lunedì 4 maggio 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 28 gennaio 1998 - Terza parte

Segue dalla seconda parte

Avvocato Filastò: Sono tornato a trovarlo in ospedale il secondo giorno da che lo avevo visto che balbettava, la prima cosa che mi ha detto: 'ho recuperato la parola, sa avvocato? ora parlo, ora parlo, avvocato, ora parlo'. Tutto contento. Poeromo, è naturale che è contento. È ovvio che debba esser contento. E nei confronti dei periti, così come ha detto il professor Barontini, ha tenuto ad enfatizzare questa guarigione, lui. Rispetto all'episodio, invece, di una certa gravità. Lo ha fatto cadere a terra e perdere l'uso della parola e chissà quante altre volte gli era successo prima, una cosa del genere. Certo, noi non lo sappiamo, non sappiamo nulla noi di Vanni. Vanni, chi è? Un vecchietto dormiente, qui, ogni tanto si esprime, degli stereotipi. E di cui si raccontano delle cose. Allora, in presenza di una situazione di questo genere, cui si parla di una persona ipodotata di base congenita, insomma, voglio dire, qui non siamo, Presidente, lei che ha esperienza, giudice a latere, non siamo in presenza della psicopatologia, del borderline, o della sfumatura, di una personalità, un disturbo più o meno paranoide o cose di questo genere. Non... qui non si tratta di sfumature; qui si tratta di sapere se siamo in presenza, entro che limiti, entro che qualità e quantità dello scemo del villaggio, oppure no. Va bene, eh. E se fosse così? E se finora si fosse giudicato una persona di quel genere, come faremmo a uscirvene... come fareste voi a uscirvene da una sentenza che eventualmente gli commina cinque ergastoli? Me lo dite voi? A un mezzo scemo del villaggio, cinque ergastoli? E non credo che questa Corte, da questo punto di vista qui, più consapevole e più - io spero, eh, mi auguro - più rispettosa della norma, che la precedente, se la caverebbe per non fare scalpore di tipo giornalistico, con un ergastolo solo in pendenza della continuazione fra reati che avvengono a distanza di tempo, dall'81 all'85. Cinque sarebbero, eh, dovrebbero essere cinque. E quindi, vedano, ipodotato. Ipodotato può significare anche succube, può significare anche una persona che diventa lo strumento plasmabile nelle mani di qualcuno, del tremendo Pacciani, che lo avrebbe dominato, condotto. E lui, così, come una specie di zombi di automa, dietro, un po' come Lotti. E se invece le parti fossero invertite? E lo zombi fosse Vanni; e Lotti invece quello più consapevole? Un po' come Pucci, l'ultima fase. Sia chiaro, non credo una sillaba di quello che sto dicendo, eh. Detto fra di noi, eh. Per onestà intellettuale, eh, non ci credo per nulla, non ci mancherebbe altro! Però, come si fa a respingere una ipotesi di questo genere? Come fate a non addentrarvi dentro a questa ipotesi? Come fa la vostra coscienza di giudici, ad estrapolare, a respingere sommariamente a priori una ipotesi di questo genere? In presenza di situazioni di questo tipo, in presenza di documentazioni di questo tipo, di periti che vi parlano di ipodotato di fondo, di base resistente. Anche ai fini, se non, non della concessione delle attenuanti, o addirittura quella scriminante ai fini delle attenuanti generiche, la commisurazione della pena, quello che volete. Si impone da questo punto di vista la vostra indagine, questa indagine. Che io proprio vi chiedo, non sto per dire esigo, ma quasi. Sennonché, vedano, il dibattimento ha portato altri elementi per suffragare questa richiesta. E sono, da una parte elementi che riguardano una assenza, una carenza, una indecisione, una situazione di ipotesi ondivaga alla quale, rispetto alla quale, nemmeno la difesa sa come aggrapparsi e come difendersi. E dall'altra, voci, fonti, che si esprimono in un certo modo. Di che si tratta? Da questo dibattimento voi avete capito come la pensa l'accusa sulla motivazione di questi orrendi delitti? Sulle coppie dei fidanzati della provincia di Firenze? O, come in un film di Hitchcock siete in attesa del risvolto finale in cui, alla fine, si spiega come stanno le cose nella requisitoria finale del Pubblico Ministero? Quale di queste due ipotesi è quella reale? La seconda- Siamo qui in attesa, sospesi al filo, o della utilità economica, la vendita a questo fantomatico personaggio di medico tirato fuori all'ultimo momento dal Lotti; oppure della perversione sessuale di persone che agiscono travolte, insieme, congiuntamente, da una stravolgente pulsione di tipo perverso sessuale come per esempio lo ha descritto De Fazio, il professor... il dottor Perugini. L'evidenza dei fatti, oggettività di certi fatti... E qui, capito? da questo punto di vista l'accusa va avanti come le signore dei quartieri bene, nel corridoio, su quei pattini di feltro, no? Un piede qua, un piede là, strusciando, venendo avanti, un po' affannosamente, per la verità. Da una parte, proponendovi i grossi guadagni di queste persone, di Pacciani, di Vanni, di peculi che avrebbero accumulato, non si sa come. Proponendovi un Lotti che vi parla di un personaggio che si ferma nella piazzetta e poi va per incontrare, per acquistare, che Vanni gli ha detto che comprava...
Presidente: Scusi, avvocato, scusi avvocato.
Avvocato Filastò: Sì.
Presidente: Ma queste cose, ora, per ora, è una discussione di merito, che non hanno a che vedere...
Avvocato Filastò: No, non Presidente...
Presidente: ...con l'istanza psichiatrica, eh.
Avvocato Filastò: ...le dico che queste sono cose che ineriscono perfettamente all'istanza che sto facendo. Non c'è una parola di più. Forse ci metto troppo impegno, ci metto troppa atmosfera, è la mia natura, mi dispiace d'esser così. Tante volte cerco di farne a meno, ma non mi riesce proprio, quando mi appassiona una cosa, a me. Però, in realtà, guardi, è proprio veramente tutto funzionale. Dall'altra, invece, appunto, il calcolo: 'hai visto? si fa queste cose per estirpare e poi per vendere'. Dall'altra, la perversione sessuale. Definita tale, perversione. Bah, il…
P.M.: È un perverso, tanto è vero che usava il vibratore'.
Avvocato Filastò: Ma, insomma, accidenti, vero, non ci mancherebbe altro, eh. Se tutti coloro che, dovessero esser considerati tali. Ma quale tipo di perversione? Di che genere? Qui siamo di fronte a un tipo di perversione di un genio specialissimo, particolarissimo, eccezionale, bravissimo, suscettibile di far compiere gesti di questo genere, o di aggregarsi a chi li compie. Ma qui, addirittura, si vuole indicare in Vanni, colui il quale fa poi materialmente le escissioni con questo coltellaccio... E tutto questo? Tutto questo non deve formare oggetto di una perizia? E noi poi abbiamo qui una testimone, quella che abbiamo sentito ieri, questa Sperduto di nome e di fatto, insomma. Che viene a raccontarci tutta una farraginosa storia di una 500 in cui lei viene spogliata, poi si va a guardare, poi... poi lei scappa... Vale uno di quei filmacci di serie zeta, terribili. Ogni tanto, cioè, ci... una produzione orribile ci propina. Senza capo né coda, scollegati da un punto di vista narrativo, che peggio non si può. Comunque/ e il quadro, allora, dovrebbe esser questo, no? Dall'altra parte, dal cotennone economico, il quadro dovrebbe esser questo qua, dovrebbe essere quello della perversione, le messe nere. Vi ricordate? Parlava anche della messa nera, la Sperduto, ieri. La messa nera... sentita, no? Attraverso le voci. Tutte quelle persone, sette voci che si rincorrevano l'un con l'altra facendo chissà che cosa. Insomma... Ma che razza di materiale di prova è questo, per voi? Per il vostro giudizio. Ma che razza di melma è, questa? Fate una perizia, no? Disponete di una perizia collegiale su Mario Vanni e chiedete un quesito specifico. Vogliamo sapere l'atteggiamento sessuale nei confronti del sesso di questa persona, quale sia, quale sia stato; dei suoi rapporti pregressi. Qual è il suo atteggiamento nei confronti delle donne: se di odio, di amore, di ritrosia, di freddezza. Quello che volete, non spetta mica a me indicare i quesiti. Ma all'interno del quesito principale che riguarda la capacità di intendere e di volere esistente o grandemente scemata, poi c'è quest'altro quesito, ovvio, ineludibile anche questo. Ineludibile, perché? Poi ve lo dirà il collega, ci siamo divisi un po' i compiti, proprio perché, per non tediarvi troppo io. Anche sulla base di una giurisprudenza. Perché è il tipo di reato che lo richiede, sono i fatti oggettivi che vi chiedono di fare un accertamento di questa natura. Quindi, ecco, mi pare che di ragioni di averne dette più che a sufficienza, ove potevo. Certamente, voglio dire, io ho cercato qui, ma non mi è riuscito di trovarlo, a un certo punto sulla contestazione fatta al professor Barontini, il professor Barontini me lo ha detto chiaro e tondo: 'o avvocato, ma lei, che vuole da me?', mi ha detto. Vi ricordate, vero? Io non l'ho trovato, qui. Perché l'ho avuto, quant'è, mezzora fa, questo atto. E insomma, ha detto: 'che vuole da me, avvocato. Non ci è mica stato chiesto il quesito sulla capacità di intendere e di volere, a noi. Non facevamo mica la perizia psichiatrica su questo quesito, noi'. Lasciando intendere che, se il quesito fosse stato quello, ben altri sarebbero stati gli approfondimenti, e ben altri qualmente i risultati della loro indagine e della loro conclusione. A questo punto del processo, come dicevo prima, situazione di prova che è quella che è. Io, queste cose le dico proprio, fra l'altro, io il Vanni non lo conosco, capite? Ma veramente, eh. Io vorrei che la Corte apprezzasse anche, come dire... Ma no, diciamolo chiaro, l'onestà intellettuale di questo difensore. Che questo difensore non lo sa mica se poi da una perizia, che poi: altro che, se questo è un perverso, eccome. Accidenti ha fatto questo, quest'altro, abbiamo accertato che, fatti dei test specifici su questo punto... Perché ci sono dei test specifici che si possono fare e vedere, controllare. Altro che mite, è un violento, è così e cosà... E chi me lo dice a me, che in questo momento io non sto scavando la fossa al mio cliente? Ma siccome io credo che quei dentro, in questo processo, ho tenuto l'atteggiamento di un certo tipo fin dall'inizio, che era quello cognitivo, Giudici, di venirne a capo di questo caso, di cercare di capire al di là e al di fuori di ogni pista o contropista. E così, penso di andare avanti. E dentro di me la mia coscienza è tranquilla, anche dal punto di vista del mio rappresentato. Presidente, io poi ho anche altre istanze, ma a questo punto vorrei fermarmi qui e lasciare la parola al collega su questo punto, perché...
Presidente: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Sì, va bene. Allora dopo che ha parlato l'avvocato Mazzeo, dopo riprendo io per le altre istanze. 
Avvocato Mazzeo: Signori, se c'è una cosa sulla quale mi pare che tutti possiamo essere d'accordo, compreso il Pubblico Ministero - ed è tutto dire che, per una volta, sia d'accordo con la difesa - è che voi vi state occupando di delitti la cui eccezionalità non ha bisogno di commenti. Sono delitti singolari, forse i più gravi di cui la nostra cronaca degli ultimi decenni, per non dire di questo secolo, si è dovuta occupare. Su questo siamo tutti d'accordo. E, quindi, da che cosa sono connotati questi delitti? Partiamo dal fatto, da dati pacifici, oggettivi, su cui non ci può essere la divisione in quattro del capello, o ci debba essere da fare il "dottor sottile". Sono delitti eccezionali, di una straordinaria ferocia. Almeno su questo, mi pare che siamo tutti d'accordo. Questo è il primo dato che emerge. Lampante. Guardate le foto delle perizie medico legali; se mai qualcuno avesse ancora dei dubbi e lo stomaco sufficientemente forte. E beh, di fronte a fattispecie di questo genere, il collega non ha sollecitato nient' altro che quello che è obbligatorio, vorrei dire, prima di tutto per le vostre coscienze di Giudici. Perché, quando sarete là dentro, se l'esigenza di capire con chi abbiamo a che fare viene manifestata dalla difesa, che in fondo svolge un ruolo, appunto, di difesa, a maggior ragione per voi deve essere un problema, perché siete voi quelli che devono decidere, alla fine; di conoscere la persona con cui avete a che fare rapportandola a questa vicenda, all'enormità di questi fatti, alla ferocia di questi delitti. E siccome la Giurisprudenza, ovviamente, non è la prima volta che si occupa di fatti analoghi, quantomeno, dice che ci si comporta in questo modo in casi del genere: "Se è vero che la ferocia con la quale è stato commesso un delitto non sempre è di per sé espressione di infermità mentale, non può tuttavia porsi in dubbio che l'accanirsi inumano contro una vittima debole, indifesa, che non reagisce" - vi tornano in mente, no, dopo tutta l'istruttoria che si è fatto, le modalità dei fatti, eccetera -"costituisce, quanto meno, un grave indizio che lo shock nervoso scatenatosi nel soggetto sia espressione di un sottostrato psicologico abnorme, che rende" - attenzione - "necessaria un'indagine sullo stato mentale dell'imputato". Cassazione, vedo qui, 10 aprile '63. Cassazione Penale Massimario 63 876. Non c'è bisogno di andare molto lontano, a questo punto, per rendersi conto che - ripeto, prima di tutto per un'esigenza di vostra coscienza di magistrati, giudici, che devono decidere; noi non si decide, voi sì - non si può prescindere da questo fatto. Ma perché l'evidenza è così palmare, come si dice con linguaggio curiale, che non ha bisogno di particolari commenti. L'enormità del fatto è tale che si impone, la abnormità - l'abnormità, non l'enormità, del fatto - come emerge da un impatto visivo, vorrei dire, del fatto e tale che si impone una analisi sulla psiche di colui che viene accusato di essere autore o coautore di questi fatti. Basta, il sillogismo è tutto qui. D'altra parte non si può andare avanti con affermazioni di tipo generico come quelle che ha fatto il Pubblico Ministero in sede di esposizione preliminare e che ha ribadito proprio nella sua memoria del 23 dicembre, iscritta agli atti, conviene rileggerla, forse. Laddove parla genericamente di "perversione". Ora, che significa perversione? Se c'è perversione bisogna capire se questa perversione è tale da influire sulla capacità di intendere e di volere dell'accusato e in che misura influisce. Ma ce lo dice lo stesso rappresentante dell'accusa: parla continuamente di perversione. Addirittura, uno dei motivi per cui si è opposto alla concessione della misura alternativa - parlo di cose recenti, quindi le ricordiamo tutti - era proprio battere sul concetto di perversione. Rileggiamolo, ha scritto. Verba volant, no, si dice. Siccome, lo dico per i giudici non togati, mi pare evidente che: se il soggetto che è accusato di un fatto, non era capace di intendere e di volere al momento del fatto questo soggetto non è punibile; ovvero se era relativamente capace di intendere e di volere la pena deve essere proporzionalmente ridotta, è inevitabile che ci si occupi di quest'aspetto. Perché la stessa accusa ci parla di perversione. La stessa accusa, io ho cronometrato, interroga il Lotti per ventidue minuti, signori - perché poi ci sono le trascrizioni dei verbali - sulle abitudini sessuali del Vanni; sul fatto che avesse delle abitudini più o meno contronatura, giudizi che poi lasciano il tempo che trovano; su determinati oggetti del Vanni di cui adesso sappiamo tutto. Allora uno si chiede: perché? Perché si trattiene il teste d'accusa - pardon, il correo - dico, per ventidue minuti su argomenti di questo genere? per lasciarli poi sospesi, anche sotto un profilo di motivazione comportamentale. Il collega diceva: ma insomma, la direzione dell'azione qual era, verso un fine di tipo economico o verso uno sfogo - ricordiamo la competitissima esposizione del dottor Perugini - di natura schizofrenica? Perché la parola che è stata usata dal dottor Perugini è questa. "La schizofrenia" - dice, sempre la Giurisprudenza della Suprema Corte - "è un processo di dissociazione psichica che tende alla demenza. Il pensiero non si armonizza più con l'azione, secondo quelli che sonno considerati i consueti legami logici. Una delle caratteristiche più note..." Io suggerirei di tener presente proprio quello che ci ha dichiarato il dottor Perugini, perché sotto questo profilo rimane validissima la sua indagine, anche se poi dopo è stata proseguita; ma sotto il profilo, cioè, della personalità dell'autore o degli autori: "Una delle caratteristiche più note, oltre l'esecuzione del delitto a freddo, senza alcuna nota sentimentale, né segno di dispiacere o di pentimento, è la mancanza di affettività; in particolare verso gli stessi congiunti" - va be' -"nonché la presenza di allucinazioni che non mancano mai." 
Segue... 

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