giovedì 15 ottobre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 4 marzo 1998 - Sedicesima parte

Segue dalla quindicesima parte

Avvocato Mazzeo: Vi ricordate il delitto del '74 che, chissà perché non fa parte di questo processo? "Introduzione nelle cavità anale o vaginali di oggetti che feriscono, contundono." E poi sapete che aggiunge il professor Fornari? "Asportazione dei genitali e delle mammelle." Ma qui ci aveva in mente "il mostro di Firenze". Perché quello nel '74, ha fatto quelle operazioni orrende di introduzione negli orifizi, eccetera. Poi, a partire dall'81, comincia con le - diciamo - le eufemistiche escissioni alla zona genitale; e poi la progressione - per usare un termine usato per altre cose - dalle escissioni... Quindi introduzione nelle cavità vaginali; poi escissione nelle parti genitali; poi escissione esportazione delle mammelle. E' un crescendo, un crescendo. Logico, eh. Descritto, studiato. "Mutilazione corporea, introduzione nella cavità anale o vaginale di oggetti che feriscono o contundono, asportazione dei genitali e delle mammelle.” E poi, si arriva in questo crescendo mostruoso - appunto, la parola è questa - "suzione del sangue, vampirismo, nutrizione con le carni della vittima, cannibalismo." E chi lo sa? Boh! Potrebbe essere anche il nostro caso. "Questa può essere indifferentemente" – aggiunge il professor Fornari - "un uomo, una donna, un bambino, o un animale." "L'omicidio per libidine..." Abbiamo presente le due contestuali e assolutamente incompatibili motivazioni che ci ha illustrato il Pubblico Ministero: personalità sadica, omicidi... "Per piacere ci piaceva farlo, ci piaceva vederlo fare." Molto terra terra, descriverlo in questo modo, ma sono le parole dei protagonisti, no? Del Lotti, e, però, anche scopo di lucro. E allora, parliamo della prima. "L'omicidio per libidine è il termine con cui si è voluto designare l'espressione estrema e fortunatamente eccezionale..." - perché non è una casistica eccezionale quella di cui vi state occupando? Quanti precedenti ci sono qui? -"asportazione del pube, delle mammelle. Quindi espressione estrema e fortunatamente eccezionale di sadismo sessuale - personalità sadica del Vanni - che in siffatti soggetti non rimane mai un atto isolato, purtroppo, tranne che vengono presto arrestati." Ahimè non è stato così, ce ne sono state un sacco di persone, in questa storia; ma erano tutti innocenti. Come ha, con molta lealtà, riconosciuto lo stesso Pubblico Ministero. "Tranne che vengano presto arrestati, cosa tutt'altro che frequente" - attenzione Signori: cosa tutt'altro che frequente - "dato l'aspetto formalmente corretto e il comportamento ineccepibile di questi soggetti, guando si trovano tra gli amici, sul lavoro e nella famiglia. Infatti, si tratta di persone che uccidono ripetutamente ad intervalli di tempo variabili con una coazione al ripetere che viene fermata solo o dal loro arresto o dalla loro morte". Fornari: "Trattato di psichiatria forense", Torino 1997, pagina 347. Addirittura, qui si parla di persone dal comportamento ineccepibile; mentre invece, la personalità sadica, "sadismo sessuale-feticista del Vanni" viene in qualche modo supportata da "indizi" del Pubblico Ministero che, invece, denoterebbero una personalità non proprio ineccepibile. "Ineccepibile tra gli amici, sul lavoro e nella famiglia". Esattamente il contrario, proprio diametralmente opposto: come paragonare un topolino ad un elefante. Ecco, alcuni dati qui, oggettivi, che sottopongo alla vostra riflessione, con riferimento proprio a questa storia, a questa tematica del movente. Siccome il Pubblico Ministero, anche nella sua esposizione conclusiva, ha insistito nell'ipotesi del commercio dei feticci, no, s'è detto, la suggestione, il patrimonio del Pacciani, lui che regalava soldi alla nipote è diventato riscontro oggettivo, no. Dice: commercio dei feticci. Allora, io vi dico, per cortesia, volete gentilmente, nella vostra sentenza, spiegarvi se la ragione non è quella esemplificata dal professor Fomari, la ragione di questi omicidi. Cioè a dire: personalità sadica sessuale, feticista, che arriva in un crescendo all'asportazione e al cannibalismo. Se noi abbiamo a che fare non con una situazione di questo genere, ma con una situazione di commercio. Il sadico-sessuale- feticista, non fa commercio dei suoi feticci, no, mi pare evidente. Se li tiene per sé, se li conquista, sono le sue prede. Allora, se abbiamo invece a che fare con una situazione di commercio, proviamo a immaginare invece, no... addirittura mi pare che qualche collega che mi ha preceduto della parte civile, abbia, con una fantasia di cui gli devo dare atto, introdotto una differenziazione, addirittura, di personalità, tra Pacciani e Vanni e Lotti. Mi pare sia stato detto qualcosa su questo genere che, in Pacciani era prevalente l'int... tra questi due, sadico-sessuale-feticista e commerciale, era prevalente l'interesse commerciale, infatti c'ha un sacco di soldi. In Lotti, doveva essere prevalente l'elemento sadico-feticista-maniacale, in Vanni, pardon; e in Lotti, invece, era l'utile idiota. Ora, questa... siamo tutti bravissimi, partendo da una premessa sbagliata, ad arrivare a conclusioni disastrose. Perché disastrose? Perché non hanno un mi ni hip di appiglio nella realtà di questi fatti e di questo processo. Allora, pensiamo un attimo al fine commerciale. Intanto il fine commerciale fa a pugni, ma proprio a pugni, eh, a pugni sul muso col fine sadico-sessuale-feticista, perché il feticista il feticcio se lo tiene, perbaccoI Perché gli ricorda il piacere intenso che ha provato e lo ripete. Studiato, studiatissimo anche questo. E poi per altre ragioni, molto più... molto meno psichiatriche ma molto più fattuali. Come si spiega, in una causale o movente di tipo commerciale, come si spiega l'invio alla dottoressa Della Monica del brandello di seno della povera signora francese? Perché? Non si spiega. Dice: ma erano due scopi co... coesistenti. No, signori, ma smettiamole, eh, di fare due parti in commedia! E allora insisto, come si spiega l'uccisione di coppie in un movente di tipo commerciale, in cui l'oggetto dell'interesse è rappresentato esclusivamente dalla donna? Siamo d'accordo su questo, no. Le escissioni le subisce solo la donna, gli squartamenti, i feticci. Perché mai allora andare a cercare sempre delle coppie? Mai donne sole. Se lo scopo era di fare soldi, molto più facile, molto meno pericoloso aver a che fare con un doppio omicidio, con uomo che può reagire molto meglio di una donna. Ricordiamo Baccaiano. Si dice, poi si vedrà se era vero, che inizi di reazione ci sarebbero stati. Questo nella ricostruzione, che io non condivido, del Pubblico Ministero. Ma perché, insomma, uno che vuol fare commercio di guesti reperti anatomici deve indirizzarsi, esclusivamente poi, eh - esclusivamente - verso coppie e mai verso donne sole, dove la cosa è molto più facile, molto meno complicata. E che è, un autolesionista questo? Qui bisogna spiegarlo. La spiegazione l'ha data magnificamente, secondo me, il commissario Perugini. Io dico, se lo scopo era di commerciare dei feticci, perché mai prendere di mira proprio delle coppie? Inspiegabile e più rischioso. Vi ricordate il dottor Perugini cos'ha detto? Dice: "All'assassino" - dice - "interessa non la donna in sé, ma la donna inserita in ima situazione di coppia." E questo non c'entra niente con l'intento commerciale. "È una fantasia precisa" - il dottor Perugini la chiama - "fantasia sadica, talmente intima che" -dice lui - "è difficilmente condivisibile con altri.” Lasciamo perdere, però l'in... Allora, l'intento commerciale, qui bisognerà spiegare, l'invio del brandello di seno alla dottoressa Della Monica. Perché prendere di mira delle coppie e non delle donne sole? Guardate, questo è un macigno, eh. E' un macigno che si frappone fra voi e la vostra decisione di avallare un movente sul genere di quello che vi è stato proposto. E poi perché adoperare sempre la stessa arma? Come dicevo prima. Ancora una volta, se l'intento è commerciale, ma che sono dei matti autolesionisti questi? Dire la stessa arma, significa, l'ha detto il dottor Perugini: sono io, guardate, sono io, io sono un fenomeno e voi siete dei bischeri - come si direbbe a Firenze - perché un mi trovate, ma sono sempre io. Perché la stessa arma è una preziosissima informazione nelle mani degli inquirenti, e uno che abbia semplicemente un intento commerciale, di andare a vendere al dottore di San Casciano che si ferma nel piazzone, va bene, a chiedere indicazioni sulla strada del Pacciani, questi reperti che vengono pagati centinaia di milioni, ma che, ma per l'amor di Dio! Ma va a cercare donne sole, usa quello che gli pare, quello che gli pare, certo non la firma, certo non sempre la stessa pistola. E vediamo un po' come si fa a conciliare queste due cose. E infatti, il movente... c'è un principio di indagine poliziesca in base alla quale il movente è sempre debole quando non appare adeguato alle circostanze. Questo signore, John Douglas, è stato un funzionario della CIA e di quella scuola dove poi è stato anche il dottor Perugini, il quale, a proposito del movente - sta parlando un poliziotto, sta parlando un inquirente - fa una serie di osservazioni brevissime. Dice: "Il movente" - dice - "è uno dei punti più spinosi dell'analisi investigativa criminale e anche uno dei più critici. Se non si chiarisce perché è stato commesso un particolare delitto, è difficile arrivare a una conclusione significativa sul comportamento e sulla personalità dell'autore del reato". E quindi aggiunge poi: "Se una volta esaminato quello che è sulla base della scena e delle circostanze del delitto," - arriva l'inquirente: scena, circostanze del delitto, escissioni, asportazioni, squartamenti, esaminato questo, va bene - "se una volta esaminato quello che dovrebbe essere il movente ci si accorge che è debole," -movente commerciale: uno guarda questi poveri corpi femminili martoriati, gli viene in mente il movente commerciale, gli parrà un po' debole, sulla scena del delitto? O situazione di coppia, no - "se una volta passati al setaccio tutti gli altri motivi 'logici'" - tra virgolette, va bene -"non si riesce a individuarne nessuno di convincente e adeguato alle circostanze, allora è il momento di avventurarsi in territorio psichiatrico." E qui il territorio psichiatrico, non campagnoli, uomini normali, ma con delle perversioni che sono qualche cosa di più rispetto al vizietto di provincia; no, Signori, no, qui il territorio psichiatrico è una cosa seria. Era un obbligo, è un obbligo per voi. Lo era per gli inquirenti, lo era per voi a maggior ragione. Esaminare questo aspetto che è assolutamente incompatibile con l'aspetto commerciale. Perché se noi diciamo che questi erano dei sadici - vogliamo dire questi perché ormai si sta usando il plurale e dice che erano più di uno, va be' -dei sadici-sessuali feticisti, il feticcio non lo vendono, le coppie non le aggrediscono, quelli che vogliono vendere, aggrediscono le donne sole. Quindi, il movente proposto dal Pubblico Ministero non so che... che è molto importante perché... e poi è la luce che deve illuminare il resto del percorso, eh, perché sennò porta in direzione diametralmente opposta, non soltanto è debole in questo caso, ma è addirittura contraddittorio. Ancora peggio, quindi, che debole. È equivoco, contrasta con questi dati. E quindi, conclusivamente, nell'esposizione, nell'orazione del Pubblico Ministero egli si è permesso di far proprie, dice lui, una espressione adoperata da uno dei disgraziati parenti delle vittime, il quale, con tutta la comprensione che gli si può dare, ma certo anche col grado di obiettività che gli si deve riconoscere stante la sua posizione, ha detto: 'sento sapore... sento finalmente sapore di Giustizia', e il Pubblico Ministero l'ha fatta propria: "Sento finalmente sapore di Giustizia". Signori, io sento lezzo, tanfo, di errore giudiziario. Un'altra volta, sarebbe l'ennesima, Signori, perché se esiste l'esigenza di assicurare alla Giustizia i colpevoli, esiste un'esigenza moralmente e giuridicamente superiore. Vi ricordate la massima giuridica: "In dubio prò reo"? Non è il nostro caso, non c'è neanche dubbi qui. Ma quella massima indica che l'esigenza non solo morale ma anche giuridica superiore è quella di impedire che un innocente sia condannato. C'è una graduatoria. E perché è un'esigenza morale e giuridica superiore a quell'altra? Detto comune, no: "Meglio cento colpevoli fuori che un innocente dentro", parole molto povere. Ma il Legislatore l'ha fatta propria questa cosa. Perché se noi mandiamo condannato un innocente, commettiamo due ingiustizie, non una, due. L'ingiustizia nei confronti dell'innocente e l'ingiustizia nei confronti del colpevole vero. Perché in questo modo impediamo, facciamo sì, sostanzialmente, di fatto, dando una patente di positività alle indagini sin qui condotte, suggellate dalla vostra sentenza eventualmente di condanna, noi impediamo che in questo modo, va bene, le indagini proseguano, che ci sia almeno una speranza, che proseguano, che quella porta rimanga aperta verso un'indicazione finalmente precisa, chiara nei confronti del colpevole vero. Guardate, io ho visto in questo processo, ho visto, ho visto delle persone serie, innamorate del loro lavoro, leali, che hanno sofferto per anni su questa storia, il dottor Perugini, il professor De Fazio con tutta la sua equipe; ho visto delle persone sinceramente, sinceramente, interessate alla verità. Una sentenza che rappresentasse una patente, un passaporto per questa ennesima indagine, dopo tutte le altre che sono andate in malora, significherebbe una doppia ingiustizia, significherebbe anche che quello può stare finalmente tranquillo se non è morto, e chi s'è visto s'è visto. Ma è mai possibile che in Italia ci debbano sempre considerare come dei bambini incapaci di ragionare, incapaci di conoscere la verità oltre ogni apparenza o suggestione? Non ve la prendete questa responsabilità nei confronti della verità e della Giustizia. Ovviamente non vi prendete questa responsabilità nei confronti di un innocente, ma non vi prendete anche questa responsabilità di un "de profundis" finale e definitivo nei confronti delle indagini, che saranno state sbagliate, saranno state sofferte, ma ci sono delle persone serie, competenti, leali, sincere, innamorate del loro lavoro, che forse potrebbero darcela una risposta. Tocca a voi decidere se deve essere chiusa quella porta oppure no. E allora quale viatico, quale viatico per voi che vi accingete a prendere la decisione? Non possono bastare le mie parole, no, proprio per quella misteriosità della funzione che vi andate, che vi accingete a svolgere: quella della Giustizia; questa statua enorme alla cui ombra, che è la Legge, voi dovete almeno a quell'ombra rimanere ancorati. Non possono bastare le mie parole. Forse può servire di più un'invocazione, un'invocazione alla misericordia, alla misericordia, che non è quella banalizzazione in mezzo alle tante in cui viviamo, che. . . secondo la quale la misericordia sarebbe la pietà verso il colpevole. No. Guardiamo il vocabolario, la misericordia ha un significato ben più alto, ben più misterioso. Misericordia significa: volgere l'animo all'infelicità, volgere l'animo alla sofferenza di chi andate a giudicare, e cioè non perdere di vista la sua umanità, nonostante tutti i tentativi che sono stati fatti per privarlo, spogliarlo della sua persona umana. Egli è come noi, è simile a noi e va giudicato con la mente oltre che col cuore, ma con la mente, in base non al fumo. Il proverbio dice: "Cento conigli non fanno un cavallo", ma senza cavalli non si arriva alla verità, qui. E questa invocazione, ovviamente, non è mia, ma riguarda proprio voi, è un'invocazione ai Giudici, ed è di un uomo che ha scritto pochissimo nella sua vita e che è sempre riuscito a mettere d'accordo laici e credenti e a far provare a tutti quanti una forte nostalgia per quello che noi uomini potremmo essere, per quello che potremmo fare di bello e di buono e che non riusciamo mai a fare. Si tratta di Francesco D'Assisi dalla "Lettera a tutti i fedeli", Capitolo V: "Coloro poi che hanno ricevuto la potestà di giudicare gli altri" - quindi voi - "esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore. Il giudizio, infatti, sarà senza misericordia per chi non ha usato misericordia." Vi chiedo l'assoluzione di Mario Vanni per non aver commesso il fatto. 
Presidente: Allora, si rinvia a domani mattina alle 9.00. Nuova traduzione del Vanni. L'udienza è tolta.

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