Che cos'è la firma? Il "modus operandi" è quel complesso di comportamenti che sono finalizzati al raggiungimento di un risultato. Cioè la persona che vuole andare a rubare in una casa, piglia una scala, la poggia a una finestra, rompe il vetro, entra dentro, ruba e poi se ne riscende per la scala. Il modus operandi può cambiare, perché quella persona potrà imparare a fare una chiave falsa, o troverà per motivi di opportunità più comodo entrare da una porta invece che da una finestra. La "firma", invece, è il complesso di quei comportamenti che non sono finalizzati alla commissione del delitto e, pur tuttavia, vengono posti in atto. Le faccio un caso. Non c'è bisogno... Cioè un assassino pugile, strangolando, colpendo con un colpo contundente, con una pistola, con un coltello, strozzando con le mani: tutti questi modi sono funzionali all'uccisione della vittima. Certamente l'asportazione di una parte del corpo, l'asportazione di indumenti, raccolta di souvenir, la posizionatura del cadavere in atteggiamenti suggestivi, che so?, la legatura dei polsi di un morto: sono tutti comportamenti che non sono finalizzati alla commissione del delitto. Ma per l'autore possono essere importanti. Quindi, tradiscono una sua precisa fantasia. Ecco, quando si parla di delitto rituale, la ritualità è data non dai comportamenti che appartengono al mondo del modus operandi, ma a quelli che appartengono al mondo della sua precisa fantasia.
Avvocato Filastò: E quello che, con riferimento proprio a questo surplus rispetto alla funzionalità del comportamento, si definisce con un termine che credo sia soltanto inglese: overkilling?
Ruggero Perugini: Prego? Overkilling?
Avvocato Filastò: È quello...
Ruggero Perugini: No.
Avvocato Filastò: L'overkilling è qualcosa di diverso ancora?
Ruggero Perugini: Sono stato preso in giro, durante una testimonianza, perché mi son servito di questo termine.
Avvocato Filastò: Eh, va be', ma non c'è altro che questo.
Ruggero Perugini: Le spiego. Esatto.
Avvocato Filastò: Purtroppo, non esiste...
Ruggero Perugini: Il problema è che è difficilmente traducibile. L'"overkilling", significa un eccesso di violenza rispetto al...
Avvocato Filastò: Alla necessità.
Ruggero Perugini: Esatto. Però, vede, non ha nulla a che vedere con la firma.
Avvocato Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: E non ha nulla a che vedere con il modus operandi.
Avvocato Filastò: Con il modus operandi.
Ruggero Perugini: Voglio dire, 1'overkilling significa che magari l'assassino sfoga la sua tensione, molto spesso ci troviamo, spesso, nel caso degli psicotici, di fronte a un assassino che ha paura della vittima, è uno che uccide perché è incapace di interagire normalmente con altri esseri umani. E allora sfoga questa sua paura in un eccesso di violenza. Quindi, invece di dargli due coltellate, gliene dà duecento. Oppure... ecco.
Avvocato Filastò: Benissimo. Allora, scendendo ora sul terreno concreto, lei ha esaminato tutti i delitti, diciamo cosi, della serie che ci riguarda.
Ruggero Perugini: Sì.
Avvocato Filastò: A partire dal 1968?
Ruggero Perugini: A partire dal 1968.
Avvocato Filastò: Dal 1968.
Ruggero Perugini: Diciamo, tutti quelli...
Avvocato Filastò: Sulla base di un collegamento fra questi delitti? E quale era, questo collegamento?
Ruggero Perugini: Il collegamento fra questi delitti: il collegamento oggettivo, ecco. Perché vede, vede avvocato che c'è un dato che è importante e bisogna che io lo dica. Tutto ciò che è ipotesi, tutto ciò che è perizia, tutto ciò che è esperienza: ogni caso è un mondo a sé stante. La ricostruzione di una serie di omicidi è importante, la possibilità di attribuirla alla stessa mano per il semplice motivo che, esattamente come per tutte le attività, chi uccide, più uccide, e meno errori commette, più si specializza, diciamo, impara a non commetterne più. E quindi, la ricostruzione della serie. Però, la ricostruzione della serie, deve essere fatta sulla base di dati oggettivi. In questo caso, avevamo l'esistenza di un'arma che veniva usata. A parte altri particolari, come le amputazioni postmortali, e come la scelta della coppia, come la scelta di certe circostanze di tempo, di luogo, ecco. Però, diciamo, il dato oggettivo, certo, era l'uso della Beretta calibro 22 di quel tipo, con quei segni, quei marchi che si venivano ad accertare sul bossolo e sui proiettili. Quindi, quello era un dato inconfutabile.
Avvocato Filastò: Certo. Lei, fra l'altro, e faccio riferimento a un suo interrogato.. .a un suo esame reso nel corso del processo Pacciani, ha parlato, sia pure, immagino, impropriamente, di questo uso della stessa arma come di una firma. Ora, io volevo chiederle questo. Questo uso che lei fa di questo termine - firma - ha...
Ruggero Perugini: Non ha riferimento con questa definizione.
Avvocato Filastò: No no, a quel concetto che abbiamo esposto prima...
Ruggero Perugini: Sì.
Avvocato Filastò: E' un'altra cosa. Le chiedevo se per caso aveva a che fare con una scelta di carattere volontario da parte di chi usava quella stessa arma; nel senso che ci fosse come, voi intravedeste, lei ha intravisto nell'uso della stessa arma, una scelta volontaria nel senso di qualcuno che usava quell'arma non perché se la ritrovava soltanto quella fra le mani, ma perché voleva usarla.
Ruggero Perugini: Fra le molte...
Avvocato Filastò: E, in qualche modo, firmare. Ecco io, senza che lei abbia detto que...
Ruggero Perugini: In quel senso.
Avvocato Filastò: Intendiamoci.
Ruggero Perugini: In quel senso, sì.
Avvocato Filastò: Però, quell'uso di questo termine mi suggeriva un'idea di questo genere.
Ruggero Perugini: In quel senso, sì.
Avvocato Filastò: In questo senso, sì.
Ruggero Perugini: Ma anche perché, voglio dire, usare la stessa arma può essere...
Avvocato Filastò: Per così lungo tempo, fra l'altro.
Ruggero Perugini: E per lungo tempo. Voglio dire, l'assassino, il killer della malavita organizzata insomma, usa un'arma e poi se ne disfa, insomma, voglio dire.
Avvocato Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: Normalmente. Perché quell'arma è un biglietto da visita, un documento di identità che aiuta gli investigatori ad attribuirgli, nel caso la usasse in altri omicidi, attribuirgli tutti quelli, tutti gli omicidi. Quindi, no?, ha un interesse... Quindi l'impiego della stessa arma per tutti i delitti significa che l'assassino ci si trova bene, che quell'arma fa parte del suo kit per uccidere. Ed è oltretutto, la mancanza dell'arma dalla scena del delitto, è uno dei dati più caratteristici dell'assassino psicopatico, quello organizzato così come lo definiscono gli americani.
Avvocato Filastò: Ecco, dottor Perugini, lei ha fatto delle valutazioni, ha esaminato anche casi similari.
Ruggero Perugini: Sì.
Avvocato Filastò: E la casistica italiana in particolare, non solo toscana.
Ruggero Perugini: Mah, io ho fatto. . .ho fatto una serie di, di... Vede, avvocato, noi ci trovavamo di fronte a delitti che il movente era di difficile accertabilità, o comunque non particolarmente razionale. Cioè delitti in cui l'assassino non conosce la vittima. Io personalmente devo dire che non avevo mai avuto esperienza di questo tipo di delitti, quindi era più che ovvio che cercassi di documentarmi prima di iniziare un'indagine. Però, il dato di realtà era quello che ci ha sempre preoccupato di più, è stato quello che ci ha sempre preoccupato di più. Quindi, al di là di tutte le congetture, le analisi, il supporto cognitivo a livello universitario o meno, che noi abbiamo avuto, sa, e questa è una cosa che sostengono giustamente anche gli americani, quello che conta sono i risultati oggettivi dell'indagini. Cioè diecimila bellissime convincenti teorie, di fronte al dato concreto, se sono in contraddizione, non hanno evidentemente di che essere prese in considerazione. Cioè quello che conta è l'indagine convenzionale, così come viene sviluppata.
Avvocato Filastò: Comunque, ecco, entrando un po' più sul concreto, sulla concretezza delle nostre indagini.
Ruggero Perugini: Sì.
Avvocato Filastò: Con riferimento a questi delitti e lasciando da parte quello del '68.
Ruggero Perugini: Sì.
Avvocato Filastò: Il quale ha avuto una storia a sé, tutta particolare. A partire, dicevo, dal '74, voi faceste anche indagini di tipo vittimologiche? Vale a dire, che riguardavano in particolare le vittime, alla ricerca di possibili legami, rapporti fra le vittime e un eventuale omicida: faceste questi accertamenti, mi immagino.
Ruggero Perugini: Sì. Dunque, la vittimologia è probabilmente la parte, quella con cui inizia un'indagine.
Avvocato Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: È interessante... è importante conoscere chi sono le vittime, e quindi il mondo che le circonda, e anche le caratteristiche se si vuole, il carattere, il temperamento della vittima, per vedere come potrebbe reagire, quale potrà essere l'interazione con l'eventuale aggressore. Ecco, in questo caso, il dato oggettivo molto importante è che la vittima era la coppia. Il fuoco dell'attenzione dell'assassino a noi parve concentrarsi sulla donna, nel senso che l'uomo veniva eliminato come un ostacolo. Ma poi era la donna quella che interessava all'assassino. Però, la donna inserita in una situazione di coppia. Questo ci sembrava abbastanza indicativo di un'esigenza dell'assassino e lasciava supporre l'esistenza di una fantasia precisa ricollegata all'elemento coppia. Quindi ci andammo a guardare tutte, tutte le possibili indagini che avevano...su casi che avevano riguardato coppie. Mi ricordo che studiammo a fondo i delitti di...dei Berkovitz: sono a San...New Jersey, New York. C'era un altro assassino che prendeva a bersaglio le coppie e...
Avvocato Filastò: (voce sovrapposta)
Ruggero Perugini: Ma mai scoperto. Chiamato l'assassino di mezzanotte, del plenilunio. Non so, cioè, avevamo un certo tipo... Però notammo anche che era diverso il comportamento ostentato dall'assassino autore dei delitti del "mostro di Firenze" da quelli commessi da questi autori. E quindi, dopo averli studiati, io personalmente decisi che non avevo tratto nessun riferimento, nessun riferimento utile.
Avvocato Filastò: Ma con riferimento alla casistica italiana non trovaste precedenti.
Ruggero Perugini: No.
Avvocato Filastò: Salvo uno, ovviamente: quello che riguardava Pacciani, nel 1951.
Ruggero Perugini: Diciamo che nella casistica italiana non trovammo precedenti di coppie prese a bersaglio in termini così precisi, così seriali.
Avvocato Filastò: Precisi, cioè a dire, c'è anche...
Ruggero Perugini: C'è stato anche un altro omicidio di una coppia a Lucca negli anni...
Avvocato Filastò: A Lucca.
Ruggero Perugini: Con arma diversa, però.
Avvocato Filastò: Nel 1984 il 23 gennaio.
Ruggero Perugini: Certo, adesso insomma, cioè, voglio dire, ci siamo occupati anche di un omicidio, un duplice omicidio commesso in Francia.
Avvocato Filastò: Sì, andaste anche in Francia.
Ruggero Perugini: Andammo anche in Francia. Insomma, io chiesi ai colleghi tedeschi, britannici, americani, russi, di fornirmi se avevano dati sull'argomento. Mi incontrai con loro anche a Kansas City nel '90, per vedere che cosa ci potesse. . .quale suggerimento pratico potesse essere tratto per le indagini.
Avvocato Filastò: Comunque, cercando di ricavare dalla serie alcuni elementi comuni, uno di questi le apparve quello - glielo chiedo questo anche perché...
Ruggero Perugini: Sì. 

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