giovedì 24 dicembre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 9 marzo 1998 - Tredicesima parte

Segue dalla dodicesima parte

Avvocato Filastò: Un piccolo personale sfogo non dell'avvocato, diciamo così, di chi 1uesta indagine l'ha seguita. Non per portare ogni giorno un mostro sul tavolo della Procura, ma vi ho detto: queste indagini si risolvono quando se ne occupa sempre la stessa persona, dall'inizio alla fine. Allora si risolve il caso. Quando l'indagine passa di mano, i risultati sono meno che mediocri. Si può puntare bene agli "amici di merende", ecco. E per scoprirlo, questo personaggio, ci voleva proprio lei. E forse questo farabutto l'ha capito. Le ha lanciato questo messaggio terrorizzante. Ci voleva una donna qui, ci voleva una donna, con tutta la determinazione e la contrapposizione di una donna, rispetto all'odiatore per eccellenza delle donne. Così non è stato. Perché nemmeno il dottor Canessa è stato l'indagatore per tutto l'arco. Comincia ad occuparsene, se non sbaglio, nell'84. 
P.M.: L'unico è stato il dottor Vigna. Le ha portate avanti lui.
Avvocato Filastò: No. No, no, dottor Canessa. Non è vero un accidente niente. Io lo so benissimo. Il dottor Vigna aveva tutt'altre cose da fare. Lui di questo caso se n'è occupato... se n'è occupato così, a sprazzi, ogni tanto. 
P.M.: Si vede che c'era lei...
Avvocato Filastò: Senta, nell'68 se n'è occupato il dottor Caponnetto, nonché Antonino. Va bene? Del '74 non se n'è occupato il dottor Vigna. Dell'81, il primo, certamente se n'è occupato il dottor... si era a Prato. No, si era a Firenze. Il secondo, se n'è occupato... le indagini iniziali, quelle importanti, significative, se n'è occupato Prato. Il Pubblico Ministero non mi ricordo chi era; il Giudice istruttore, il dottor Palazzo. (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Come? 
(voce fuori microfono) Pasquariello.
Avvocato Filastò: Pasquariello. Non c'è mai stata un'unità di indagine, in questo processo. Mai. La costante framm... delitto del 1982: Izzo e Della Monica. Vero. Quindi ho ragione io. Nemmeno il dottor Vigna. Va be'. "Se noi analizziamo" - dice il dottor Bruno - "da un punto di vista criminologico gli omicidi, non abbiamo alcun motivo, dico alcuno, se non qualche considerazione che possiamo fare all'ultimo omicidio, per poter pensare ad un gruppo di omicidi, ad una coppia omicida. Al contrario, abbiamo una serie di elementi che fanno pensare ad un'unica mano, cioè ad un unico modus operandi, che non cambia mai per tutti e otto gli episodi." De Fazio, dice, verbali dibattimento Vanni: "Io ho il dovere..." - Sentite come si esprime questo professionista? - "Io ho il dovere di dire, su un piano generale che prescinde da questa vicenda processuale, che un omicidio teoricamente ipotizzato, volto ad asportare feticci a scopo di commercio, o un omicidio, o una serie di omicidi, non ha nulla a che fare con gli omicidi sessuali.'1 Vale a dire, quel certo tipo di ibridazione che vi suggerisce il Pubblico Ministero - da una parte dei perversi, dall'altra parte queste stesse persone che si prefiggono uno scopo di lucro -formano due elementi di una ipotetica eventuale reazione che non si forma come tale. Non c'è niente da fare. Se li mettete insieme nella provetta, nel vetro, dal quale dovrebbe nascere un certo colore, non succede assolutamente nulla, sono due cose che ognuna va da sé. E non legano nel modo più totale. Anzi, si creano maggiori problemi, perché avremmo delle persone che agiscono a scopo di lucro, quell’altre che agiscono a scopo di perversione. E queste persone, ancora più straordinariamente si sarebbero venute - ancora per uno scherzo, un gioco assurdo, incredibile, atroce del destino -incontrate in quel paese di San Casciano Val di Pesa o a Mercatale. Ancora avrebbero, come si dice in Toscana, "accozzato il pentolino" per fare queste cose. Partendo da motivazioni totalmente diverse. Ma dove siamo? Qui è un problema, un aspetto di verosimiglianza, un aspetto di congruità di una ipotesi. Ancora prima di cominciare ad indagare, io dico, avrebbe dovuto, chi di dovere: 'ma questa non è una cosa che regga'. Per 17 anni tutto questo, poi. Quindi, per dire: errore - alla fine della conclusione di questo discorso - per dire: errore, il serial-killer unico autore, bisogna, come dice qui sostanzialmente "per dovere", il professor De Fazio, bisogna dire "errore" anche l'omicidio sessuale. Scrivetelo nella sentenza che questi non sono omicidi sessuali. E qui, su questo punto, ancora avvicinandosi di più a questa ipotesi del gruppo in cui partecipano in funzione operativa due persone, su questo punto il professor De Fazio, nei verbali di dibattimento del processo Vanni, fascicolo 78, pagina 80, dice: "È molto difficile ipotizzare due operatori che agiscono insieme accovacciati nella tenda, quanto meno si sarebbe scardinata la tenda." Non c'era mica tanto bisogno... eh? 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: No, in piedi non c'è versi. Eh, perché l'apertura è alta un metro e 10. E poi, queste due persone, dentro a questa tenda insieme per 10-15 minuti - così dice il Lotti - a fare quel tipo di escissioni lì che abbiamo descritto: quei due gesti, quella separazione del tessuto muscolare dal tessuto adiposo, con questo corpo nel mezzo, dentro a questa tendina, tutte queste due persone... Al mondo è tutto possibile. No, al mondo non è tutto... Non è mica vero, non è mica vero. Questo proprio non c'è verso. Questo proprio non c'è verso. E quella che è la più plateale smentita delle raffazzonate dichiarazioni di Lotti che ci presenta questo quadro con queste due persone appiccicate, gomito a gomito dentro a questa tendina a fare queste cose, diventa, nella impostazione del Pubblico Ministero, il riscontro obiettivo dei due escissori. Ma che scherziamo!? Ma avesse detto almeno, il signor Lotti: hanno preso il materassino, hanno tirato fuori il corpo, hanno agito esternamente, allora, a questo punto, poteva essere possibile. Molto difficile, perché due che fanno una cosa di questo genere, gomito a gomito. Ma che scherziamo davvero! Ma che li ha mai visti? Ma dove sono? Ma dentro la tenda, dentro la tenda, dentro. In quello spazio angusto, occupato per lungo, per tutta l'ampiezza da un corpo, il corpo della ragazza. Ma che scherziamo! Ultima osservazione: guardate fino a che punto, come ho detto prima, questo processo nasce su una ipotesi predeterminata e obbligata. Sono i verbali di dibattimento del processo Pacciani. Il fascicolo è il 76, pagina 51-52. Non so se ce l'avete, ma penso di sì, perché sì, riguarda proprio De Fazio, quindi ce l'avete. Il Presidente domanda se possa ipotizzarsi un accompagnatore che non partecipa ai delitti. E De Fazio risponde: "Questo toglierebbe ogni sapore all'autore dei delitti che noi abbiamo definito su base sadico-sessuale." E insiste il Presidente: "L'ipotesi di una presenza di un'altra persona che gli teneva la macchina, che gli guardava la macchina, che gli reggeva la lampadina, che gli faceva da palo?" A questo risponde Galliani, che dice: "Stranissimo, difficilmente ipotizzabile. In quanto gli omicidi a sfondo sessuale commessi da più persone, due persone o più persone..." Qualche volta si incontrano, la coppia. E ci sono poi, fra l'altro, quelli commessi da più persone che sono il gruppo dei ragazzi assatanati dall'alcool, che si prendono una ragazza, la stuprano, poi la uccidono, poi... 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Eh? 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Il branco. Che sono: un delitto, eh; uno, uno. Massimo due, come vi dice giustamente il professor Bruno. Non otto duplici omicidi che percorrono un arco di 17 anni. Questo non è mai accaduto, non sarebbe mai accaduto. Sarebbe la prima volta. Ma questi gruppi, vi dice però giustamente il Galliani, vedono sempre la partecipazione di tutti i presenti in misura minore o maggiore. Perché tutti sono presi da questa furia omicida. E c'è quello che strazia, quello che ci mette le mani, quello che stupra, quello che si masturba, almeno. Ma questo lo si deduce anche dalla scena del delitto. In quanto" - dice Galliani - "il tipo di lesioni che si trovano, il tipo di tracce che si trovano nella scena dei delitti, non sono evidentemente lasciate da mani diverse e hanno un diverso modus operandi. Inoltre, delitti, omicidi a sfondo sessuale in cui vi sono più partecipanti generalmente non sono ritualizzati." Eh, perché la ritualità appartiene a una persona. Non c'è niente da fare. "La ritualizzazione, generalmente, non prevede la presenza di nessun altro.” E qui, ancora, le ultime osservazioni riguardano la freddezza di questo autore. Freddezza che accresce il quadro della eccezionalità e che è del tutto stridente, contrastante in modo assoluto con l'ipotesi degli "amici di merende”: con Vanni, con Pacciani. Con riferimento, in particolare, a quel preteso inesistente - secondo questo difensore -episodio raccontato dalla Sperduto, in cui si avverte invece un eccitamento, per lo meno nel racconto, che poi sfocia nella masturbazione. Caso Pettini. Nella prima perizia del professor De Fazio : "L'azione esploratoria sul corpo della donna avviene come se l'omicida si trovasse di fronte ad un oggetto relativamente estraneo. La disposizione delle ferite intorno al pube suggerisce l'ipotesi dell'idea embrionale di asportare quella parte del corpo; idea non ancora perfezionata." Questo, disegna intorno, una specie di arabesco, in questo distacco, questa freddezza. Caso Cambi. Prima perizia De Fazio, pagina 64: "L'omicida limita al minimo il contatto fisico con la vittima, denudata con il coltello." I perversi "amici di merende"... insomma: le mani, almeno il toccamento, no, se sono perversi, vero. Se poi sono freddi escissori tutti e due, no, tutti e tre, quanti sono, chi lo sa, perché il dottore ha detto: 'ci procuri quella parte...' Benissimo, allora... Ecco, se sono lì che... Ma non si può discutere così questo processo, perché ripugna. Non si può. Non si può andare avanti in questo modo. Prospettare, di fronte all'evidenza di certe lesioni, all'evidenza di una situazione che è quella che voi avete davanti agli occhi. Ecco, capite, il nostro mestiere che è così, alla fine ci si trova a dibattere sempre dentro a delle deformazioni che sono proprio la fine del mondo della deformazione. Sono proprio, a un certo punto, intellettualmente uno dice: 'ma 'nsomma, sì, la pensate così? O scrivetelo'. E poi si vedrà, eh. Perché, eh diamine! Alla fine... E sempre mi viene in mente la storia della nebbia della Moby Prince, no? C'è un capitano'di nave, il quale dice alla radio: "Livorno ci vede, ci vede con gli occhi", lo dice, lo registra. E lui dovrebbe essere avvolto da una fitta nebbia che lo avvolge. "Livorno, Livorno, ci vede, ci vede con gli occhi", dice. L'ho trovato scritto in una sentenza. Che volete fare? Melanconie di questo mestiere che mi diventa sempre più pesante, sempre più improbo. Nella prima perizia De Fazio, a pagina 55, per il caso Cambi dice: "Freddezza, razionalità e precisione con cui viene compiuto l'atto di escissione che spoglia di contenuto sessuale immediato la stessa asportazione del pube. Atto non istintuale, ma pienamente funzionale dal possesso del feticcio.” Questo disprezzo assoluto, il "castrino", l'estremo censore. Ancora, la prima perizia De Fazio: "Nei casi De Nuccio, Pettini e Cambi il significato della dinamica omicidiaria e l'interesse dell'omicida era rivolto prevalentemente o esclusivamente al pube, come oggetto feticcio, come oggetto libidico" - non utilitaristico, libidico - "capace di polarizzare l'interesse sessuale." Ancora, sempre la prima perizia De Fazio: "Agilità, abilità e freddezza con cui è stata portata a termine l'azione. Crescita di senso di sicurezza e decremento delle precauzioni." "Decremento delle precauzioni". E Bruno, rispetto a tutto questo, ipotizza che l'omicida dimostri di avere angoscia nei confronti della figura femminile; che lo porta a togliere alla figura femminile gli elementi che la rendono tale. Mi sembra una ipotesi psicologica ragguardevole.