venerdì 12 giugno 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 23 febbraio 1998 - Undicesima parte

Segue dalla decima parte

P.M.: È un'omertà tipicamente compatibile con altre situazioni geografiche, non certo con San Casciano. È inspiegabile, o è spiegabile soltanto nei limiti e nei termini che io ho cercato di indicarvi. Questo Zanieri va letto in questi esatti termini. Le sue parziali reticenze, il suo chiamare, a riscontro ulteriore di se stesso, gli altri che erano in quel bar è la dimostrazione. E nessuno si... prende il coraggio. Lo Zanieri, onestamente da solo, perché era fra coloro che frequentavano quel bar e quindi fu chiamato per questo motivo. Però, per quello che interessa come elemento obiettivo, è persona che ha chiaramente dato un riscontro secco a quell'accenno, al fatto che nel bar di San Casciano, quello frequentato da questi personaggi che girano intorno a questo processo, si era parlato del fatto che Lotti quella sera era passato di lì. E è un riscontro oggettivo che da San Casciano è l'unico che è venuto in maniera, così, secca e puntuale. È amaro, perché noi sappiamo che in questo contesto quanti altri avventori potrebbero darci, non certo elementi... averci dato, a questo punto, elementi di riscontro. Ma sicuramente un po' di maggiore collaborazione alla Polizia di Stato, ai Carabinieri che facevano queste indagini la potevano dare e da quella ristretta cerchia di amici di questi signori non è venuto granché. Si è dovuto aspettare Lotti e Pucci, Ghiribelli e Galli, per sdipanare questa matassa di fatti e di circostanze che era sulla punta della lingua di tanti. Allora, vedete come tutta questa ricostruzione, che è oggettivamente provata, da quelle perizie che abbiamo detto per quanto riguarda l'85, anche dei riscontri ai discorsi di Lotti, molto puntuali, secchi, in testimonianze dell'epoca. Identica la situazione per quello che riguarda il 1984. E, per quanto riguarda il 1984, omicidio di Vicchio, è ancora più puntuale; è sempre una situazione analoga. E voi avete presente le due testimonianze fondamentali a riscontro di Lotti: quelle che hanno fatto smuovere il Lotti stesso. È la Nicoletti. La Nicoletti Filippa, la quale ci descrive questo suo rapporto strano, un po' con Vanni, rarissimo, una sola volta - lo dice lo stesso Vanni - non è lì, ma è persona che conosce loro. Questo suo rapporto con Lotti, con Indovino, che ha il valore, in questo processo, a cui gli abbiamo volutamente dato indicazioni non oltre quello che era possibile dargli, la Nicoletti Filippa, senza poi riuscirci a spiegare perché - perché ancora io non l'ho capito - si fa portare volontariamente, consciamente o no, a fare l'amore proprio in quella piazzola dove, poco tempo dopo, verrà ammazzata la coppia nella Panda. È di una stranezza paurosa, che questa donna vada con il Lotti a fare l'amore così lontano da San Casciano, proprio in quel posto, in quello stesso tre metri di terreno, con la macchina posta nella identica posizione. Però, la Nicoletti, dobbiamo riconoscerle, che ha apertamente riconosciuto il posto, indicato nel sopralluogo la macchina. Ha detto: 'sì, ci andammo, mi ci portò lui. abbiamo fatto l'amore lì'. È un dato obiettivo. Se il Lotti con questa scusa, come poi ci ha detto, era un mezzo per andare un po' a vedere il posto, è una ipotesi più che credibile. Era un modo, per il Lotti, per andare un po' a sindacare la zona, a vedere poi come si poteva, in quella zona, andare avanti nella ricerca di una coppia da ammazzare. Ma è pacifico che, con la Nicoletti, sono andati proprio lì. Voi pensate, un Lotti e una Nicoletti che possono un giorno avere l'interesse, la voglia, di stare un po' insieme in macchina, su tutti i posti nei pressi di San Casciano, o anche della provincia di Firenze, in cui si può andare a - come si dice -imboscarsi, infrattarsi, tutte quelle belle parole lì, scelgono quello dove poi avviene l'omicidio. E la macchina è messa nella stessa identica posizione. A noi ci basta solo il dato oggettivo per dire che il Lotti, il posto, lo conosceva. E quando ci dice: 'sì, avevo fatto qualche sopralluogo, anche con Pucci', dice la verità. E Pucci, puntuale, risponde di suo. Anzi, è Pucci che lo dice prima: 'sì, è vero, è vero'. "Pochi giorni prima dell'omicidio, un pomeriggio tardi, Lotti mi portò a quella piazzola, vedemmo la tenda e i due che facevano l'amore." ‘Abbiamo discusso a lungo: era buio, era ancora giorno, cosa avete fatto, che strada avete fatto...’, ma l'importanza, anche lì, capito? E un Pucci che ci racconta quello che ricorda, in un posto dove non è mai stato, se non un posto perché ce lo hanno portato. Un posto di cui poi hanno parlato, in quello dell'omicidio che è avvenuto. Pucci ci terrà a precisare: 'la coppia che abbiamo visto noi, non erano ancora morti. Fu prima. Io che ne so di quei nomi?' Comunque è un fortissimo elemento a riscontro; un elemento testimoniale a riscontro del Lotti. Pucci è stato portato anche sul posto, è stato fatto un sopralluogo. Si dà atto nel verbale di sopralluogo, secondo me è indicativo molto anche della personalità del Pucci, che Pucci più volte, con i piedi in quel posto, strusciava sul terreno coi sassi e fece capire che lui aveva difficoltà a riconoscerlo, perché la ghiaia era stata posta dopo. Quando c'era stato lui, la ghiaia non c'era, c'era erba. Basta vedere le fotografie prima, o dopo, ha ragione proprio Pucci. Quindi, nel momento in cui lui ha difficoltà a riconoscere il punto in terra, è perché c'è la ghiaia, è stata messa da coloro che poi hanno voluto fare di quel luogo un luogo in cui è necessario ricordare cosa è avvenuto. Ma quando ci andò Pucci, la situazione era diversa, quindi, vedendoci la ghiaia, Pucci era un attimino titubante. Guardate quanto è credibile questo teste. Lui ricorda che è in modo diverso, ricorda la fisionomia dei posti cambiati. È la cosa che gli viene subito da mettere in evidenza, soprattutto a se stesso, perché c'è la ghiaia in terra. Vorrei ancora ricordare quelle testimonianze secondo me proprio tranquille, altrettanto tranquille, che riguardano la testimonianza dei signori Caini e Martelli. Sono testimonianze, quelle dei signori Caini e Martelli, non solo importanti perché ci danno una prova che quelle due macchine, la Ford Fiesta davanti e la FIAT . 128 dietro, quella notte passarono dalla collina sopra il luogo della piazzola degli Scopeti, da San Martino a Scopeto, ma sono testimonianze talmente genuine e di persone terze, che poi ci fanno vedere la notte come si svolsero quei fatti e cosa videro. Voi lo ricordate, ne parlo fra un attimo. Volevo solo farvi presente come, nei confronti di questi signori: Caini e Martelli, forse abbiamo, non solo un debito di verità, un debito nel senso che dobbiamo credergli perché sono persone genuine, ma perché sono persone che hanno fatto di tutto. Si sono presentate da sole, spontaneamente. Noi siamo in contraddizione - e parlo del P.M. e della Polizia - quando chiediamo la collaborazione dei cittadini, E poi si presentano un Caini e un Martelli; per fare un verbale ci mettiamo un anno. Sì, è vero, è colpa nostra. Non li abbiamo creduti a sufficienza. Ma non perché era il loro racconto, è perché, nella dinamica delle indagini, non sempre si fanno verbali subito. E cosa abbiamo fatto? A un primo racconto che questi signori fecero a me personalmente, io, occupato in un'altra vicenda processuale, gli chiesi di fare un verbale dalla Polizia. Non mi misi lì. Colpa mia, perché loro vennero, vennero subito a farlo. Non mi misi a stendere un verbale, feci, gli indicai di portarsi dalla Polizia. E loro erano persone che si sono portate avanti, si sono fatte avanti da sole, non avevano nessun interesse a raccontarci. Era un epoca in cui noi, di quella circostanza di quella notte, non si sapeva nulla finché non l'ha detta Lotti. Però abbiamo avuto quella esitazione di tempo a verbalizzarla che non ha niente a che vedere con la volontà di testimoniare di questi signori. Questa è una realtà. Caini e Martelli sono persone che si presentarono spontaneamente a me dicendomi questa circostanza. E io non feci un verbale perché ero occupato in un'altra cosa. Poi, forse, bisognava subito andare a fare un sopralluogo con i signori Caini e Martelli. Puntualmente, professionalmente, una volta incaricato il dirigente della Squadra Mobile, dottor Giuttari, ha fatto il sopralluogo, abbiamo fatto il sopralluogo insieme, per bene. E i signori Caini e Martelli ci hanno proprio dimostrato cosa avevano visto e hanno dato un riscontro puntuale alla via di fuga di quella notte. Cosa dissero? "La sera del delitto dell'84, nei pressi di una fonte dove andavamo a prendere l'acqua, incrociammo due auto che venivano verso Dicomano a forte velocità; alzavano polvere. Le notammo perché era una strada in genere poco frequentata, perché quegli autisti procedevano a forte velocità. Ci sembrò strano." E ci sono le foto del sopralluogo, ci sono le cartine di quel sopralluogo. Avete voi avuto la possibilità di verificare esattamente il punto dove loro videro le due macchine, una dietro l'altra, e che sono le macchine che passarono in quell'orario, uniche in quella notte, davanti alla fonte, su quel ponticello, dove Lotti aveva raccontato di essere passato quella notte. Capendo o non capendo esattamente di dove si passava, ma seguendo l'auto di Pacciani. Ed è chiaro che quella strada da loro percorsa, voi vi ricordate, avete visto la cartina, è una strada sulla montagna che consente di evitare di fare la provinciale Sagginalese, andando verso Firenze da Dicomano, anziché verso Vicchio, dalla piazzola. È una strada che è proprio a monte del luogo dove è avvenuto l'omicidio che, per una ragione che poi vedremo quale può essere, pensarono gli autori di non percorrere per paura di essere forse visti, forse identificati. Sicuramente fu Pacciani a decidere di fare quella strada. E Lotti, puntualmente, nel suo sopralluogo, l'ha descritta: piazzola omicidio, a sinistra, indietro verso Vicchio, subito dopo a sinistra verso la fattoria La Rena. Dalla fattoria La Rena, all'epoca, si poteva andare - ce lo ha detto il maresciallo Polito di Vicchio - e si arrivava a San Martino a Scopeto, la fonte, e poi si ritornava giù-giù, di nuovo, scendendo in basso, verso la strada Sagginalese che andava verso Dicomano. "Noi vedemmo queste due auto." Il Lotti ha ricordato particolari: quello dell'acqua, che si vedeva e non si vedeva... Sì, è una cosa che effettivamente ha colpito tutti. Dice, come può avere Lotti riconosciuto quella notte che scendeva acqua da quel luogo? Se voi, penso non avete avuto necessità di andare a verificare, è scritto nei verbali come stanno le cose, nulla toglie che Lotti ci sia passato altre volte da quel punto e che abbia visto l'acqua o l'ha vista quella notte. Ricorda comunque sicuramente che era quel ponticello della fonte da cui loro sono passati. Ecco il particolare che, ovviamente, a noi lascia assolutamente indifferenti dal momento che i signori Caini e Martelli hanno sempre detto quando nessuno conosceva Lotti, quando nessuno sapeva che macchina aveva, che avevano visto ima macchina, prima bianca e un'altra dietro che mangiava, gli mangiava la polvere. E hanno sempre detto: 'il nonno' - per ricordarsi di come stanno le cose - 'che era con noi alla fonte, lo ha sempre detto'. Deceduto, non è stato sentito. Ma era una cosa che allora già nell'84 aveva destato talmente curiosità ed era una cosa talmente inusuale, talmente anomala per loro che spesso andavano a quella fonte, da collegare quel fatto con qualcuno che si allontanava dal luogo dell'omicidio perché mai qualcuno sarebbe passato di lì se non perché conosceva la strada e mai sarebbe passato a quella velocità se non per un motivo particolare. Era una strada che non conosceva nessuno. Lotti ha sempre detto: 'seguii loro, eran loro che facevano la strada'. C'è in più quel racconto della casa dove avrebbero, quella sera, depositato qualcosa di cui ho già parlato. Quel racconto di quella strada che si inserisce in quel percorso e in cui, per raggiungere esattamente il luogo dove si sarebbero fermati quella sera, nel racconto di Lotti, si dovrebbe aver fatto una deviazione breve e si sarebbe poi dovuti ritornare sempre sulla strada sterrata. Che può anche questo, onestamente, lasciare qualche margine. Dice: ma come è possibile? Eh, signori una cosa è certa: che la casa esiste, che Lotti dice di esserci passato, che la buca esiste, che il racconto di Lotti sia preciso per quella notte, per quell'ora li. Se prima, o dopo, io credo è una cosa in cui dobbiamo dare a Lotti il diritto di ricordarsi come lo ricorda lui, senza alcuna pretesa di collocare nel tempo esattamente quella deviazione. La deviazione da quel punto che lui ha indicato, dalla strada San Martino a Scopeto va veramente a quella casa; tant'è che l'abbiamo trovata nel corso di quel sopralluogo. E' un luogo che ha quelle caratteristiche. Mi sembra che non è possibile non crederlo quando colloca quel racconto all'incirca in quell'arco orario. È più che verosimile, comunque, che nella dinamica materiale di quell'omicidio, quella sera, come sappiamo, si siano fermati a depositare qualcosa in quel luogo conosciuto da loro, nascosto. Non conosciuto nemmeno da Lotti, perché poi era più sicuro il rientro su Firenze, perché era sempre possibile che l'omicidio fosse stato individuato e che ci fossero stati dei posti di blocco. Quindi, se è verosimile che siano passati da quella strada sulla collina, è più che verosimile che si siano disfatti di qualcosa che, tipo un'arma, come dice Lotti, che nel caso, davanti ad un posto di blocco, era difficile da giustificare. 

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