lunedì 15 febbraio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 11 marzo 1998 - Decima parte

Segue dalla nona parte

Avvocato Filastò: Sui riscontri dell'omicidio di Giogoli vi ha già parlato il collega Mazzeo. I segni dei fori sul furgone non son per niente un riscontro, anzi sono un elemento di contrasto. Perché se lì a sparare sono due persone, di diversa altezza perché il Lotti è un po' più alto di Pacciani, noi dovremmo riscontrare sui fori di questo furgone una differenza appunto di altezza di questi fori. E invece se c'è un dato obiettivo serio, importante, incontrovertibile, è che questi fori sul furgone di Giogoli sono tutti, con minime differenze, alla stessa altezza. Al punto che, come leggerete nella perizia, nella relazione del professor De Fazio - guella originaria relazione aveva lo scopo che sapete -che cosa dicono questi consulenti tecnici? Dicono questo, fanno questa constatazione. Bene, noi sappiamo che lo sparatore ha colpito sparando dai vetri del furgone. Vetri, uno dei quali è trasparente: uno è opaco, uno è trasparente. Possiamo immaginare che abbia sparato alterando la posizione normale dell'arma per sparare dal vetro perché sta prendendo la mira dal vetro. Quindi alza il braccio in maniera innaturale, perché deve sparare da questo vetro e quindi deve, a un certo punto, dirigere il colpo in questo modo, attraverso questo trasparente, questo mezzo trasparente. Quindi è necessitato, se è più basso di quel metro e 80 e più che loro dicono calcolando la posizione naturale di sparo, può essere stato indotto dalla presenza del vetro a modificare la posizione naturale di tiro, alzando innaturalmente e in maniera scomoda il braccio. Che non è solo un fatto di innaturalità di posizione del braccio, ma è anche un fatto che in qualche modo delimita e rende meno agevole il mandare il colpo a segno. Perché un conto è sparare così, con la posizione normale, e un conto è sparare così, con la posizione innaturale e che rende più difficile andare a segno. "Ma noi" - dicono i nostri periti - "abbiamo rilevato che la stessa altezza la ritroviamo anche quando lo sparatore, invece di fare attraversare dalla pallottola il vetro, la fa trapassare la lamiera." Perché questo sparatore - che spara a distanza ravvicinatissima, che è un esperto di tiro - a un certo punto non spara soltanto dal vetro, ma siccome, probabilmente c'è stato qualcuno che è caduto, dalla posizione seduta è finito sdraiato, o qualcosa di questo genere, per colpirlo spara anche attraverso la lamiera del furgone. E quando spara attraverso la lamiera del furgone noi notiamo che i fori sono alla stessa altezza di quando spara attraverso il vetro. Quindi, quando spara attraverso la lamiera non ha più questa necessità di alzare il braccio, lo tiene in maniera normale, naturale. Allora noi diciamo che, siccome i fori non sono tutti alla stessa altezza, la posizione di tiro è quella normale, non è la posizione del braccio innaturale, prendiamo le misure, facciamo le tavole... consultiamo le tavole antropometriche e, con riferimento a questo, noi diciamo altezza superiore a 1,80 e non di poco. Tutto questo per dire che cosa? Tutto questo, soprattutto in questa analisi, voi riscontrate che queste valutazioni che hanno fatto, hanno formato oggetto di studio da parte di questi periti, i quali son giunti a quelle conclusioni, il dato di partenza però qual è? Il dato di partenza è: identità, o quasi, di altezza dei colpi sparati nel furgone. Persona sola. Persona sempre della medesima altezza, che spara in posizione naturale di tiro. Quindi, altro che riscontro, è un contrasto rispetto alle dichiarazioni di Lotti. Aggiungete quello che vi ha detto il collega: esaminando le dichiarazioni di Lotti e sottolineando quel che Lotti ha detto circa il fatto che, una volta aperto lo sportello, non si sparò più. Voi sapete, dai dati di carattere obiettivo, che invece si spara a sportello aperto, dall'interno, tanto che vengono trovati uno o due bossoli.
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Quanti?
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Uno o due...
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Due bossoli. Due spari dall'interno. Quindi questa analisi, che poi è quella, come dire, l'unica che si può fare - perché poi altri dati importanti non ce ne sono - è una smentita nei confronti di Lotti. Qui, a questo punto, si sottolinea, sempre da parte del dottor Giuttari -era anche questa una cosa che devo dire è stata abbandonata dal Pubblico Ministero nella sua requisitoria orale e questo va a suo onore - parla il dottor Giuttari di riscontri precisi ai rapporti tra Vinci Francesco e Pacciani Pietro; tra Vinci Francesco e Indovino Salvatore. Tant'è vero che ci sarebbe il riscontro di Sgangarella. Il riscontro di Sgangarella avete visto che riscontro è, no? Sgangarella è venuto qui al dibattimento, ha detto quel che ha detto, lasciate perdere. Ma non è questo che mi interessa. Il discorso di Sgangarella e il discorso di Francesco Vinci costringe questo difensore, e costringerà voi, ad un'analisi un po' approfondita e non del tutto facile di quel che cosa dovrebbe esserci, e che non c'è, intorno a questa pretesa esistenza di rapporti all'interno di questa triade: Pacciani, Salvatore Indovino, Francesco Vinci. Ed è questa ipotesi di relazione che apre la strada alla gabola carceraria, in cui si inserisce anche il signor Calamosca, che è una delle peggiori che io abbia mai visto. E sì che ne ho viste, eh, in 35 anni di professione, quello che non son capaci di inventare, arzigogolare là dentro con tutto il tempo che hanno a disposizione e con tutta la noia che si ritrovano, è incredibile. Ma qui proprio siamo alla volgarità assoluta. Va be', liberiamoci, tanto per incominciare, dal riscontro che vi suggerisce il dottor Giuttari. Il dottor Giuttari dice: guardate, che in tutta questa storia, che ha come punto di riferimento Francesco Vinci - e tra poco vedremo perché - il riscontro è dato dallo stato depressivo del Vinci all'epoca. Eh, vorrei anche vedere che non fosse depresso, povero Vinci, vero? Parlandone... Perché, insomma, è stato messo in galera, accusato dei delitti del "mostro di Firenze", beh, insomma, me lo immagino che sia depresso. Lo sarei stato anch'io. Tant'è che, a un certo punto, don Cubattoli dice: sbatteva la testa contro il muro. E sì capisce, è una reazione piuttosto normale e umana. C'è poi, sempre secondo il dottor Giuttari, io sto parlando dei riscontri che indica lui, perché su questo punto poi invece il Pubblico Ministero abissa completamente. Ma ne dobbiamo parlare. Noi ne dobbiamo parlare perché l'inchiesta è questa e è fatta anche di dati di questo genere e voi la dovete commisurare e valutare nel suo complesso. Non si può dire questo è buono e questo è cattivo. No, no, va visto tutto. E tutto va visto e tutto va, come dire, esplicitato. Non bisogna lasciare spazio alle suggestioni, non bisogna lasciare spazio a quel che potrebbe essere definito l'intuizione, il sottofondo non ancora esaminato. Qui vale il discorso che ho già fatto a proposito del misterioso dottore che si renderebbe acquirente dei feticci. Anche su questo voi dovete avere le idee chiare insomma, eh, prima di giudicare. E se vi rendete conto che abbiamo a che fare con del materiale di bassissima lega, lo dovete considerare tale e dovete considerare tale, ovviamente, anche quell'altro materiale, che magari qualcuno invece salva scegliendo fior da fiore. Non si può fare così quando si valutano gli atti di un processo, si guarda un po' tutto. Allora, il dottor Giuttari ci dice: "Riscontri sull'attendibilità di Sgangarella, tant'è vero che il 7 gennaio dell'82 esiste un''intercettazione ambientale, c'è un colloquio Pacciani con Perugini e Pacciani dice di aver sospettato che l'infido Sgangarella gli lasciasse il gingillo nell'orto." Ma insomma, riscontro di che cosa è questo qui? Che Pacciani considerava infido Sgangarella? E vorrei anche vedere che non lo considerasse infido, mi pare che una persona così basta conoscerla per considerarla infida, vero? Uno che fra l'altro è finito in galera per aver violentato e ucciso una bambina di otto anni, questa è la ragione per cui era dentro, no? Poi si dice, questa cosa del riscontro, perché c'è questo fatto che Pacciani sospetta lo Sgangarella di avergli lasciato "un gingillo". Beh, da un punto di vista di riscontro ha la stessa valenza probatoria delle sorbe. No, forse anche meno, inferiore perfino alle sorbe, questo. Poi dice: "Francesco Vinci frequentava lo stesso bar di Indovino Salvatore a Prato". Questo lo dice a pagina 7 9 e 80. Ma insomma, è un bar molto frequentato, mi risulta, questo di Prato, in cui può anche darsi che Francesco Vinci ci si sia trovato insieme al signor Indovino Salvatore. Ma da dove risulta che queste persone si frequentavano? Da nulla, assolutamente. Ma io mi chiedo questo: ma cosa si sta cercando qui? Che cosa si sta controllando? Come vi dice il Pubblico Ministero, il vostro dovere è fare... siamo d'accordo su questo, in questo processo. Cosa si sta controllando? Qual è l'ipotesi accusatoria che si sta controllando? E qual è, di conseguenza, la dichiarazione del signor Giancarlo Lotti, che si sta cercando di controllare, vedendo questa incongruenza, inadeguatezza, inconsistenza, inesistenza dei cosiddetti riscontri. Si tratta di indicare fonti di prova relativi alla seguente ipotesi accusatoria, come almeno io, faticosamente, l'ho ricostruita e non mi sembra che vi sia altra ricostruzione possibile. Di un tema che, di per sé, si presenta confuso, indeterminato e indeterminabile, da essere perfino inespresso dal Pubblico Ministero e da questi inquirenti. Allora, Dibattimento pagina 79, 80, 81: "Il tema generale è quello dei riscontri cosiddetti obiettivi, riguardanti il Lotti, relativi all'omicidio duplice di Giogoli." Siamo a Giogoli, Signori, i tedeschi. E i riscontri che cosa riguardano, quelli che sta indicando il testimone, dottor Giuttari, in questo momento? I riscontri - secondo il suo personalissimo e spero non condivisibile concetto di riscontro - riguardano la seguente dichiarazione di Lotti, che voi dovete valutare anche ai fini dell'attendibilità di questa fonte di informazione: "Il delitto dei tedeschi fu eseguito, quell'omicidio dei tedeschi, per scagionare Francesco Vinci." Ed è per questo che si cerca di raffazzonare questi rapporti fra Francesco Vinci, Pacciani e Salvatore Indovino, "gli amici di merende"; tanto che Giuttari ci viene a dire che Milva Malatesta è stata l'amante di Francesco Vinci e di Salvatore Indovino. Ma forse di Salvatore Indovino può anche darsi visto che abitavano vicino l'uno all'altro, ma di Francesco Vinci, boh! E qui, visto che siamo ad esaminare e a cercare di confrontare e di riscontrare questa dichiarazione di Giancarlo Lotti, qui mi ricordo - e c'è a verbale a pagina 81 - quest'intervento del Presidente; il quale, giustamente, non capisce il nesso e dice: "Ma..." E non lo capisce, perché nessuno - e quando dico nessuno intendo dire, in particolare, il Pubblico Ministero - ha mai chiarito quale linea ricostruttiva dei fatti, a quale senso comune, a quale ipotesi investigativa corrisponda questa affermazione di Lotti, vale a dire: "l'omicidio dei tedeschi venne fatto per scagionare il Vinci." Perché la domanda è questa: che gliene importa agli "amici di merende" di scagionare Francesco Vinci? Mi sembra, no. Guai! Perché? Allora, in rapporto a questa domanda implicita, che chiunque si farebbe, perché, voglio dire, l'ipotesi che fa l'avvocato Filastò - che Francesco Vinci sia stato ammazzato, perché sapeva qualcosa di preciso sul delitto del '68 ed era ancora in grado di indicare qualcuno - va bene, insomma è un'ipotesi che io faccio e lo dico. E un'ipotesi che è la mia; può darsi che sbagli, ma è una cosa chiara. Ma la domanda: di quale sia l'ipotesi accusatoria che sta dietro questa relazione, va fatta, perché nessuno ce lo dice, fra l'altro. Può darsi che riuscirà, in replica, il Pubblico Ministero, non lo so. 

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