martedì 28 luglio 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 3 marzo 1998 - Quinta parte

Segue dalla quarta parte

Avvocato Mazzeo:  E questo la Cassazione, eh. Perché a furia di vedere i film americani - me lo perdoni, il Presidente, non mi rivolgo a lui, dico - dove si vedono sempre i poliziotti buoni che hanno trovato finalmente il colpevole e il solito giudice che poi gli dà la libertà condizionata, poi alla fine diventa anche quello. Sai, la suggestio... La calunnia è un venticello. No, un martellamento. Io ci ho avuto dei clienti che, addirittura, si esprimono come nei film americani. Invece di "Signor Giudice", quando vengono lì, dicono: "Vostro Onore". Ho avuto qualche cliente, capito? "Vostro Onore". Ormai è tutto americanizzato, no? È tutto spettacolo. Purtroppo, in qualche misura, anche queste cose terribili e tragiche diventano spettacolo. Sono concessioni, personalmente, di pessimo gusto. Perché poi i processi veri che fanno in America, non sono quelli, eh. Perché gli americani hanno una sensibilità giuridica molto più raffinata della nostra. Non è a caso che il nostro Codice di procedura penale si ispira proprio ai loro meccanismi di ricerca della verità. E il meccanismo di ricerca della verità che risale a Aristotele, dice: "Nelle vicende umane io posso essere, posso avere la certezza etica-nicomachea (?)", capitolo 105. Io posso avere soltanto la certezza di ciò che non è vero; io posso arrivare alla verità nelle cose umane soltanto per negazione. Questo non è vero, questo non è vero. Questo è sbagliato, questo è falso, questo è contraddittorio, questo è inverosimile, questo è ridicolo. Via, via via, via... Cosa rimane? Vediamo: lì. Così, ci arrivo alla verità. Non con i teoremi, eh. Non quando io vedo quello che voglio vedere. Io devo vedere ciò che è, non ciò che mi appare, o ciò che io desidero. In ogni disciplina c'è un grado di verità che è consono alla natura dell'argomento che si tratta. E sarebbe ugualmente sbagliato per un matematico essere persuasivo e per un oratore essere dimostrativo. Ovviamente non sono parole mie, ma si era aperta la parentesi su Aristotele. Sono questi i criteri. Nelle cose umane, alla verità si arriva per negazione. Non si può pretendere, come non può pretendere un matematico di essere persuasivo, non deve persuadere, deve essere dimostrativo, deve essere apodittico un matematico; così altrettanto sbagliato sarebbe pretendere da un oratore non di essere persuasivo, non di muoversi attraverso questi criteri di ricerca della verità, ma di esser invece a sua volta apodittico. E che cosa è più apodittico del fatto: siccome il coltello ce l'aveva nel forno, allora quello è il coltello del delitto. Se non è apodittico questo, se non è un'offesa al buonsenso comune, un ragionamento di questo tipo. E perché? Perché, come ho detto prima, gli indizi devono essere certi; quello, per essere un indizio serio e certo doveva portare verso l'unica direzione. E qui il Pubblico Ministero, sicuramente in buona fede, a proposito del coltello dice delle cose che non sono esatte, perché contrastano con le carte processuali. Cioè, dice, il Pubblico Ministero... fa uno sforzo di immaginazione ulteriore, in perfetta buona fede, per l'amor di Dio! Ci si innamora delle proprie teorie - l'ho detto prima - ma voi Giudici popolari, in particolare, siete qui per fare esercizio di buonsenso, comunque eh, non per innamorarvi delle costruzioni giuridiche. Pagina 55 dice: "'Era quello, era quello che io ho visto usare da Vanni negli omicidi'. Vedete che è un'indicazione di Lotti molto forte, che per quanto riguarda il Vanni trova riscontri" - senti che uso della parola riscontro - "nel modo di custodirlo?" Attenti, Signori, a non custodire fuori posto gli arnesi da cucina e le stoviglie, perché è pericoloso. Se poi qualcuno vi chiama in correità, arriva la Polizia e vi trova una pentola fuori posto, potrebbe pensare chissà che cosa; magari a riti stregoneschi o magici. Chi lo sa! E poi dice, il Pubblico Ministero: "Cosa ci ha detto il professor Maurri?" Eh, io lo so cosa ci ha detto, me lo son segnato. Dice il Pubblico Ministero: "Perfettamente compatibile". Questo si sarebbe stato un riscontro, una perizia. Una perizia seria, tecnica che, riscontrando le lesioni sulle vittime, specialmente quelle dove c'è stata l'escissione del seno - anche questa parola "escissione", a questo punto, turba; si tratta di squartamenti, eh, questa è la parola; è inutile usare termini che sterilizzano le cose -Dice: "Perfettamente compatibile" - dice - "una volta visto, con l'arma usata nei delitti". Non ha detto mai questo, il professor Maurri, eh. Questo è un ulteriore salto di immaginazione, di suggestione: "La calunnia e un venticello". Il professor Maurri nell'udienza 12 novembre del '97, dice: "Quello che gli hanno sequestrato al Vanni è senza dentellatura e con punta smussa, non idoneo a produrre le lesioni riscontrate" - ovviamente dice - "ora come ora". Perché sono passati dodici anni. Gli vien chiesto insistendo: "Ma quindici anni fa?" Dice: "Ma la punta doveva averla" - dice Maurri - "quindici anni fa". Quindi, teoricamente, conclusione: "non del tutto incompatibile”, testuale. Il professor Maurri, messo alle strette: 'ma, insomma, che- vi devo dire ragazzi. Io non sono mica un veggente, non sono mica la Sibilla delfica, io se vi dico che così, anche ad occhio, a guardarlo non c'entra nulla; volete che io vi dica come era quindici anni fa? Non lo so, non l'ho visto quindici anni fa. Risposta sensata, buon senso comune: "Se me lo mostravate quindici anni fa, potevo essere più preciso". E, comunque, aggiunge: "Mah, quindici anni fa, la punta la doveva avere. Ora non ce l'ha, perché il collega ... non ce 1'aveva neanche la punta." Quindi per le escissioni da punta. Dice: "Mah, non del tutto incompatibile".. Nella requisitoria finale diventa "perfettamente compatibile, una volta visto, con l'arma usata nei delitti". No, non si ricerca così la verità. No, non è questo il sistema, mi sia consentito. È vero che c'è la dialettica delle parti, accusa e difesa, il Giudice è terzo; ma il Pubblico Ministero ha anche il dovere di chiedere l'assoluzione, quando non ci sono dei mezzi sufficienti, eh. Qui, probabilmente è stato trascinato, diciamo, dalla umanissima enfasi delle sue tesi. Ma noi rimaniamo con i piedi per terra. Allora gli indizi. Perché, guardate, che questo processo si fonda sulla chiarezza di indizi e riscontri oggettivi. Poi, il resto sono meccanismi, regole di giudizio positive già precostituite dalla legge per cui da quelle non vi potete spostare. Voglio dire, come ho detto prima, se anche si arrivasse ad una valutazione - e ce ne vorrebbe, ma insomma, parleremo anche di questo - positiva, circa la credibilità e circa l'attendibilità intrinseca del Lotti, se poi non troviamo riscontri oggettivi non serve a nulla. Dobbiamo fermarci, dobbiamo sospendere il giudizio. E, quindi, che cosa sono gli indizi? Qui mi limito ad una lettura brevissima, perché sono massime della Suprema Corte di Cassazione che potranno - mi auguro - aiutarvi a discernere. Perché ogni volta che vi si parla di un particolare: la macchina, la Bartalesi, la Ghiribelli, il Pucci - poi non ne parliamo, poi arriveremo anche al Pucci - e tutte queste altre cose. Se voi, ecco, avete presente - io mi riferisco soprattutto ai Giudici popolari - se voi avete presente quelle che sono le indicazioni di logica elementare, potrete voi fare la cernita. Giudicare significa scegliere, eh. Quindi, nel giudicare dovete scegliere: questo va bene, questo non va bene. Non ne va bene nessuno, secondo la mia modesta opinione, e non per dovere di ruolo e di difensore. Allora, Cassazione 4 aprile del '68, ingiustizia penale del '69, Volume 3, pagina 59, Costante: "Gli indizi si differenziano profondamente dalle congetture. Perché, mentre queste sono costituite da intuizioni, apprezzamenti, opinioni, gli indizi consistono in fatti ontologicamente certi, collegati tra loro in guisa che per forza logica sono suscettibili di una sola e ben determinata interpretazione". Ancora, Cassazione 25 marzo del '76, caso Milena Sutter, sentenza Bozano. Poi ci torneremo, perché lì, lì c'erano degli indizi seri, infatti è stato condannato. E dice questa massima: "Gli indizi devono portare ad un convincimento che non deve avere contro di sé alcun dubbio ragionevole." Che non deve avere contro di sé nessun dubbio ragionevole. Ancora, Cassazione 25 maggio del '95, numero 5838, Avanzini: "La circostanza assumibile come indizio deve, perché da essa possa essere desunta l'esistenza di un fatto, essere certa". Ancora: "Tale requisito" - dice - "benché non espressamente indicato nell'articolo 192 del Codice procedura..." Infatti dice il 192, quando ve l'ho letto, dice: "L'esistenza di un fatto non può essere desunta da indizi, a meno che questi siano" - usa questi aggettivi - "gravi, precisi e concordanti". Gravi, precisi e concordanti. Dice la Cassazione: "Tale requisito della certezza, benché non... è da ritenersi" - dice - "insito nella precisione di tale precetto. Con la certezza dell'indizio, infatti, viene postulata la verifica processuale circa la reale sussistenza dell'indizio stesso, posto che, non potrebbe essere consentito fondare la prova critica" - cioè la prova indiretta, l'indizio che fonda la credibilità del Lotti - "su di un fatto solo verosimilmente accaduto" - solo verosimile - non certo supposto od intuito, inammissibilmente valorizzando, contro indiscutibili postulati di civiltà giuridica, personali impressioni od immaginazioni del decidente". Oh, guardate quante parole: impressioni, suggestioni, immaginazioni, sospetti, ipotesi di lavoro, desideri. Hanno desiderato che in quelle macchine che giravano intorno a Vicchio, quella sera, ci fosse il Vanni; ma nessuno l'ha detto che c'era Vanni. Vanni non lo nomina nessuno. Quello sarebbe stato un indizio, perbacco! Dice: 'ha visto Vanni in una di quelle due macchine che giravano là intorno'. Intanto un testimone... un testimone che mi viene a dire - lasciamo perdere a distanza di dieci anni, valuterete, eccetera, ma già questo, del testimone deve essere valutata l'attendibilità -il testimone, in perfetta buona fede, può esprimere una sua impressione, una sua immaginazione che non può essere utile, per esempio, alla ricerca della verità. E, certamente, un testimone sentito il giorno dopo ha un valore molto maggiore di un testimone sentito dieci anni dopo, pescando nelle carte, eccetera. Questo mi pare evidente, anche qui il buonsenso comune, no? Mah, oltre questo fatto, un testimone che dice: "Nei dintorni della piazzola di Vicchio" - perché questo dice, non ha detto neanche all'imbocco della piazzola, nei dintorni - "la sera dell'omicidio, in ora prossima a quella" - perché non c'è nient'altro di preciso - "io ho visto due macchine: una rossa e una bianca, una scura e una chiara, accorrere a velocità sostenuta." 'E forse in quella davanti' - non so se lo dice qualcuno -'c'erano due persone, in quella di dietro ima, o una e una', eccetera. E beh, il testimone intanto, per il fatto stesso, Signori Giudici, che sta venendo dagli inquirenti a raccontare questa cosa, ha già espresso un giudizio. Già vale pochino la sua testimonianza, perché lui si è presentato spontaneamente a esprimere un giudizio, a dire cioè: 'guardate Signori, io, ho collegato la vista di due macchine, non meglio identificate, né targa, né identikit degli occupanti, zero...'. Di Vanni non parla mai nessuno. 'Io ho identificato queste due macchine e nella mia mente ho fatto un collegamento logico: ho collegato queste due macchine all'omicidio'. Grazie, lei è stato molto urbano e civile, dice l'inquirente, però se mi permette questo collegamento logico lo dovrei fare io; vediamo se quello che lei mi sta raccontando è utile a me. Quindi, c'è un testimone che si permette lui, in qualche modo, di fare il giudice. Un po' come il Lotti, no? Si diceva nel Medioevo: "Relevatio ab onere probandi", rilevare i Giudici dalla fatica di cercare la prova. Eh, arriva uno che confessa, dice: voi dovete solo... "relevatio ab onere iudicandi", addirittura. C'è il chiamante in correità che, in pratica, lui che si sostituisce a voi. Se voi prendete, pedissequamente quello che lui dichiara, acriticamente come dice il Pubblico Ministero. Dice: "Non dobbiamo affannarci a capire". Ecco, se voi non fate questa operazione, è lui il giudice, è lui seduto lì in tutte quelle dodici sedie, non voi. Mamma mia, dodici Lotti seduti lì. Quindi, dico, hanno visto delle macchine; è stato portato come indizio; addirittura è stato portato come riscontro oggettivo, poi arriveremo al riscontro oggettivo. Signori della Corte, no, non ci siamo proprio. Perché voi dovete dire come sia possibile una vicenda di questo tipo: le macchine, il carosello delle macchine a Scopeti e a Vicchio. Cassazione: "La correlazione tra la circostanza indiziante" -queste macchine che girano lì intorno, è una circostanza indiziante; la correlazione tra queste macchine è il fatto da provare: lui il colpevole, lui, eh, io sto parlando di Vanni, eh. "Deve essere tale" - dice la Cassazione - "da escludere la possibilità di una diversa soluzione". 

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