lunedì 15 giugno 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 20 febbraio 1998 - Dodicesima parte

Segue dall'undicesima parte.

P.M.: Il punto fondamentale è che quel luogo, fisicamente e geograficamente, è proprio lì. E su questo racconto di quella strada, fattoria La Rena, San Martino a Scopeto, abbiamo quell'altra testimonianza molto forte della Frigo, la signora Frigo e dei suoi familiari. Su questa testimonianza mi vorrei soffermare un attimo. Perché voi la ricordate oggettivamente. E' una signora che fa un racconto molto simile a quello del Lotti nella fase del percorso di allontanamento dalla piazzola verso San Martino a Scopeto attraverso la fattoria La Rena. Però credo che, nei confronti della signora Frigo, io come P.M., come persona fisica, ho un debito grosso. E me lo voglio levare davanti a voi oggi. Perché ho sentito, più di ima volta, che, correttamente secondo me, il difensore dice: ma c'è una annotazione del P.M. apparentemente in contrasto con i verbali della signora Frigo. E allora, questo debito di verità, signori, io me lo levo. Perché sennò non si capisce. Quando mai un P.M. fa un appunto e delega la Polizia Giudiziaria su un fatto di questo genere? Allora è bene che, la signora Frigo l'ha spiegato, che voi inquadriate quella testimonianza su come sono andati veramente i fatti. La signora Frigo, che è altra persona la quale è il cittadino disinteressato che vuole dare il suo contributo, la prima cosa che fece quando si rese conto di aver notato quella notte qualche cosa di importante, telefonò al suo difensore. Ce lo ha raccontato: l'avocato Ventura e l'avvocatessa Polcri. I quali, a quell'epoca, avevano iniziato una fase in cui difendevano Pacciani. La prima cosa che ci ha ricordato la signora Frigo è che i due avvocati, davanti a questa acquisizione, da questo racconto della signora nei termini che poi ha fatto, dissero: 'beh, si rivolga al P.M., perché noi, difensori di Pacciani, non la possiamo sentire'. La signora Frigo - gli dettero ovviamente un numero di telefono - telefonò. Ed era una fase in cui il sottoscritto era nell'ambito di un processo grosso come sta avvenendo in questo momento. E la prima cosa che mi venne in mente, è dire: 'signora, guardi, io non posso. Vada dalla Polizia Giudiziaria. La chiameremo'. E questo fu fatto. Anche lì, quanto sarebbe stato meglio, per evitare polemiche inutili, che io avessi - se potevo - fatto subito un verbale di sopralluogo con questa signora, ce l'avessi accompagnata. Però, il mestiere del P.M., come tutti gli altri, non è che siamo sempre a disposizione, ci sono tante cose da fare. Ebbi uno scrupolo nell'indirizzare la signora dalla Polizia Giudiziaria che l'ha, effettivamente, la chiamò. Uno scrupolo che fu quello successivo di appuntare cosa mi aveva detto per telefono; cosa che normalmente non si fa mai, perché il P.M. fa degli atti tipici. Un verbale di testimonianza, un decreto. Al limite, fa una lettera. Ma io ovviamente, come scrupolo - ed è qui che mi levo ogni... voglio levare ogni elemento di dubbio per quello che riguarda la signora Frigo. Io sono tranquillissimo, come tutti lo siamo - però siccome viene contestato che la signora forse al P.M. ha detto cose diverse che alla Polizia Giudiziaria, vide una macchina o vide due macchine , e la signora mi fece una telefonata. E io ebbi lo scrupolo, probabilmente oggi è bene che si sappiano questi risvolti, sennò non si capisce, appuntai successivamente quelle poche cose che mi ricordavo che mi aveva detto. E quindi, nell'invitare la Polizia Giudiziaria a sentire la signora, indicai quello che ricordavo mi aveva detto. Non feci ovviamente nessun tipo di verbale, invitando la Polizia Giudiziaria a sentirla, a fare tutto quanto era necessario. Questa è la genesi di quell'appunto di cui ancora oggi si dice: eh, acquisiamola agli atti. Santa pace! Sono stato io il primo a fornirlo, è stata la signora che ci ha raccontato come sono andate le cose. È un appunto che è solo una indicazione che serve a dire: c'è una signora che si è fatta viva con me, P.M., e dice di sapere qualcosa. Il contenuto è il contenuto di discorsi recepiti dal P.M. per telefono nell'ambito di una dimostrazione da parte della signora di essere a conoscenza di fatti che poi verranno man mano chiariti nel corso del puntuale sopralluogo che fu fatto dopo quel primo verbale della polizia Giudiziaria. E quindi allora non possiamo oggi metterci nell'ottica: la signora Frigo ha detto una macchina, poi ha detto due macchine. La signora Frigo ha fatto una telefonata per dire: guardate, io so qualcosa. Sentitemi. Quindi, l'appunto che io ho fatto e che è lì nelle carte, meno male che c'è, anche se non era nei miei compiti in quel momento prendere appunti di una telefonata. E' un atto che non ha nessuna rilevanza, né processuale e né nulla, ma è bene che ci sia, perché è la dimostrazione di un fatto storico avvenuto, il contenuto ideologico di quello che disse la signora, dovete capire, il P.M. che è affaccendato in altre cose, ima signora che dice: 'sono al corrente'. Io mi presi appunto di quello che mi disse a memoria e poi li misi per scritto con la segretaria per indicare alla Polizia Giudiziaria: guardate, non trascurate questa signora, andatela a sentire. Facciamo quel che c'è da fare, perché dice di essere al corrente di qualcosa di importante. Tutto qui. Questo è un dovere di obiettività. Perché se qualcuno avesse da dirvi: la signora Frigo non è credibile, perché un giorno dice in un modo, un giorno dice in un altro. Bene, sono fatti che sono nell'ambito di una cronistoria di questo tipo. E quindi noi dobbiamo valutare ciò che dice e non pensare a contraddizioni, perché sono esclusivamente di questo tipo. Allora è importante, invece, il racconto di questo testimone che spontaneamente si presenta ed è confortato da tutti i suoi familiari. È una signora alla quale era rimasta impressa una scena: un'auto che saliva verso la fattoria La Rena, la casa degli amici in cui aveva poi riconosciuto un'auto, in cui aveva riconosciuto il Pacciani. Gli era sempre rimasto impresso, era persona che, come era vestita e come viso, era lui. E dietro, fece una certa operazione che voi ricordate, impedendogli di passare, mettendosi davanti, forzando la strada. Tant'è che il marito fu costretto a rallentare, anche se pensava di avere una sorta di precedenza. E, soprattutto, una signora Frigo che racconta che dietro c'era un'altra auto. Ed è esattamente lo stesso identico racconto che poi ci viene fatto da Lotti quando ci dice che, per quella strada, le due macchine, quella bianca di Pacciani con Vanni sopra e quella rossa con lui, Lotti, erano una dietro l'altra. Riscontro dell'epoca. La signora ha sempre detto di aver visto questi fatti e di essersi poi meravigliata nel momento in cui fu reso noto il volto di Pacciani. Tant'è che si era tranquillizzata, ci ha raccontato, perché a quel che aveva letto sui giornali, gli aveva detto un maresciallo amico, tanto l'autore era stato grossomodo identificato, era un Vinci... Una persona diversa da quella da lei vista. E quindi si era messa, come si suol dire, da una parte. Dicendo che forse, quello che aveva visto lei, non aveva importanza. Ecco, questa testimonianza va collocata in questa ottica. Come lo stesso racconto importante della signora Frigo, quando ci dice che il giorno prima, il sabato, nella stradina sotto che porta, con una deviazione a "U", sulla collinetta che sovrasta la piazzola di Vicchio, aveva visto una macchina rossa che è stata poi, si è creduto, correttamente o non, ma si è creduto di identificare in quella di Lotti. Una cosa è certa: la signora Frigo ha visto una macchina il sabato precedente su quel posto. Abbiamo sicuramente accertato che, da quella collinetta, si guardava, si poteva vedere la piazzola. E di questo fatto non ce ne ha parlato solo Lotti, ma addirittura quel Poggiali Mauro, il quale è stato chiamato il teste su una circostanza completamente diversa. Qualcuno seguiva la Pia la notte, ma quel Poggiali Mauro ha raccontato in dibattimento, senza che nessuno avesse avuto elementi per approfondire questo fatto, ma lo conosceva lui, Poggiali Mauro ci ha detto: 'sì, è vero. Andando su dalla fattoria La Rena poi, con una curva a ,!UH si andava sulla collinetta da dove si vedeva proprio la piazzola'. Quindi, se qualcuno doveva fare questa è una deduzione nostra - dei sopralluoghi, era il punto adatto per vedere come si poteva spiare meglio quella coppia. Un riscontro di non poco valore probatorio oggi. Anche perché viene da parti terzi, i quali non hanno nessun interesse né a facilitare la posizione processuale di Lotti, né a indebolirla, né aggravare l'una all'altra. Ci raccontano dei fatti obiettivi, cose che loro hanno visto. Ma è venuto, in questo dibattimento, occasionalmente, fortuitamente. O meglio, per la puntuale professionalità di uno dei rappresentanti della parte civile, l'avvocato Santoni Franchetti, è venuto un teste che ci ha riferito cose importanti quel dipendente delle Ferrovie. E dobbiamo dare atto all'avvocato Santoni Franchetti, che non è con noi oggi, gli facciamo il massimo degli auguri, di avere lui voluto approfondire come ha sempre detto in quest'aula: 'a noi ci interessa approfondire' - sono parole che ha sempre ripetuto e io gliene do atto -'guardate, io ho trovato, ho fatto un accertamento presso le Ferrovie, perché c'è un passaggio a livello che si trova fra la piazzola di Vicchio e la strada per Dicomano, andando verso Dicomano, fra le due strade, la strada esatta che viene dalla fonte, da dove secondo Caini, Martelli e Lotti, veniva quella macchina, c'è un passaggio a livello'. È un passaggio a livello che, la sera della domenica, in quegli orari, sta chiuso finché non passa il treno. Il treno, spesso, ritarda. Guardate che è una circostanza, questa, obiettiva che può, indirettamente, ma sicuramente, dimostrare come, essendo noto agli autori materiali di questi fatti, che ci poteva essere un inciampo, un ostacolo nell'allontanarsi dal luogo nel passaggio a livello chiuso, era meglio, per più di una ragione, passare di sopra. E quindi, questo elemento è un elemento - il passaggio a livello - di non poco conto nello spiegare come si sia scelta quella via di fuga più tranquilla nel bosco sulla montagna. E direi che, anche questo elemento che è venuto nuovo nel dibattimento, una circostanza che le indagini non avevano creduto opportuno di approfondire, è un elemento, non solo perfettamente in linea con le circostanze obiettive già chiarite, ma è un elemento di forte impressione oggi in noi, o meglio in voi, che vi dovete convincere del fatto che Lotti racconti il vero. Quella strada così naturalmente e posta in quel luogo con un passaggio a livello, può essere sicuramente un ostacolo, può essere chiusa per chi scappa. Dà la dimostrazione che, se le cose stanno così -e stanno effettivamente così, perché il processo lo ha provato - che qualcuno aveva fatto veramente i sopralluoghi, così come ci ha indicato Lotti. E quindi si sapeva come stavano le cose. Qualcuno che conosceva i luoghi, c'è poco da fare. E guardate che, questo elemento, è un elemento che noi non pensavamo neppure di poter acquisire. Quindi vedete come il dibattimento, come ci ha portato 1'Allegranti con quegli esiti, ci ha portato il teste responsabile delle Ferrovie dello Stato, per la tratta Borgo-Vicchio, che ci ha portato gli orari dell'epoca e ci ha indicato quali erano le circostanze del percorso dei treni, del passaggio dei treni nelle notti di sabato e di domenica e le possibili chiusure. Finché il treno da Firenze non arrivava proprio intorno a quelle ore lì. Ci sono un paio di altre testimonianze sicuramente importanti. Perché abbiamo detto che stiamo esaminando le testimonianze a riscontro delle dichiarazioni di Lotti. A riscontro della presenza di queste due auto nei pressi del luogo dei delitti. Soprattutto per gli ultimi omicidi: la Fiesta e la FIAT 128 rossa. Voi avrete apprezzato sicuramente la testimonianza che riguarda i fatti del 1983 della signora Buzzichini Anna. È la testimonianza che voi avete solo attraverso il verbale del Nenci Giovanni, il marito, deceduto successivamente. Sono persone, anche queste - è bene tenerlo presente - che si erano presentate alla Polizia Giudiziaria al momento dei fatti. Quindi non c'è nessuna possibilità o motivo di pensare che siano testimonianze che, in qualche modo, vogliano favorire o nuocere a qualcuno. No, sono testimonianze obiettive, serie, sicure. Cosa dice la signora Buzzichini Anna? Si riferisce a quanto loro avevano visto e raccontato ai Carabinieri nell'immediatezza dell'omicidio di Giogoli del 1983. È una testimonianza che forse è, non dico passata inosservata, ma se lo fosse -e sono sicuro di sbagliarmi - voglio un attimo evidenziare a loro oggi. Perché, per il 1983, questa testimonianza, è molto secca. E' proprio un ulteriore riscontro al fatto che la macchina rossa e la macchina bianca di Pacciani erano in zona, quantomeno la FIAT 128. E una macchina bianca che possiamo pensare che fosse quella. Ma anche qui, attenzione, sono testimonianze dell'epoca; vanno lette per quello che sono, non possono essere minimamente forzate né da una parte, né dall'altra. Sono un dato obiettivo. Lotti ci dice che andavano sul posto, erano sul posto, lui ci andò con la sua 128 e l'altro con la Fiesta. Ecco, abbiamo una testimonianza, quella della signora Buzzichini, dell'epoca e ripetuta qui in dibattimento, o meglio, quella del marito e quella della Buzzichini, qua in dibattimento, che è molto chiara. Dice: "guardate, noi si faceva sei volte al giorno la strada di Giogoli e andavamo verso Scandicci. Avevo una lavanderia al Galluzzo. E mio marito mi accompagnava. Io non guido. Vedevamo i tedeschi col camper già da una settimana." Ecco, il riscontro al fatto che quel camper era lì da qualche tempo e quindi poteva essere stato individuato come oggetto di omicidio di ima coppia da ammazzare con quella strana circostanza dei capelli lunghi di due maschi. E dice: “Noi vedevamo i tedeschi col camper già da una settimana. Erano a pochi metri dalla strada. La mattina si sentiva la loro radio accesa. In mezzo al giorno, il camper non c'era. Mio marito andò dai Carabinieri subito dopo il fatto perché si sentì in dovere di farlo.” Aveva visto una circostanza importante. Aveva assistito a un fatto che lui riteneva importante. Perché aveva visto, la sera prima del fatto, una macchina rossa FIAT 128, proprio accanto al pulmino. "Ci dette nell'occhio, lui andò dal maresciallo. Io la mattina avevo visto anche una macchina bianca, proprio accanto al pulmino." Questi testi sono persone che, sicuramente, non hanno motivi diversi da quelli di collaborare con la giustizia. Sono persone che si presentano da sole al momento dei fatti. Il valore della loro testimonianza è nei limiti che gli abbiamo voluto dare, cioè hanno visto queste macchine. Ma è importante: una 128 rossa, , lì vicino, aveva destato la nostra attenzione, per questo l'abbiamo riferita. E, come testi indifferenti, penso, non si possa pretendere niente di più da qualcuno che ha notato una circostanza così anomala, un'auto FIAT 128 rossa, lì vicino. Cosa ci facesse, l'altra era quella, era l'altra auto bianca quella dei nostri autori, di quelli che sappiamo essere indicati dal Lotti, come autori. È un dato obiettivo, esaminiamolo per quello che è. 

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